Brexit, il M5S cambia verso: “Siamo in Ue e non abbiamo intenzione di abbandonarla”

Anche il Movimento 5 Stelle si trasforma: dopo le prime vittorie importanti preferisce il governo alla lotta. Dal blog del Capo politico, Beppe Grillo, viene infatti pubblicato un …

Anche il Movimento 5 Stelle si trasforma: dopo le prime vittorie importanti preferisce il governo alla lotta. Dal blog del Capo politico, Beppe Grillo, viene infatti pubblicato un post a firma Movimento 5 Stelle Europa, peraltro messo nemmeno troppo in evidenza, nel giorno in cui si aprono le urne in Gb per il referendum sull’uscita o la conferma della presenza in Unione europea, in cui esprime concetti degni della forza politica più moderata. A favore dell’Ue, ovviamente.

Dieci domande e dieci risposte su un tema che sta tenendo il Vecchio continente col fiato sospeso. E che, in Italia, rischia di diventare un motivo di dibattito, se non addirittura di polemica, all’interno (e non solo) del Movimento. In particolare per il punto dieci, che lascia con la bocca aperta i seguaci di Grillo, soprattutto quelli di lungo corso: “Il Movimento 5 Stelle – scrive – è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all’Unione Europea non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa ‘Unione’ è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’UE dall’interno”.

Ecco, di seguito, la versione integrale, senza nessun ritocco o limatura, del post pubblicato sul blog di Beppe Grillo:

Brexit o Bremain? Per 46,5 milioni di inglesi chiamati oggi al voto è il giorno della verità.
Rimanere nell’Unione Europea oppure lasciarla? E allora ecco dieci domande sulla Gran Bretagna e la Brexit, un referendum che sancirà un cambiamento nell’assetto istituzionale europeo e sul carattere politico di questa scelta.

Facciamo un po’ di chiarezza, buona lettura!

1) Che cos’è la Brexit?
“La Brexit rappresenta la possibile uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, che attualmente conta di 28 Stati membri. Il Regno Unito non fa invece parte dell’Eurozona, costituita dai 19 Paesi che adottano l’Euro come moneta unica”.

2) Che cosa voteranno i cittadini britannici e quando?
“I cittadini del Regno Unito saranno chiamati alle urne giovedì 23 giugno a votare la permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Unione Europea con un voto secco: “Remain” per rimanere, “Leave” per uscire. Non saranno posti altri quesiti, eccetto questo: “Should the United Kingdom remain a member of the European Union or leave the European Union?”. La risposta sarà una “X” su: “Remain a member of the European Union” oppure “Leave the European Union”.

3) Se vince l’uscita, cosa succede?
“In caso di Brexit gli scenari sono molto difficili da ipotizzare. Gli orizzonti dipinti dai media, dai rappresentanti delle multinazionali e da molte istituzioni finanziarie che hanno interessi specifici sono catastrofici. L’hanno chiamato “Project Fear”, la strategia comunicativa di chi sostiene il “Remain” volta a impaurire gli elettori su ipotetici eventi catastrofici in caso di uscita. La realtà è ben diversa e più complessa: di certo il Regno Unito e gli altri Paesi dell’UE avranno interesse assoluto a rinegoziare accordi bilaterali nelle materie di interesse comune attualmente in vigore. Il Regno Unito si libererebbe al contempo di numerosi vincoli dell’UE in ambito di welfare, immigrazione, governance economica e finanziaria”.

4) Se vince la permanenza, cosa succede?
“Il Regno Unito continuerebbe a fare parte dei 28 Paesi dell’UE. Il fatto rilevante è che il Governo di Cameron ha già negoziato nei mesi scorsi con Bruxelles alcune condizioni che garantirebbero una sorta di “Statuto Speciale” al Regno Unito nell’UE. Quest’ultime non riguarderebbero solo la conferma della non adozione dell’Euro, ma toccherebbero anche altri punti sensibili come – appunto – welfare, immigrazione, governace economica e finanziaria”.

5) Perché i britannici sono in UE ma non hanno l’Euro?
“Il Regno Unito utilizza la sterlina come moneta e non ha mai avuto alcuna intenzione di adottare l’Euro. Gli inglesi (assieme alla Danimarca) furono abili a negoziare nel Trattato di Maastricht una clausola di opt-out relativamente proprio alla valuta. Dunque, a Gran Bretagna e Danimarca non è legalmente richiesto in futuro di adottare l’Euro, a meno che non siano loro stessi a farne richiesta”.

6) Perché l’UE è interessata a questo voto?
“Il referendum nel Regno Unito avrà in ogni caso delle ripercussioni sulla futura evoluzione dell’assetto istituzionale europeo. Le proposte di maggior autonomia che il governo britannico ha chiesto a Bruxelles – in modo da potersi schierare apertamente per voler rimanere in UE al referendum – saranno il Cavallo di Troia per creare un’UE a due blocchi. La richiesta di Cameron (non osteggiata dalla Merkel) porterà ad una “super-UE” a guida tedesca chiusa nel fortino dell’Euro e delle politiche di bilancio basate sull’austerità, con gli Stati partecipanti costretti a cedere ancora più sovranità a un nuovo ministro delle finanze unico e a un bilancio unico per l’Eurozona. Dall’altro lato si avrà una “semi-UE” più blanda, dove ciascun Stato conserverà le proprie peculiarità e manterrà la sovranità sui temi più importanti (welfare, immigrazione, governace economica e finanziaria), garantendosi tuttavia i vantaggi della partecipazione al mercato unico”.

