Sono oltre 243 milioni le persone nel mondo che vivono in un paese diverso da quello d’origine (quasi la metà donne): tra il 10 e il 15% sono irregolari (stime Oim). L’Europa ne ospita il 31,2%, Stati Uniti e Federazione Russa insieme un quarto. Secondo l’ultimo Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes (dati 2015), i migranti internazionali sono in costante crescita negli ultimi quindici anni, fino a rappresentare nell’anno preso in considerazione il 3,3% dell’intera popolazione mondiale.
Tra Europa, Asia e Nord America vive l’84,4% del totale mondiale dei migranti e sono 11 i paesi nel mondo con la più alta presenza, tra questi Germania, Regno Unito e Francia e, agli ultimi due posti, Spagna e Italia. Nell’area Ue-28 vivono 35,2 milioni di migranti (+3,6% rispetto al 2014): il 76,2% è ospitato da Germania, Regno Unito, Italia e Francia. In calo gli stranieri residenti. In Italia convivono ben 198 nazionalità: oltre 5 milioni di persone di cittadinanza non italiana vivono strutturalmente in Italia (oltre 2,6 milioni le donne), 92.352 persone in più rispetto alla stessa data del 2014 (+1,9%).
Romania, Albania e Marocco le nazionalità più rappresentate che insieme costituiscono il 41% del migranti in Italia. Il 60% degli immigrati vive nel Nord, mentre questa percentuale scende al 25,4% nel Centro, con un ulteriore calo nel Mezzogiorno (15,2%). In tre regioni del Nord ed una del Centro è concentrata più della metà dell’intera popolazione straniera presente in Italia (56,6%): Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto (10,2%). Nel Mezzogiorno è la Campania ad ospitare la quota più alta di migranti del Sud (28,6%). “La tanto temuta “invasione” – commentano i promotori dell’indagine – che qualcuno paventava con gli sbarchi dello scorso anno, non ha praticamente prodotto effetti sulla composizione del panorama migratorio nazionale. Molti di coloro che sono giunti via mare hanno lasciato il nostro paese mentre una parte residuale ha chiesto l’asilo. Sono altri i paesi in Europa che nel corso del 2015 hanno visto crescere sensibilmente la popolazione straniera tra cui Germania e Gran Bretagna”.
Quasi 4 milioni i permessi di soggiorno validi di cui il 48,9% riguarda le donne (il 57,2% “con scadenza” e il 42,8% “di lungo periodo”). La quota maggiore riguarda i paesi dell’Europa centro-orientale (30%); Marocco, Albania, Cina e Ucraina le nazionalità più rappresentate. Oltre 1,6 milioni di sono rilasciati per motivi di lavoro (52,5%) e di famiglia (34,1%). “Il segnale più emblematico della tendenza degli stranieri a stabilizzarsi e quindi integrarsi in Italia è, peraltro, confermata dal fatto che sul totale dei permessi rilasciati per motivi familiari, le donne sono il 60,3%”, commentano gli osservatori. Il terzo motivo per importanza è quello legato alla richiesta di asilo (7%) che, rispetto agli anni precedenti, ha sopravanzato il motivo dello studio.
I “nuovi” italiani nel 2014 sono oltre 129 mila, un valore in forte crescita rispetto all’anno precedente (+29%). Più numerosi gli uomini (50,9%) e, tra le nazionalità di origine, prevalgono la marocchina e l’albanese, “due nazionalità che sono tra quelle presenti da più tempo nel nostro Paese e che hanno quindi avuto la possibilità di maturare i requisiti temporali richiesti dalla legge”. La maggior parte delle acquisizioni di cittadinanza riguarda minorenni: quasi il 40% di quelli che sono diventati cittadini italiani nel 2014 ha meno di 18 anni (39,4%). Inoltre il rapporto registra un picco di acquisizioni all’età di 18 anni, che in gran parte (oltre il 75%) riguarda stranieri nati in Italia, i quali possono chiedere di diventare italiani sulla base della vigente normativa, prima del compimento del successivo anno di età. Lombardia, Veneto e Emilia Romagna le regioni che hanno acquisito più “nuovi” italiani.
Ora la maggior parte delle acquisizioni avvengono per residenza (46%), mentre fino al 2008 risultavano maggiori le acquisizioni per matrimonio. “L’Italia è molto di più di questa recente storia di migranti forzati – si legge nel rapporto – e bisogna darne atto per rispetto della verità e dell’impegno di tante strutture che oggi come in passato, dedicano professionalità e responsabilità al dialogo costante e arricchente con la diversità, sensibilizzando la società civile e creando continui e fruttuosi ponti di scambio”.