La sanità ormai è un lusso solo per chi può permetterselo. Secondo i dati della ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute il 30,2% degli italiani si è rivolto a strutture a pagamento perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei week end.
Dunque, la sanità negata aumenta ancora: erano 9 milioni nel 2012, ma sono diventati 11 milioni nel 2016 gli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell’ultimo anno a causa di difficoltà economiche, non riuscendo a pagare di tasca propria le prestazioni. Al cambiamento “meno sanità pubblica, più sanità privata” si aggiunge il fenomeno della sanità negata: “Niente sanità senza soldi”. Riguarda, in particolare, 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennials.
Per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni (lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud), per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est).
La lunghezza delle liste d’attesa è poi il paradigma delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d’attrazione della sanità a pagamento.
Di contro, la spesa sanitaria privata tocca quota 34,5 miliardi di euro, un incremento del 3,2% dal 2013 al 2015, il doppio dell’aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo (+1,7%). Così come sono aumentati i ticket pagati dagli italiani, il 45,4% (+ 5,6% rispetto al 2013) ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori a quelle che avrebbe pagato nel pubblico.