Le norme Ue sul bail-in sono messe alla prova dai problemi delle banche italiane. Lo sostiene Moody’s. Secondo l’agenzia di rating, “l’esteso processo decisionale nel risolvere il problema legato a 360 miliardi di euro di prestiti” di cattiva qualità “che pesano sul sistema bancario italiano potrebbe riflettere varie interpretazioni della Bank Recovery and Resolution Directive (Brrd)”, la direttiva Ue per il risanamento e la risoluzione delle banche che trasferisce il costo delle crisi dal settore pubblico agli azionisti e ai portatori di altre passività bancarie.
Per Moody’s il punto principale su cui il governo italiano e la Commissione europea si stanno scontrando è la questione del “burden-sharing” (nell’ambito del framework europeo sugli aiuti di Stato) e se è o meno un prerequisito che i creditori sono bailed-in quando il denaro pubblico viene iniettato.
Moody’s sottolinea la particolare rilevanza dell’articolo 32 della Brrd alla luce dei risultati degli stress test dell’Autorità bancaria europea (Eba) in arrivo il 29 luglio prossimo. In base a quell’articolo, infatti, un governo può iniettare capitali in una banca se una tale mossa è necessaria per far fronte a una carenza di capitale a seguito di stress test. Per l’agenzia, gli stress test potrebbero evidenziare nuove pressioni affinché sia permesso un aiuto di Stato anche se la Brrd “lascia spazio a varie interpretazioni e il governo italiano potrebbe sostenere che il burden-sharing non è richiesto o che sia limitato, una visione su cui la Commissione Ue potrebbe non essere d’accordo”.
Fino ad ora, continua Moody’s, il governo italiano ha adottato varie misure per risolvere il problema dei crediti deteriorati. Tra quelle misure viene citato il Fondo Atlante, “che ora ha meno di due miliardi di euro di risorse”. Per Moody’s, “a prescindere dai meriti di queste misure, fino ad ora non sono state abbastanza per ridurre in modo significativo l’ampio stock di crediti deteriorati”.
Soros: Italia, grosso punto interrogativo per l’euro
“Sono d’accordo sul fatto che l’Italia rappresenti un punto di domanda per l’euro in questo momento. In particolare, lo è per la debolezza del suo sistema bancario. È qualcosa che Matteo Renzi deve trovare il modo di risolvere. Credo che ci sia volontà, certamente da parte della Germania, di essere collaborativi. La Germania sostiene gli sforzi dell’Italia e questo è importante per arrivare a una soluzione”. Così il finanziere 85enne George Soros, intervistato dal Corriere della Sera sulla situazione del nostro Paese.
Sulla situazione delle banche, Soros è chiaro: “Di certo, ora bisogna aspettare l’esito degli stress test dell’Autorità bancaria europea sugli istituti alla fine di luglio” e sul bail in aggiunge ritiene che “vada trovato un qualche punto di compromesso in base al quale il bail-in si applica agli investitori istituzionali che hanno quei titoli di debito, ma il pubblico verrebbe compensato perché non era stato informato adeguatamente dei rischi”. Infine anche un commento sul M5S: “Sono meno preoccupato di questo. Credo che Renzi sia abbastanza abile, è un politico molto abile, da non permettere che si arrivi a un referendum che lui rischia di perdere”.