L’OPINIONE / Brexit Blues, un’ondata di insoddisfazione

Con un esito del referendum del tutto inaspettato, l’elettorato britannico ha deciso di abbandonare l’Unione europea sconvolgendo la classe politica e creando il panico nei mercati finanziari. Inoltre, …

Con un esito del referendum del tutto inaspettato, l’elettorato britannico ha deciso di abbandonare l’Unione europea sconvolgendo la classe politica e creando il panico nei mercati finanziari. Inoltre, la reazione è stata sicuramente ingigantita dal fatto che la maggior parte dei bookmaker e degli opinionisti (e stando a quel che si dice, anche dello stesso Boris Johnson), dava per scontato il permanere del Regno Unito fino a pochi minuti prima che i primi risultati ufficiali fossero annunciati.

Questo esito sorprendente è sicuramente stato sostenuto da una repulsione diffusa nei confronti della politica e della classe dirigente in genere. In quanto tale, questa decisione potrebbe potenzialmente produrre un impatto molto più ampio per il futuro economico e politico di diverse nazioni europee. Basti pensare ai cicli elettorali che si terranno in Germania, Francia, probabilmente anche in Italia e nello stesso Regno Unito (senza considerare le elezioni americane del prossimo novembre).

Questa opinione diffusa sta ampliando le proprie radici all’indomani delle crisi finanziare in cui i contribuenti hanno dovuto pagare il conto per il caos creato in primo luogo da avidi banchieri a piede libero e, in secondo luogo, dalle banche centrali e dalla politica, che continuano ad arrancare in una situazione di crescita economica drammaticamente lenta.

Inoltre, bisogna considerare che l’attuale crisi dell’immigrazione e le sempre più forti forze della globalizzazione stanno creando una minaccia crescente al sistema di welfare europeo.

Politica più che economia

Mentre la risposta politica è soggetta ad una forte speculazione (ed incertezza), pensiamo che ci sia un interesse comune nel trovare una soluzione pacifica che lascerà intatti i principali accordi commerciali tra UK e Unione Europea.

La risposta economica da parte delle banche centrali, tuttavia, è ancora più interessante dal punto di vista degli investitori. Innanzitutto, il prossimo aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Rerserve è stato posticipato a data da definirsi, come anticipato dagli investitori, con addirittura un possibile taglio dei tassi prezzato con maggiore probabilità durante i prossimi tre incontri a Washington.

Allo stesso modo, un aumento dei tassi entro dicembre è quotato a meno di 1 possibilità su 10 (dato meno sorprendente per i nostri lettori abituali) e potrebbe non avvenire nemmeno nell’arco di tutto il 2017. Nell’Unione Europea ci aspettiamo che sia la Bank of England che la BCE, probabilmente con il coordinamento da parte di altre banche centrali, incrementino gli sforzi in politiche monetarie nel tentativo di riguadagnare sicurezza economica e finanziaria. Il Regno Unito si trova, infatti, sull’orlo della recessione e dell’inflazione, così come la crescita dell’intero continente stenta a staccarsi dal fondo.

Questo scenario dovrebbe contribuire a mantenere i rendimenti delle obbligazioni di stato ad un livello basso per il prossimo futuro, nonostante i livelli già molto allungati (e forse anche una bolla?). Alla fine, riteniamo che la presenza di rischio durerà a sua volta, anche se il premio al rischio (e la volatilità) potrebbero rimanere elevati per diverso tempo a causa della maggiore incertezza politica presente in tutta l’Unione.

Raccogliere il premio al rischio negli asset UK

Per ovvie ragioni, gli asset britannici si sono trovati nell’occhio del ciclone, comprese le obbligazioni statali. Gli strumenti finanziari e gli strumenti di debito subordinato hanno subito una particolare pressione e per questo dovrebbero essere i primi candidati ad un recupero.

di Michael Boye

Head of Fixed Income di Saxo Bank

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