La proposta di legge per la depenalizzazione della coltivazione, commercializzazione e utilizzo della cannabis sarà esaminata dall’Aula della Camera la prossima settimana. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che ha stabilito il calendario delle prossime settimane.
Il significato del provvedimento è stato spiegato a nelle scorse settimane a Radio Radicale dal senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova: “La delega che il Parlamento ha conferito al governo per interventi di depenalizzazione riguarda il tema della coltivazione di piante cosiddette ‘stupefacenti’ solo rispetto alle aziende già autorizzate a coltivarle, ad esempio per fini terapeutici, che non ottemperino alle regole a cui l’autorizzazione è subordinata. Non c’entra niente la ‘cannabis in terrazza’, cioé la coltivazione per uso personale effettuata dagli stessi consumatori”.
“In Parlamento” ha continuato Della Vedova “con l’intergruppo cannabis legale stiamo lavorando perché alla legalizzazione della cannabis e al diritto di coltivarla per uso personale si arrivi dalla porta principale, cioé attraverso una proposta di legge approvata dalle Camere, a prescindere da una logica di maggioranza e opposizione”.
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Possesso legale di massimo 15 grammi di marijuana, autocoltivazioni per fini terapeutici, social club sul modello spagnolo. Sono solo alcui dei punti contenuti nella proposta di legge presentata alla Camera da un intergruppo parlamentare composto da 218 esponenti di Pd, Sel, M5s, Gal, Autonomie, Fi ed esponenti del gruppo Misto con l’obiettivo di sintetizzare tutte le proposte già sul tavolo per arrivare alla discussa depenalizzazione delle droghe leggere.
Proposta trasversale
“Nella sua ultima relazione annuale, la direzione nazionale antimafia ha denunciato apertamente, a proposito dell’azione di contrasto alla diffusione dei derivati della cannabis, “il totale fallimento dell’azione repressiva” e “la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi”, si legge nel manifesto dei proponenti, tra cui spiccano i nomi dell’ex Pd Giuseppe Civati, l’ex Scelta civica oggi al Misto Benedetto Della Vedova, che è anche sottosegretario agli Esteri, l’ex dem Stefano Fassina, Roberto Giachetti e Nico Stumpo del Pd, Nicola Fratoianni di Sel, Salvatore Margiotta del Gruppo Misto, Paola Taverna e Paola Nugnes del M5S, Marco Di Lello del Psi. Citando le decisioni in tal senso degli stati Usa, i parlamentari scrivono che “l’opzione antiproibizionista sulla marijuana non è più semplicemente un’idea, ma è diventata una concreta strategia di governo, con effetti positivi sul piano sociale, sanitario e del contrasto alle organizzazioni criminali e con una dimostrabile efficienza sul piano fiscale”.
La detenzione lecita
La proposta di legge stabilisce il principio della detenzione lecita, esclusivamente per i maggiorenni, di cinque grammi di cannabis, innalzabili a 15 in casa propria, senza necessità di autorizzazioni né comunicazioni ad alcuna autorità. Rimane proibito invece lo spaccio, anche per quantità inferiori ai 5 grammi,mentre è consentita la detenzione di cannabis per uso terapeutico entro i limiti contenuti nella prescrizione medica, anche al di sopra dei limiti previsti per l’uso ricreativo.
La coltivazione personale e in club
Chi vuole potrà coltivare fino a 5 piante di cannabis di sesso femminile in casa propria, ed è consentita la detenzione del prodotto ottenuto dalla propria coltivazione, che va comunicata – e non autorizzata – all’ufficio regionale dei Monopoli competente per territorio. Un’ulteriore opzione è quella della coltivazione in forma associata, per cui i parlamentari italiani si sono ispirati ai “cannabis social club” spagnoli. Va dunque costituita una associazione senza fini di lucro di cui possono fare parte al massimo 50 persone, tutte obbligatoriamente maggiorenni e residenti in Italia. Ogni membro del club può coltivare fino a 5 piante. Chi coltiva per uso personale e nei social club non può vendere il prodotto, perché per la vendita al dettaglio viene istituito il monopolio statale. I privati potranno essere autorizzati per la coltivazione, la lavorazione e la vendita, che avverrà esclusivamente in negozi dedicati, solo dall’agenzia delle Dogane e dei monopoli.
Per aspetti come la tracciabilità del processo produttivo, il divieto di importazione e esportazione di piante di cannabis e prodotti derivati, l’autorizzazione per la vendita al dettaglio, vigilanza del ministero della Salute sulle tipologie e le caratteristiche dei prodotti ammessi in commercio e sulle modalità di confezionamento, si rimanda a tre decreti ministeriali.
L’uso terapeutico
La proposta di legge interviene anche sull‘uso medico della cannabis, per migliorare la situazione attuale in cui il diritto a curarsi con i derivati della cannabis è formalmente previsto, ma sostanzialmente impedito da vincoli burocratici. Sono dunque previste norme per semplificare la modalità di individuazione delle aree per la coltivazione destinata a preparazioni medicinali e delle farmaceutiche autorizzate, in modo da soddisfare il fabbisogno nazionale, e semplificate le modalità di consegna, prescrizione e dispensazione dei farmaci. Sarà comunque vietato il fumo di marijuana e di hashish in luoghi pubblici, aperti al pubblico e negli ambienti di lavoro, pubblici e privati: quindi niente droghe leggere al parco o in strada, perché sarà possibile fumare solo in spazi privati. La legalizzazione della cannabis non comporta in ogni caso l’attenuazione delle norme e delle sanzioni previste dal codice della strada per la guida in stato di alterazione psico-fisica. (LaPresse)