Khalid El Bakraoui nell’estate 2015 era passato da Venezia, Trieste e Bari per arrivare in Grecia. Le vittime degli attentati del 22 marzo salgono a 35. Algerino arrestato a Salerno nega: “Non sono un terrorista”.
È passato anche dall’Italia Khalid El Bakraoui. L’attentatore suicida che si è fatto esplodere all’interno della stazione della metropolitana di Maelbeek di Bruxelles ha fatto tappa in Veneto nell’estate del 2015 prima di raggiungere la Grecia. C’è un nuovo filo rosso, dunque, che lega le stragi al nostro Paese. Intanto sale a 35 il numero delle vittime delle stragi del 22 marzo, dopo che altri quattro pazienti sono morti negli ospedali di Bruxelles. Lo rende noto il ministero della Salute su Twitter.
Le tappe del kamikaze in Italia
A rivelare il passaggio in Italia di El Bakraoui sono fonti del nostro Antiterrorismo a Sky Tg24. L’intelligence è infatti riuscita a ricostruire a ritroso gli spostamenti di questo rapinatore di 27 anni che da lì a qualche mese sarebbe diventato un “martire” votato al jihad, assieme al fratello Ibrahim (fermato in Turchia come presunto foreign fighter ma rilasciato dal Belgio) e a Najim Laachraoui, che si sono fatti esplodere all’aeroporto di Zaventem. Il 23 luglio alle ore 8:25 Khalid El Bakraoui atterra all’aeroporto di Treviso con un volo Ryanair proveniente da Bruxelles. Il biglietto era stato acquistato con carta di credito da un altro uomo, Abderahman Benamor. Al momento del check-in a Bruxelles, El Bakraoui si registra con un documento d’identità belga. La notte tra il 23 e il 24 il futuro attentatore suicida pernotta all’hotel Courtyard by Marriott Venice Airport di Venezia. E il giorno dopo il suo nominativo viene registrato su un volo Volotea che parte alle 6 dall’aeroporto Marco Polo con destinazione Atene.
Grecia, crocevia della cellula
Nel corso delle indagini sulle stragi di Parigi e Bruxelles emerge che il paese ellenico è stato un crocevia importante per gli appartenenti alla cellula europea dell’Isis che ha seminato morte a Parigi e Bruxelles. Pochi giorni dopo il passaggio di El Bakraoui, il 1 agosto, Salah Abdeslam è stato avvistato nel porto di Bari – possibile luogo di passaggio di terroristi e foreign fighter – diretto a Patrasso. E sempre in Grecia, in un appartamento ad Atene abitato da Abdelhamid Abaaoud, la “mente” degli attentati del 13 novembre ucciso nel blitz di Saint-Denis il 18 novembre, è stata trovata la mappa dell’aeroporto di Bruxelles.
Il filo rosso che lega l’Italia alle stragi
Non solo in Grecia, però. Alcuni terroristi o fiancheggiatori del gruppo hanno seminato tracce anche in Italia. A Salerno è stato arrestato Djamal Eddine Ouali, legato a un’organizzazione criminale che ha fornito documenti falsi ad elementi di primo piano della cellula, tra cui lo stesso Salah Abdeslam. Un altro possibile collegamento tra il nostro Paese e gli attacchi di Bruxelles porta a Brescia. Mohammed Lahlaoui, uno dei presunti jihadisti arrestati in Germania dopo gli attacchi del 22 marzo e in contatto proprio con i fratelli El Bakraoui, ha vissuto nel Bresciano dal 2007 almeno fino al 2014, dove ha collezionato una sfilza di precedenti per reati comuni che lo hanno portato in carcere e ai domiciliari. Il marocchino di 28 anni è stato fermato durante un normale controllo nel distretto di Giessen. Sul suo cellulare sono stati trovati sms datati 22 marzo. In uno c’è il nome di Khalid El Bakraoui. In un altro la parola “fin” (fine). Questo messaggio è stato inviato alle 9.08. Khalid si è fatto esplodere tre minuti più tardi, alle 9.11.
Sospetto terrorista fermato a Rotterdam
Nel giorno di Pasqua, gli inquirenti olandesi hanno annunciato l’arresto a Rotterdam di un sospetto terrorista su richiesta delle autorità francesi, convinte che “sia coinvolto nella preparazione di un attacco terrorista“. L’uomo è un francese di 32 anni, ma la sua identità non è stata resa nota. Sarà estradato in Francia. Nel frattempo la procura belga ha confermato gli arresti per altri tre terroristi. Si tratta di Yassine A., Mohamed B. e Aboubaker O., arrestati nei blitz di giovedì scorso a Bruxelles e ad Anversa.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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Algerino arrestato a Salerno: “Non sono un terrorista”
“Non sono un terrorista, non so nulla di terrorismo e neppure di documenti falsi”: è quanto ha ripetuto a chi ha potuto avvicinarlo nel carcere salernitano di Fuorni l’algerino Djamal Eddine Ouali, arrestato sabato scorso dalla polizia a Bellizzi (Salerno) in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dalla magistratura belga. L’algerino – che oltre a dirsi innocente è rimasto quasi sempre in silenzio dal momento in cui è entrato in carcere, salvo chiedere notizie della moglie, che è incinta – è accusato di aver fatto parte di una rete che produceva falsi documenti che sarebbero stati utilizzati anche da alcuni terroristi implicati nelle stragi di Parigi e Bruxelles. Ouali è detenuto in regime di isolamento, con controlli frequenti da parte della polizia penitenziaria. L’algerino comparirà il prossimo primo aprile davanti alla Corte d’Appello di Salerno, che dovrà decidere sull’estradizione in Belgio. Intanto, il suo legale, Gerardo Cembalo, ha detto che Djamal Eddine Ouali non si opporrà all’estradizione in Belgio.