Il Fondo monetario internazionale ha ritoccato leggermente al rialzo le stime di crescita della Germania, calcolate prima dell’esito del referendum che si è svolto lo scorso 23 giugno nel Regno Unito e con cui gli elettori hanno scelto l’uscita della loro nazione dalla Ue.
Dopo il +1,4% registrato nel 2015, per il 2016 il Pil tedesco è visto crescere dell’1,7%, lo 0,2% di più di quanto calcolato dall’istituto di Washington lo scorso aprile nel suo World Economic Outlook (Weo). Per il 2017 la stima è per un’espansione dell’economia dell’1,5%, in questo caso lo 0,1% meglio delle previsioni fatte in primavera. È quanto emerge da documenti che lo staff del Fondo ha finito il 9 giugno scorso al termine il 9 maggio della sua missione in Germania, dove ha condotto un’analisi annuale come parte delle cosiddette consultazioni Articolo IV.
Gli esperti dell’istituto guidato da Christine Lagarde fanno notare che “le stime non riflettono ancora l’impatto economico della decisione del referendum Gb in favore dell’uscita dall’Unione europea”. Tra qualche settimana, ha spiegato l’Fmi nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri sotto embargo, verranno diffuse le nuove stime non solo della Germania ma anche di altri Paesi membri come parte dell’aggiornamento al Weo. Esso “conterrà una prima analisi” dell’effetto Brexit, ha spiegato Enrica Detragiache, capo della missione Fmi in Germania.
L’istituzione guidata da Christine Lagarde anticipa nel rapporto che la crescita nel medio termine della locomotiva d’Europa “dovrebbe calare a fronte di un outlook globale ancora incerto, di una popolazione che sta invecchiando rapidamente e di un lento progresso verso le riforme strutturali”. Il board dell’Fmi sottolinea anche che “i rischi all’outlook puntano al ribasso cosi’ come la crescita debole di partner commerciali della Germania… mentre l’ampio avanzo fiscale persiste, l’invecchiamento della popolazione e l’influsso di rifugiati continuano a porre sfide”.