La “società liquida” al centro dell’ultimo libro che lo scrittore italiano ci lascia in eredità a una settimana dalla sua morte. “Sono tempi sconnessi, riflettono la natura di questi quindici anni”.
Essere consapevoli “che si vive in una società liquida che richiede, per essere capita e forse superata, nuovi strumenti”. È l’unico modo che abbiamo per sopravvivere, nell’interregno in cui ci troviamo, alla liquefazione.
Umberto Eco ci lascia questo grande messaggio nel suo ultimo libro dal titolo dantesco (Inferno, VII, 1) “Pape, Satan, Aleppe” (pp 480, euro), che esce venerdì 26 febbraio, a una settimana dalla sua morte, avvenuta il 19 febbraio. S’inaugura così “La nave di Teseo”, la nuova avventura editoriale che ha fondato con Elisabetta Sgarbi, direttore generale ed editoriale. “Cronache di una società liquida’ non a caso è il sottotitolo di queste 470 pagine – proposte nella collana ‘I fari’, con una copertina dai colori indiani, dal rosso al fucsia – in cui Eco ha raccolto, come spiega nella prefazione, le Bustine di Minerva degli ultimi 15 anni. “Dal 2000 al 2015, calcolando ventisei Bustine all’anno, di Bustine ne avevo scritte più di quattrocento e ho ritenuto che alcune fossero ancora ricuperabili. Mi pare che tutte (o quasi tutte) quelle che raccolgo in questo libro possano essere intese come riflessioni sui fenomeni della nostra ‘società liquida’, di cui parlo in una delle Bustine più recenti, che pongo a inizio della serie” dice l’autore de “Il nome della rosa”.
Fino all’ultimo lo scrittore ha lavorato a “Pape, Satan, Aleppe” che aveva rivisto, corretto e consegnato e per il quale aveva scelto un titolo in cui c’è tutta la confusione e la “sconnessione” che viviamo. Sono parole, come spiega Eco nella prefazione, che “confondono le idee, e possono prestarsi a qualunque diavoleria. Mi è parso pertanto comodo usarle come titolo di questa raccolta che, non tanto per colpa mia quanto per colpa dei tempi, è sconnessa, va – come direbbero i francesi – dal gallo all’asino, e riflette la natura liquida di questi quindici anni”. L’uscita era prevista a maggio, e farlo arrivare in libreria a così pochi giorni dalla morte di Eco, è stata davvero una corsa contro il tempo per gli amici con cui era salito su La nave di Teseo, fra i quali l’editor di una vita Mario Andreose che ne ha parlato come un’opera di grande “intrattenimento” con alcune parti di “pura comicità”.
Come quella in cui Eco dice di Papa Francesco: “Credo che si sbagli a considerarlo un gesuita argentino: è un gesuita paraguayano. È impossibile che la sua formazione non sia stata influenzata dal ‘sacro esperimento’ dei gesuiti del Paraguay”. Ci sono molti parti in cui viene ridicolizzata la banalità che ci circonda. Così, alla frequente domanda su quale sia il libro preferito risponde: “attendo con impazienza il libro che sconvolgerà i miei cento anni”. L’idea di società liquida, che come ricorda Eco, dobbiamo a Zygmunt Bauman, percorre tutto il libro in cui viene raccontato il crollo delle ideologie, dei partiti, delle memorie. Siamo in un mondo in cui si è persa la certezza del diritto, dove domina l’individualismo sfrenato, il consumismo che rende subito gli oggetti obsoleti.
Un vuoto in cui l’unico punto di riferimento è l’apparire a tutti i costi. “A questo bambino che cresce parrà allora naturale vivere in un mondo dove il bene primario (ormai più importante del sesso e del denaro) sarà la visibilità” scrive Eco rivolgendosi al nipotino nella sezione “Fare ciao ciao con la manina”.
Questa raccolta diventa così un viaggio che ci mostra chi siamo e in che realtà ci muoviamo, dove protagonista è anche l’invasione della tecnologia. “I giornali sono spesso succubi della rete” dovrebbero invece dice Eco nella Bustina che chiude il libro “dedicare almeno due pagine ogni giorno all’analisi di siti Web (così come si fanno recensioni di libri o di film) indicando quelli virtuosi e segnalando quelli che veicolano bufale o imprecisioni”.