Winston Churchill era un “evasore fiscale seriale” che usava qualsiasi cavillo per aggirare le tasse e che addirittura finse di andare in pensione per ridurre le imposte da pagare. Parola del biografo, che ha raccontato questo lato meno noto del grande statista britannico in un momento in cui l’approccio fiscale del capo del governo in Gran Bretagna è sotto i riflettori per la vicenda dei Panama Papers.
Non solo Churchill finse un pensionamento in modo da dimezzare la sua denuncia dei redditi, secondo David Lough, ma convinse anche l’allora presidente del Revenues Island, il Fisco, ad aiutarlo a trovare metodi e stratagemmi vari per ridurre al minimo il carico fiscale sui suoi redditi. Laugh, che ha parlato ieri al Festival Letterario di Oxford, è autore di “No More Champagne”, libro basato su documenti di archivio declassificati nel 2004, da cui emerge un Churchill alle prese con enormi debiti accumulati comprando costose bottiglie di vino, con le scommesse e gli enormi conti della moglie ai grandi magazzini Harrods. Spendaccione e incapace di gestire le sue risorse, Churchill secondo lo storico “cambio atteggiamento”dopo la prima guerra mondiale, quando diventò ministro e il suo reddito lo proiettò oltre il 50% di tasse da pagare.
L’intervento del biografo del “più grande britannico della storia” – riportato dal “Telegraph” – suona come una indiretta difesa dell’attuale premier David Cameron, alle prese con la bufera mediatica e politica scatenata dai Panama Papers. “Non sarebbe meglio avere al vertice gente che ha avuto qualche debolezza e problema, ma ha saputo gestirli?”, ha chiesto Laugh, secondo cui Churchill “non sarebbe mai sopravvissuto agli esami odierni”.