Il titolo UniCredit va male, e i risultati, soprattutto a Piazza Affari, richiedono un rimescolamento delle carte. La riflessione che hanno condiviso ieri alcuni tra i principali azionisti di UniCredit: con il titolo dimezzato in sei mesi, da tempo l’umore tra i soci e’ sotto i piedi e dopo numerosi contatti informali tra singoli azionisti ieri alle 15h00 la riunione si sarebbe tenuta direttamente in Piazza Gae Aulenti e alla presenza del ceo Federico Ghizzoni. Al tavolo, secondo Il Sole 24 Ore, tra gli altri c’erano i vice presidenti Vincenzo Calandra, Luca Cordero di Montezemolo (al telefono) e Fabrizio Palenzona, il consigliere eletto nella lista di minoranza Lucrezia Reichlin, l’ex presidente di Fondazione CariVerona, Paolo Biasi, il segretario generale di Fondazione CrTorino, Massimo Lapucci e l’a.d. di Carimonte, Domenico Trombone, piu’ alcuni tra i principali soci privati, come Francesco Gaetano Caltagirone.
La riunione si sarebbe conclusa con un mandato esplorativo affidato al presidente Giuseppe Vita: improbabile che si approdi a una soluzione in tempi brevi, ma i soci avrebbero individuato come orizzonte entro il quale trovare una quadra l’estate, con l’approvazione dei conti semestrali. Un periodo nel quale si passeranno al vaglio i potenziali candidati a ricoprire la carica di a.d. nonche’ l’eventuale necessita’ di un aumento di capitale, ipotesi finora smentita da Ghizzoni ma costantemente in circolazione sul mercato.
Per quanto riguarda gli eventuali successori, tra i soci c’e’ chi vedrebbe bene un manager estero e il nome piu’ ricorrente e’ quello di Jean-Pier Moustier, gia’ a capo del Cib di UniCredit, ma anche chi preferirebbe un’opzione italiana: in questo caso, circolano le ipotesi di Marco Morelli, vicepresidente per l’area Emea di Bofa-Merrill Lynch, del ceo di UnipolSai, Carlo Cimbri, e del presidente di Banca Imi, Gaetano Micciche’. Il Corriere della Sera riporta invece tra i papabili ceo: Andrea Orsel (Ubs), il portoghese Antonio Horta Osorio (ceo di Lloyds), oltre a Marco Morelli.
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L’ipotesi relativa alla necessità che Unicredit debba ricorrere ad un aumento di capitale è tornata a circolare con forza a seguito del consiglio di amministrazione che la banca ha tenuto ieri con all’ordine del giorno una sorta di rimescolamento della carte al vertici. Il CdA avrebbe dato mandato al presidente Vita per procedere all’individuazione del possibile successore dell’attuale Ad Nicastro. La necessità di cambiare viene ritenuta dagli analisti quasi fisiologica alla luce dello scarsissimo rendimento del titolo in questa prima metà del 2016.
Secondo molti addetti ai lavori, è molto probabile che in questi mesi di transizione, le indiscrezioni sull’aumento di capitale tornino a farsi sentire con forza nonostante, già nei mesi scorsi, lo stesso management aveva escluso una possibilità di questo tipo. Sulla questione sono intervenuti gli analisti della sim milanese Equita che hanno affermato che un eventuale un cambio ai vertici della banca sarebbe propedeutico a un aumento di capitale. Secondo Equita, inoltre, per riportare il CET1 di Unicredit al 12% (SREP 2018 10,75%), con una diluizione del 10% sul P/TE (da 0,47 a 0,51 volte) e il ROTE 2017 dal 7,6% al 6,5% sarebbe necessario un aumento di capitale da 5 miliardi
robyuankenobi
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