Il “Sultano” Erdogan perde la maggioranza dopo 13 anni di governo monocolore, i curdi entrano in parlamento con un risultato storico, ma non finisce qui. Un primo segnale è la reazione preoccupata dei mercati. Crollano la lira e la Borsa turca dopo l’esito del voto. Nelle prime fasi la lira scende del 5% al record di 2,8020 sul dollaro, mentre l’indice principale della borsa di Istanbul ha aperto con un tonfo dell’8,2%.
La risposta dei seggi è chiara. Anche se il leader islamico-moderato viene ridimensionato, la Turchia si conferma un Paese conservatore, certo ancora lontano dalle sfide che riserva l’ingresso in Unione Europea.
Il presidente turco Tayyip Erdogan intervistato dopo aver votato a Istanbul
Il Mhp, il Partito nazionalista è stato autore di una ottima performance e adesso potrebbe rivelarsi una spalla preziosa per il Capo dello Stato per i suoi disegni presidenziali e per tenere di fatto i curdi fuori dalla Costituzione. Bisogna ancora vedere se Erdogan riuscirà in questa impresa, quello che è certo è che adesso il leader islamico sempre meno moderato ha bisogno di una sponda per formare un governo di coalizione e quella sponda, al momento sembrerebbe proprio trovarla solo in Bahceli, che guida il partito un tempo punto di riferimento dei Lupi Grigi e che di certo non si distingue per le politiche progressiste e a favore delle minoranze.
I curdi hanno fatto quasi un miracolo, con il loro 12% e i loro 75 deputati (di cui 31 donne) entrano per la prima volta come partito e in forza in Parlamento. A Diyarbakir e in alcuni quartieri di Istanbul è scoppiata la festa, ma la loro azione politica potrebbe ridursi a quella di forte opposizione.
Il Chp, l’ex partito kemalista di Mustafa Kemal Ataturk, con il suo 25% si conferma la maggiore forza di minoranza, ma insufficiente a rappresentare una reale alternativa all’Akp. Il presidente Erdogan però adesso potrebbe avere dei seri problemi anche all’interno del suo partito.
Nell’Akp sono sempre più infastiditi dal commissariamento al quale sono stati sottoposti negli ultimi anni. Il rischio è che questo risultato elettorale faccia scattare un pericoloso regolamento di conti, che andrebbe a ridimensionare ulteriormente le ambizioni del Capo di Stato.