7) Perché l’Italia è interessata a questo voto?
“Gli altri Stati membri, in particolare quelli del Mediterraneo – Italia in testa -, dovrebbero avanzare pretese simili all’UE. Il tutto per garantire le specificità di ogni nazione e per preservare il proprio tessuto socioeconomico e industriale. Qualunque sia l’esito del referendum, la situazione nel Regno Unito e le difficoltà di molti altri Paesi europei confermano il totale fallimento dell’attuale sistema di governance europeo basato sul modello del “one-size-fits-all”, incapace di rispondere a molte sfide e criticità”.

8) Il voto del referendum sarà vincolante per il Governo britannico?
“No. Il referendum non ha quorum, è di tipo consultivo e non è legalmente vincolante. In linea del tutto teorica, se vincesse il “Leave”, il Parlamento britannico potrebbe comunque intervenire per approvare una legge che impedisca l’uscita dall’Unione Europea. Ma andare contro la volontà degli elettori sarebbe un suicidio politico. Ma i tecnocrati di Bruxelles hanno dimostrato nel tempo di essere bravi a sovvertire nell’ombra la volontà espressa dai cittadini”.

9) Chi c’è al Governo in Inghilterra e perché ha voluto indire il referendum?
“David Cameron è il Primo Ministro del Regno Unito. Alle recenti elezioni la sua riconferma è stata messa in pericolo dal montante sentimento euroscettico dei britannici alimentato sempre più dai fallimenti dell’UE. Per garantirsi la rielezione ha quindi promesso, in caso di vittoria, un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’UE. Una volta vinto, ha furbescamente negoziato un pacchetto con la Merkel e l’UE per permettergli di schierarsi per il “Remain” con qualcosa di concreto in mano. Ha giocato col “sentiment” diffuso e con la pancia dei cittadini e sta facendo di tutto per legittimare una propaganda contraria al “SI”. Un vero paradosso”.

10) Per il Movimento 5 Stelle l’Italia dovrebbe uscire dall’UE?
“Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all’Unione Europea non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa “Unione” è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’UE dall’interno”.

Tag

Partecipa alla discussione

3 commenti

  1.   

     
    27 anni dopo la caduta del muro di Berlino
    Il Brexit ridistribuisce la geopolitica globale
    di Thierry Meyssan
     
    http://www.voltairenet.org/article192535.html
     
    Mentre la stampa internazionale cerca un qualche modo per rilanciare la costruzione europea, sempre senza la Russia e ora senza il Regno Unito, Thierry Meyssan è convinto che nulla ormai potrà più impedire il collasso del sistema. Tuttavia, sottolinea, ciò che è in gioco non è la stessa Unione Europea, ma tutte le istituzioni che permettono il dominio degli Stati Uniti nel mondo e l’integrità degli Stati Uniti stessi.
     
    Nessuno sembra capire le conseguenze della decisione britannica di lasciare l’Unione europea. I commentatori, che interpretano la politica politicante e hanno perso da tempo la conoscenza delle questioni internazionali, si sono focalizzati sugli elementi di una campagna assurda: da un lato gli avversari di un’immigrazione senza controlli e dall’altra gli jettatori che minacciavano il Regno Unito dei peggiori tormenti.
     
     
    Ora, la posta in gioco di questa decisione non ha alcun rapporto con questi temi. Il divario tra la realtà e il discorso politico-mediatico illustra la malattia di cui soffrono le élites occidentali: la loro incompetenza.
     
     
    Quando il velo si strappa davanti ai nostri occhi, le nostre élites non riescono a capire la situazione meglio del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, quando non prevedeva le conseguenze della caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989: la dissoluzione dell’URSS nel dicembre 1991, poi del Consiglio per la mutua assistenza economica (Comecon) e del Patto di Varsavia sei mesi più tardi, e poi ancora i tentativi di smantellare la Russia stessa che quasi si trovava a perdere la Cecenia.
     
     
    In un futuro assai prossimo assisteremo in modo identico alla dissoluzione dell’Unione Europea e della NATO, e – se non staranno abbastanza attenti – allo smantellamento degli Stati Uniti.
     
     
    Quali interessi dietro il Brexit?
     
     
    A differenza delle spacconate di Nigel Farage, l’UKIP non è all’origine del referendum che ha appena vinto. Questa decisione è stata imposta a David Cameron da membri del partito conservatore.
     
     
    Per loro, la politica di Londra deve essere un adattamento pragmatico al mondo che cambia. Questa “nazione di bottegai”, come la definiva Napoleone, osserva che gli Stati Uniti non sono più né la più grande economia del mondo, né la prima potenza militare. Non hanno dunque più motivo di essere i loro partner privilegiati.
    …………………………………….
    …………..ecc……………
    ,,,
     

  2.   

    come hai ragione, Cesare! patetici…. oscillano come banderuole, seguono solo i sondaggi (che non funzionano) come diceva il grande Belzebu’ (mio cugino essendo io Belfagor) Giulio Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha. E il m5s adesso ce l’ha, quindi…. sono come tutti gli altri. 
     

    Originariamente inviato da Cesare58: Più il M5S prende potere e più assomiglia a tutti gli altri partiti. La lotta si esaurisce con la presa del potere, poi arrivano i compromessi, i dietrofront, i ripensamenti, i vantaggi, le rendite e le infinite promesse non mantenute. 

     

  3.   

    Più il M5S prende potere e più assomiglia a tutti gli altri partiti. La lotta si esaurisce con la presa del potere, poi arrivano i compromessi, i dietrofront, i ripensamenti, i vantaggi, le rendite e le infinite promesse non mantenute.