“Con le modifiche apportate sui controlli doganali nei porti, volute da alcune centrali economiche, gli uffici doganali hanno poco tempo per verificare le merci in arrivo o in partenza, rendendo inefficaci i controlli stessi. Il più delle volte si limitano a controlli formali sulla documentazione che accompagna le merci. E la documentazione è sempre a posto, anche quando le merci nascondono, per esempio, quantità di sostanze stupefacenti”. Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, il procuratore Roberto Pennisi (foto), della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, esperto di crimini ambientali.
“Il problema è che mentre l’attività di contrasto del traffico di stupefacenti è molto avanzata e si riesce a scoprire cosa c’è – per dire – all’interno di un carico di marmo, non si può dire altrettanto per quanto riguarda i rifiuti, tossici o radioattivi che siano. In questo campo, la brevità dei controlli fa sì che si possa far entrare e uscire dal territorio dello Stato qualsiasi cosa. Questa modifica dei tempi massimi per i controlli doganali è stata richiesta da chi aveva interesse ad accelerare le procedure, sia chiaro, anche per motivi non illeciti. Ma – ha sottolineato Pennisi a Voci del mattino – occorre operare delle scelte. Se l’interesse prioritario è far sviluppare l’economia, che garantisce posti di lavoro, lo si dica chiaramente. Si pensi alla vicenda dell’Ilva di Taranto: si sono susseguiti molti interventi governativi che hanno fatto a pugni con la tutela dell’ambiente. Non dimentichiamo che anche l’indagine di Potenza nasce come perseguimento di una attività finalizzata al traffico illegale di rifiuti. Ogni indagine che riguarda il traffico illegale di rifiuti, porta all’emersione di tante altre vicende, che possono rivestire anch’esse gli estremi della illiceità penale”.
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