L’immigrazione, la crescita, l’occupazione e la situazione internazionale: i temi su cui i capi di Stato e di governo dell’Unione europea avrebbero dovuto dibattere nella riunione di giugno del Consiglio europeo passano in secondo piano.
La riunione di martedì 28 e mercoledì 29 giugno sarà infatti principalmente dedicata alla questione della Brexit, la temuta uscita del Regno Unito dopo oltre 40 anni di sofferta appartenenza all’Unione. Le conclusioni sulla politica comune per la gestione dell’immigrazione, quel “migration compact” suggerito dall’Italia e accolto da Bruxelles per le relazioni con i paesi di origine e transito, le politiche per rilanciare gli investimenti e la crescita, l’occupazione e la competitività e le relazioni esterne dell’Ue saranno adottate nelle prime tre ore di discussione, nel pomeriggio di martedì 28, subito dopo l’intervento del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Subito dopo, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg illustrerà brevemente la cooperazione fra l’Alleanza e l’Unione; l’alto rappresentante per la politica Ue Federica Mogherini presenterà la strategia globale sulla politica estera e di sicurezza Ue.
Le conclusioni saranno in ogni caso adottate prima della cena di lavoro, prevista alle 19,45, durante la quale il premier inglese David Cameron illustrerà la situazione nel Regno Unito dopo il referendum: come ha riferito un alto funzionario del Consiglio, non ci si aspetta che chieda subito l’attivazione dell’articolo 50, quello che regola l’uscita di un paese dall’Ue. “Il negoziato non può partire finché non arriva la notifica – ha spiegato la fonte – e questo non avverrà subito, vista la difficile situazione politica che si è creata nel Regno Unito. La priorità è rispettare l’interesse dell’Unione europea e quello del Regno Unito”.
Gli altri leader insisteranno quindi sulla richiesta di presentare la notifica “al più presto”, tenendo però conto delle difficoltà che sta vivendo il governo inglese. Dopo la cena con Cameron, mercoledì 29 giugno gli altri 27 capi di Stato e di governo si riuniranno “informalmente”, visto che fino alla sua uscita il Regno Unito continua a far parte dell’Ue, per “discutere le implicazioni politiche e pratiche del voto inglese per lasciare l’Ue e cominciare una discussione sul futuro dell’Unione europea a 27 Stati”. In questa occasione, i Ventisette lavorano per diffondere un messaggio di unità ma non intendono avviare in nessun modo il vero e proprio negoziato sul “divorzio”: questo potrà avvenire solo quando Londra presenterà la richiesta per l’attivazione dell’articolo 50. E c’è già chi ipotizza una nuova riunione del Consiglio nelle prossime settimane.