Goldman Sachs si riscopre ottimista sul petrolio. Noti per essere particolarmente ‘bearish’, tanto da avere sostenuto che il greggio potesse scivolare fino ai 20 dollari al barile, gli analisti della banca hanno alzato le stime del Wti per il 2016: prevedono che il costo medio del barile sia di 45 dollari nel secondo trimestre di quest’anno e di 50 dollari nella seconda meta’ del 2016. Il motivo? L’interruzione della produzione in Canada (per colpa di un incendio esploso il primo maggio nella regione delle sabbie bituminose da cui viene estratta la materia prima) e in Nigeria (a causa di violenze) ha fatto si’ che il mercato finisse in deficit.
“Il mercato petrolifero e’ passato da una saturazione a un deficit molto prima di quanto previsto”. E ancora: “Il mercato a maggio e’ probabilmente finito in deficit…sulla scia sia di una domanda sostenuta sia di un forte calo della produzione”. Goldman ha inoltre rivisto al rialzo le sue stime sulla domana di 200.000 barili al giorno a 1,4 milioni di barili al giorno grazie alla domanda prevista in Asia, in particolare in Cina. La banca ha tuttavia rivisto al ribasso le sue attese per il 2017: il petrolio varra’ 52,5 dollari al barile, meno dei 57,5 dollari indicati in precedenza. Gli esperti si aspettano un ritorno dell’eccesso di petrolio entro il primo trimestre del 2017. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)