Feste sulla Vittorio Veneto, ragazze trasferite sulla nave militare con un elicottero, i Falcon usati come taxi, cavalli bianchi sui quali aspettare gli ospiti, le modifiche in corso alle navi in costruzione perché non avevano cuccette e aree per gli ufficiali abbastanza degne. C’è un dossier – raccontano Corriere della Sera e Repubblica – sul quale indagheranno i magistrati dell’inchiesta petrolio che mette in imbarazzo l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina militare.
Il documento, trenta pagine, è anonimo, ma sarà sottoposto alle verifiche dei pm che già hanno iscritto De Giorgi per la vicenda dell’Autorità portuale di Augusta in Sicilia che riguarda anche il dirigente della Ragioneria dello Stato Valter Pastena e il compagno dell’ex ministro dello Sviluppo Federica Guidi, Gianluca Gemelli. Secondo l’ipotesi dell’accusa l’ammiraglio De Giorgi ha chiesto l’aiuto di Gemelli per far sbloccare stanziamenti di oltre 5 milioni legato alla cosiddetta Legge Navale, cioè il programma navale inserito nella legge di Stabilità del 2014. In cambio De Giorgi avrebbe spinto per nominare a capo della Port Authority un funzionario “comodo” per Gemelli. A De Giorgi per questo presunto “scambio” vengono contestate le ipotesi di reato di associazione per delinquere, abuso d’ufficio e traffico d’influenza. Venerdì il capo delle forze armate navali sarà interrogato a Potenza.
Verso la pensione, ma resiste
L’ammiraglio De Giorgi – figlio d’arte, suo padre Gino negli anni Settanta – fu capo di stato maggiore andrà in pensione a giugno, ma finora ha respinto qualsiasi richiesta di dimissioni, nonostante su di lui si sia abbattuta la bufera dell’inchiesta dei pm di Potenza. Ha resistito anche quando sono uscite le ricostruzioni degli investigatori sulla sua attività per “arginare” l’attività del ministro della Difesa Roberta Pinotti. Sullo sfondo, peraltro, c’è un legame che può arrivare a imbarazzare anche Palazzo Chigi. Il figlio di De Giorgi, Gabriele, è “leopoldino”, ha fatto parte del comitato elettorale in sostegno di Matteo Renzi alle primarie del 2012, e dopo anni di lavoro come assistente parlamentare è ora capo della segreteria del sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, a sua volta fratello di Antonella, capo dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi ed ex comandante dei vigili urbani di Firenze ai tempi di Renzi sindaco.
“I festini sulla Vittorio Veneto”
L’autore del rapportino anonimo definisce “famosi” nell’ambiente quelli che chiama “festini” organizzati da De Giorgi all’epoca del comando dell’incrociatore Vittorio Veneto, l’ammiraglia della flotta italiana fino al 2003. Feste con la nave in navigazione “con tanto di trasferimento a mezzo elicottero di signorine allegre e compiacenti”. In un’altra occasione, sempre da comandante della Vittorio Veneto in sosta a New York, De Giorgi, secondo il dossier anonimo, “accolse gli invitati ad un cocktail a bordo, in sella a un cavallo bianco appositamente noleggiato. Tutti sapevano e tutti, per paura delle sue vendette, tacevano l’uso improprio che l’ammiraglio, una volta diventato capo delle Forze Aeree della Marina, faceva degli elicotteri e soprattutto del velivolo Falcon 20 che in versione Vip lo trasportava continuamente come in un taxi (spesso in allegra compagnia da una parte all’altra dell’Italia, per l’esaudimento di interessi personali ma a spese del contribuente”. I magistrati, naturalmente, dovranno capire dove iniziano le circostanze vere e dove finiscono le voci.
Dossier anonimo: “Fatti noti, ma avevo paura”
Tuttavia la “relazione”, inviata oltre che ai magistrati anche a Palazzo Chigi e al ministero della Difesa, è sostenuta da pezze d’appoggio originali, atti, documenti riservati, informazioni apparentemente attendibili. Sono vicende che nell’ambiente della Difesa si conoscono ma che finora sono rimaste segrete. “Non ho il coraggio di venire allo scoperto – scrive chi ha composto il dossier ora all’attenzione della magistratura – perché ho già abbondantemente pagato per non essermi piegato alle richieste del capo di stato maggiore”. De Giorgi è uno che d’altra parte fa valere i suoi poteri e la sua parola è seguita senza obiezioni dai sottoposti. Prendete il caso delle capre, raccontato tempo fa da ilfattoquotidiano.it. “Se non bastano i soldi per falciare i prati, potete comprare delle caprette” disse una volta. E i subalterni lo fecero davvero, con conseguenti disastri di gestione perché gli animali vanno gestiti, curati, sfamati, munti e protetti. “Bisognerebbe chiedersi – continua l’anonimo – come mai a tanti ufficiali dallo specchiato passato nelle commissioni di avanzamento e di vertice è stato precluso improvvisamente e senza spiegazioni ogni futuro sviluppo di carriera”. E sono elencati i nomi di coloro ai quali, secondo lui, non sono stati riconosciuti i giusti titoli.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Nakatomy
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Che schifooooo