All’alba sono scattate le perquisizioni in quattro diverse regioni: gli investigatori cercano legami tra i vertici dell’istituto aretino e i titolari delle aziende che non hanno restituito i prestiti, generando sofferenze o perdite.
La Procura di Arezzo indaga sulle gravi perdite patrimoniali inflitte a Banca Etruria anche a causa dell’operato degli ex amministratori, accusati di conflitto di interesse. Gli investigatori, pertanto, intendono far luce su 14 società che avevano ricevuto finanziamenti da Banca Etruria nel corso degli ultimi anni e in qualche modo riconducibili agli stessi ex amministratori. Affidamenti poi non restituiti, che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca. Si tratta del filone d’indagine aperto dal procuratore Roberto Rossi, titolare dell’inchiesta, sul reato di omessa comunicazione del conflitto di interessi in ordine ad una serie di operazioni aziendali, che hanno contribuito alla crisi finanziaria di Banca Etruria. Il blitz degli uomini delle fiamme gialle è scattato stamani nei confronti di società in qualche modo riconducibili a due indagati: l’ultimo presidente di Banca Etruria prima del commissariamento nel febbraio scorso, Lorenzo Rosi, e l’ex consigliere di amministrazione Luciano Nataloni, già vicepresidente di Banca Del Vecchio.
Dall’alba i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo stanno procedendo a numerose perquisizioni in quattro regioni. Le perquisizioni sono finalizzate ad acquisire e sequestrare documentazione comprovante i rapporti tra alcuni membri dell’ex consiglio di amministrazione della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio (ora in liquidazione coatta amministrativa) e quattordici società risultate assegnatarie di affidamenti deteriorati, ovvero, spiegano gli investigatori, interessate a qualsiasi titolo all’erogazione degli stessi fondi. Sia Rosi che Nataloni sono stati già iscritti nelle settimane scorse nel registro degli indagati nel fascicolo aperto dalla Procura di Arezzo nell’ambito dell’indagine sul conflitto di interessi, uno dei filoni di inchiesta sul dissesto dell’istituto di credito aretino. Le perquisizioni, si apprende da fonti investigative, sono finalizzate all’individuazione di eventuali condotte illecite penalmente rilevanti in relazione al dissesto della banca aretina che, tra l’altro, ha portato al commissariamento dell’istituto di credito per gravi perdite patrimoniali.
Ora l’ipotesi investigativa riguarda il reato di omessa comunicazione del conflitto di interessi in ordine ad una serie di operazioni aziendali, che hanno contribuito alla crisi finanziaria dell’istituto. In particolare, l’attività investigativa è indirizzata alla ricerca dei reali rapporti intercorrenti tra alcuni manager di Banca Etruria e alcune società, con sede in Toscana, Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna, operanti nei più diversi settori, dalla costruzioni di edifici alla compravendita di beni e servizi all’intermediazione immobiliare. Le nuove informazioni acquisite dai finanzieri durante le perquisizioni saranno comparate con quelle già acquisite, al fine di valutare, spiegano sempre gli investigatori, la sussistenza di condotte omissive, tese a celare interessi sottostanti fra i soggetti interessati e le società che hanno ricevuto affidamenti, non restituiti, che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca.
Sequestrati anche verbali del Cda. Lente puntata sull’ex presidente Rosi e Nataloni
Ha riguardato anche la sede di Banca Etruria una delle perquisizioni compiute oggi dalla Gdf nell’ambito dell’inchiesta della procura di Arezzo. La perquisizione è tesa ad accertare, anche attraverso i verbali, la regolarità delle sedute del Cda della Banca in cui sono stati decisi gli affidamenti alle altre aziende perquisite. In particolare gli inquirenti intendono conoscere come si siano comportati in tali situazioni l’ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, e l’ex consigliere Luciano Nataloni, entrambi indagati nell’inchiesta della procura aretina sul conflitto di interessi. Tra gli accertamenti sul materiale sequestrato nelle altre società, invece, anche quelli relativi ad eventuali incarichi che i due indagati possano avere avuto nelle aziende alle quali sono stati concessi gli affidamenti.
Ponte San Giovanni, bomba alla sede
di Banca Etruria: primi risultati dell’indagine
Sono al vaglio della procura di Perugia i primi risultati dell’indagine condotta dai carabinieri sull’ordigno rudimentale trovato ieri davanti alla filiale di Ponte San Giovanni di Banca Etruria. Gli investigatori mantengono uno stretto riserbo sulle piste seguite ma al momento non ci sarebbe un’ipotesi privilegiata su chi e perché abbia lasciato la piccola bomba artigianale. Attesa per gli accertamenti tecnici che dovranno stabilire il potenziale dell’ordigno. Questo – in base ai primi rilievi – era a basso potenziale ma comunque in grado di scoppiare. È stato quindi fatto brillare dagli artificieri che hanno poi individuato all’interno dei chiodi arrugginiti e materiale per l’innesco.
peter pan
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Caro robyuan, fortunatamente per me, la mia wife è orfana fin dalla tenerissima età – solo questo mi ha permesso di sposarla altrimenti i genitori avrebbe posto il veto con l’esperienza degli anziani…. AhAhAh! No, il rosso è di Rimini, anche la figlia è rossa non acceso ma i miei nipotini sono tutti e due biondini, il maschio di intelligenza ben superiore alla media, tutto suo nonno….
Ieri ho ricevuto una chiamata “ferale”; una famiglia al mare è interessata alla mia modesta casetta e io ci ho pianto quasi, ma purtroppo l’età mi spingerà a valutare l’offerta quando arriverà. Se così sarà, avrò molte più possibilità di fare qualche scappata a Rimini in estate….. peggio per te!!!! AhAhAh!!!!
Il casino nel sito è relativo; a brevissimo dicono ci ridarranno la nostra lista cronologica dei commenti e si ripristinerà lo status quiquoqua.
At salut!
robyuankenobi
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redazione italia
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ciao Roby, in che senso, scusa? ps: non scrivi sul social…
robyuankenobi
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