Banche: Serra, il finanziere amico di Renzi, in tv fa la morale poi specula sui crediti in sofferenza

Il generoso sovvenzionatore della Leopolda, con il suo fondo Algebris ha rastrellato crediti deteriorati per centinaia di milioni di euro (con garanzie dello Stato decise dall’amico Matteo), ma …

Il generoso sovvenzionatore della Leopolda, con il suo fondo Algebris ha rastrellato crediti deteriorati per centinaia di milioni di euro (con garanzie dello Stato decise dall’amico Matteo), ma davanti alle telecamere assolve Bankitalia e il decreto Salva-banche.

E bravo il finanziere Davide Serra, grande amico di Matteo Renzi, sua antenna nella City londinese e ispiratore discreto di certe mosse economiche decise dal presidente del Consiglio.

Ieri (domenica 24 gennaio, ndr) è andato in televisione da Lucia Annunziata ad applaudire Mario Draghi, «il più grande statista europeo», a criticare la Consob che non avrebbe spiegato a dovere la nuova direttiva europea, e ad assolvere Bankitalia sul salvataggio delle quattro banche tra cui Etruria.

Qualcuno invece è intervenuto prima del collasso. Ed è il fondo di investimento Algebris, fondato proprio da Davide Serra. Il quale zitto zitto, senza grandi echi mediatici, nei giorni scorsi ha fatto scorta di crediti deteriorati di varie banche a valori molto inferiori rispetto a quelli di emissione. Investimenti assai cospicui: si parla di alcune centinaia di milioni di euro che comprendono immobili e crediti garantiti da ipoteche oltre a titoli in sofferenza di banche grandi (Deutsche Bank, Ubi, Mps) e piccole, come la Bcc del Garda.

La quale tuttavia non è un istituto da nulla: il Credito cooperativo di Montichiari (Brescia) è presieduto dal 1985 da un pezzo grosso del mondo bancario italiano, Alessandro Azzi, che dal 1991 è il numero 1 di Federcasse (la federazione nazionale delle banche di credito cooperativo) ed è stato vice dell’Abi.

Il rischio è il mestiere di un bravo investitore. E Davide Serra abile lo è di sicuro. Ma trattandosi di un intimo di Renzi non è peregrino avanzare un’altra ipotesi: che Serra possa immaginare già a quanto ammonteranno le garanzie pubbliche per coprire i crediti deteriorati, e sia dunque intervenuto non perché ama il rischio, ma perché in realtà cammina sul velluto. Lui compra con il suo hedge fund, il governo mette le garanzie.

Di questo sospetto si è fatto portavoce Osvaldo Napoli, deputato di Forza Italia. Spiega Napoli: «Algebris ha comprato qualche centinaio di milioni di crediti deteriorati di banche sui quali ci sono livelli di copertura elevati ma non tali da garantire il rientro completo dei debiti. Serra è stato più veloce del governo. Il quale si prepara a fornire garanzie pubbliche non si sa ancora in che percentuale sul collocamento di questi crediti presso gli investitori così da garantirli del rientro dei loro investimenti».

Algebris ha cominciato ad acquistare crediti incagliati già a dicembre. L’altro giorno, a Davos, Serra ha rivendicato con orgoglio le sue speculazioni su Montepaschi: tempo fa ha scommesso al ribasso sull’istituto di Siena, oggi invece ha fatto man bassa di derivati ad alto rischio scommettendo sulla sua solidità. A Radio 24 il finanziere ha confermato l’acquisto di un subordinato Tier 2 «che offre un rendimento del 20 per cento, che è folle per un titolo che è addirittura, secondo i nostri calcoli, fuori dal rischio bail in».Non è dato sapere lo sconto con cui Serra ha rilevato quei titoli in sofferenza. I crediti delle quattro banche salvate sono stati trasferiti alla «bad bank» con una svalutazione dell’83 per cento rispetto al valore originario.

Diventa decisivo sapere quanta parte dei circa 40 miliardi di garanzie pubbliche (cifra che sarebbe circolata a Davos) andranno nelle casse degli istituti i cui crediti deteriorati sono finiti nel portafoglio di Algebris. Se fosse confermato che i titoli in sofferenza ammontano complessivamente a 200 miliardi, i 40 milioni del governo equivalgono a svalutare dell’80 per cento. E i crediti deteriorati delle 4 banche (tra cui Etruria) sono stati svalutati dell’83 per cento. Chi si muove presto (e a ragion veduta grazie a qualche fonte di prima mano), guadagnerebbe il 3 per cento. Un buon margine, di questi tempi.

di Stefano Filippi

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da ilGiornale

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2 commenti

  1.   

    caro naka   hai ragione ma solo perchèil medesimo è   già praticamente  ..out… che poi il ragazzo tenti di salvarlo perchè era la banca dei comunisti posso capirlo ma ha già la bega boschi non è che possa strafare fregandosene di tutto e di tutti pur di far arricchire gli amici.. c’è sempre un giudice in danimarca- Come noti ci son pure gli abbinamenti cromatici.. come si chiama il pm aretino?  ma diamine ..rossi… 

  2.   

    Mps non può fallire , non deve fallire..
    altrimenti si aprono scenari da brivido per il nostro sistema bancario
    il ragazzo lo sa molto bene
    Quindi si procede alla fase due : inglobiamola  con un altra banca solida
    Il gioco è fatto , questo detto in parole povere
    Ma nei fatti ci vogliono alchimie finanziarie che pochi conoscono .