Siria, violato il cessate il fuoco. Ma nessuno vuole modificare gli accordi

Nonostante i caccia russi e quelli di al Assad abbiano colpito zone di guerra, la comunità internazionale predica calma. Usa: presto per parlare di “fallimento della tregua”. Intanto …

Nonostante i caccia russi e quelli di al Assad abbiano colpito zone di guerra, la comunità internazionale predica calma. Usa: presto per parlare di “fallimento della tregua”. Intanto i curdi premono.

Si sono registrate lunedì 29 febbraio in Siria, per il terzo giorno consecutivo, continue violazioni della tregua, da parte sia dei caccia del presidente Bashar al Assad che di quelli russi. Nonostante questo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, ha reso noto di aver registrato un netto calo dei morti in Siria rispetto ai giorni precedenti. Le violazioni della tregua di lunedì hanno interessato alcune parti di Hama, Homs e Idlib che le forze legate ad Assad intendono conquistare. Un solo morto si è registrato a seguito di un attacco dei caccia russi contro un villaggio della provincia di Hama.

Usa: presto per parlare di “fallimento”

Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha sottolineato che gli Stati Uniti non sono affatto sorpresi dai casi di violazioni del cessate il fuoco in Siria, ma ammettono che è ancora “troppo presto” per parlare di un fallimento della tregua. “Siamo consapevoli che vi sono state alcune segnalazioni di violazioni”, ha dichiarato alla stampa Earnest, secondo cui tali episodi sono comunque “in linea” con le aspettative di Washington. “Avevamo previsto che ci sarebbero state delle violazioni e che avremmo incontrato alcuno ostacoli sulla strada per l’attuazione del cessate il fuoco”. Ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, il quale ha precisato che gli Usa restano impegnati nel percorso iniziato in Siria e confidano nel lavoro della squadra del gruppo internazionale di contatto che sta cercando di far luce su tali episodi.

Secondo membri dell’Alto comitato negoziale, organo di rappresentanza dei gruppi della coalizione dei gruppi di opposizione appoggiato dall’Arabia Saudita, dall’inizio della tregua il governo avrebbe commesso ben 26 violazioni della tregua colpendo almeno 24 postazioni controllate dai ribelli moderati. Su pressione del ministro degli Esteri francese, Jean Marc Ayrault, i paesi che sponsorizzano il processo di pace in Siria si sono riuniti lunedì 29 febbraio a Ginevra per fare luce sulle violazioni e spingere entrambe le parti al rispetto della tregua. “Noi abbiamo ricevuto indicazioni che gli attacchi, anche da parte dell’aviazione stanno continuando a colpire le posizioni dell’opposizione moderata”, ha dichiarato Ayraoult parlando ai giornalisti a margine del Consiglio Onu sui diritti umani a Ginevra. Il responsabile della diplomazia francese ha sottolineato che “tutto questi casi devono essere verificati”, precisando che pertanto la Francia ha chiesto una riunione della task-force interna al gruppo internazionale di sostegno alla Siria incaricata di sorvegliare il rispetto del cessate il fuoco.

Da parte sua l’opposizione ha già minacciato di abbandonare la tregua e starebbe verificando strategie alternative per “proteggere la popolazione siriana”. Intervistato dall’emittente panaraba “al Arabiya”, uno dei responsabili dell’Alto comitato negoziale, appoggiato dall’Arabia Saudita, Asaad al Zoubi, ha dichiarato: “Non siamo semplicemente di fronte ad una violazione della tregua, ma ad un annullamento completo”. Al Zoubi ha inoltre precisato che l’opposizione sta cercando di trovare alternative per proteggere la popolazione siriana, considerato il fallimento delle iniziative della Comunità internazionale e delle Nazioni Unite. “Penso che la Comunità internazionale abbia totalmente fallito tutti i suoi esperimenti e dobbiamo prendere misure concrete nei confronti del regime”, ha dichiarato il funzionario dell’opposizione.

Il pessimismo sulla tenuta del cessate il fuoco è stato espresso in questi giorni dai leader di Turchia e Arabia Saudita, le due principali potenze regionali che insieme all’Iran – quest’ultimo sul fronte opposto – dirigono gli scenari sul territorio. Ieri il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Adil al Jubeir, ha affermato che un eventuale fallimento della tregua in Siria spingerà “a compiere scelte diverse”. Parlando ai media del Golfo, al Jubeir ha spiegato che “il futuro della Siria non è legato a Bashar al Assad e alla sua permanenza al potere, bensì la scelta è tra una via di uscita pacifica e una militare”. Per il capo della diplomazia saudita “se la tregua non riesce e non possiamo portare gli aiuti umanitari allora troveremo altri modi. Se si chiarisce che non è possibile avere una tregua con il regime allora la scelta da prendere deve essere un’altra”. La scorsa settimana Riad ha annunciato di aver inviato aerei da combattimento e personale militare nella base turca di Incirlik, nel sud della Turchia per poter partecipare a raid aerei contro lo Stato islamico.

Intanto la Mezzaluna rossa ha confermato l’invio del primo carico di aiuti umanitari nella città sotto il controllo dei ribelli di Moadamiyet al Sham assediata dalle truppe governative. Un funzionario della Mezzaluna rossa, Muhannad al Asadi, ha sottolineato che 10 camion su 41 sono entrati attualmente nella città. Yacoub el Hillo, coordinatore umanitario per le Nazioni Unite, ha sottolineato ai media internazionali, che Onu e organizzazioni umanitarie sperano nella tenuta del cessate il fuoco per potare aiuti nei prossimi cinque giorni ai 154 mila siriani che vivono attualmente in aree sotto assedio da parte dell’esercito governativo o dei ribelli.

I curdi premono per essere a Ginevra

Senza la partecipazione dei curdi i colloqui inter-siriani previsti per il prossimo 7 marzo a Ginevra saranno destinati al fallimento. Lo ha dichiarato il rappresentante del Congresso nazionale del Kurdistan in Russia, Selahattin Soro, intervistato dall’agenzia di stampa russa “Tass”. Il responsabile dell’ufficio diplomatico curdo a Mosca ha sottolineato che la minoranza ha sollevato più volte in questi mesi la questione della loro presenza al tavolo dei negoziati: “Abbiamo consegnato alla Russia una lista di possibili partecipanti al round di colloqui previsti per il 7 marzo comprendente 15 rappresentanti del Kurdistan siriano la cui volontà è quella di favorire una soluzione pacifica alla crisi siriana”. Secondo Soro, i curdi hanno accolto con favore l’accordo per il cessate il fuoco entrato in vigore alla mezzanotte del 26 febbraio: “Ci siamo impegnati a risolvere la crisi siriana attraverso un dialogo pacifico”.

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