Il governo svizzero teme che tra pochi giorni la Gran Bretagna possa uscire dall’Unione europea, in funzione dei risultati del referendum che ormai ha fatto il giro del mondo, ma soprattutto dei mercati e delle economie del Globo. E non scappa nemmeno Berna, per cui la Brexit “è un fattore di rischio per l’economia svizzera”.
“Un ritiro del Regno Unito dalla Ue, con modalità non ancora chiare, avrebbe conseguenze sui tassi di cambio e sulle altre variabili finanziarie, e probabilmente anche sugli investimenti delle imprese e indirettamente sul commercio internazionale”, ha riferito la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) in un comunicato ufficiale. Gli economisti temono che il “congedo” potrebbe scatenare turbolenze sui mercati finanziari globali, tanto che i commercianti a Londra si stanno dando da fare con nottate di lavoro, dopo aver letto i sondaggi sul referendum del 23 giugno.
Nelle sue previsioni economiche, aggiornate con cadenza trimestrale, la Seco sostiene che la crescita economica in Svizzera per il 2016 è stimata all’1,4% nel 2016, un tasso comunque invariato rispetto a marzo, e addirittura all’1,8% nel 2017. Sono più che giustificati, dunque, i timori – se non addirittura le paure – del governo di Berna.
Oltretutto la Seco aveva anche abbassato le aspettative sulla deflazione per quest’anno, prevedendo un calo dei prezzi dello 0,4%, leggermente (ma significativamente) più basse rispetto al precedente 0,6%. Segreteria di Stato dell’economia svizzera attende inoltre che i prezzi al consumo possano avere un nuovo aumento nel 2017, con una previsione di inflazione dello 0,3% rispetto allo 0,2 di marzo. Ma una eventuale Brexit rovinerebbe inevitabilmente i piani.
Il Giappone lascia immutata la politica monetaria
La Banca centrale giapponese, BoJ, ha deciso di lasciare immutata la sua politica monetaria. Restano invariati dunque i tassi sui depositi, pari a -0,1%, e il massiccio piano di acquisti di asset, pari a 80 mila miliardi di yen. La decisione, attesa dal mercato, è stata presa dal Comitato di politica monetaria, dopo una riunione di due giorni, nonostante la recente rimonta dello yen. La prudenza è stata determinata anche dall’attesa dell’esito del referendum sulla Brexit.