Ex capo della Cia: “Trump minaccia sicurezza nazionale Usa, è pericoloso”

Non solo Donald Trump non e’ qualificato per fare il presidente degli Stati Uniti, ma costituisce un pericolo per il Paese: parola di Michael Morell, che e’ stato …

Non solo Donald Trump non e’ qualificato per fare il presidente degli Stati Uniti, ma costituisce un pericolo per il Paese: parola di Michael Morell, che e’ stato consigliere di intelligence per l’ex presidente George W. Bush, e numero uno della Cia durante l’amministrazione Obama. In un editoriale sul New York Times, Morell appoggia Hillary Clinton e definisce Trump “una minaccia per la sicurezza nazionale”, spiegando che non ha alcuna esperienza sulla protezione del Paese, e il suo carattere lo farebbe essere un presidente “pericoloso”. (Ansa)

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Elezioni Usa, 50 ex funzionari repubblicani contro Trump: “Ignoranza allarmante, minaccia sicurezza e benessere”

L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca metterebbe “a rischio la sicurezza nazionale del Paese ed il suo benessere”. Nel giorno in cui l’ex agente Cia Evan McMullin annuncia la propria candidatura come indipendente per raccogliere i voti dei repubblicani che non ci stanno a votare per il tycoon, cinquanta ex alti funzionari esperti di sicurezza e politica estera del G.o.p hanno scritto al New York Times una dura lettera aperta contro il miliardario newyorkese. “Nessuno di noi lo voterà”, spiegano tra gli altri l’ex direttore della Cia Michael Hayden, gli ex segretari alla Sicurezza interna Michael Chertoff e Tom Ridge, gli ex rappresentanti per il commercio Carla Hills e Robert Zoellick ed ex funzionari del dipartimento di Stato come Eliot Cohen e Philip Zelikow. “Non ha il carattere, i valori, l’esperienza per essere presidente”, sottolineano i cinquanta.

“Da un punto di vista di politica estera”, continua la lettera, “non è qualificato come presidente e Comandante in capo”, con “il comando sull’arsenale nucleare degli Usa”. “Siamo convinti”, scrivono “che sarebbe pericoloso e metterebbe a repentaglio la sicurezza e il benessere del nostro Paese”. E ancora: “Sembra non avere conoscenze di base e fiducia nella Costituzione, nelle leggi e nelle istituzioni degli Stati Uniti, compresa la tolleranza religiosa, la libertà di stampa e l’indipendenza del potere giudiziario“. “A differenza di altri presidenti che avevano un’esperienza limitata di politica estera, Trump non ha mostrato alcun interesse a prepararsi. Continua a fare sfoggio di un’ignoranza allarmante sui fatti fondamentali della politica internazionale contemporanea”. E nonostante ciò “sostiene di comprenderla e di “sapere sull’Isis più cose dei generali””.

Un presidente, “secondo la nostra esperienza”, proseguono i cinquanta, deve “essere disciplinato, controllare le emozioni e agire solo dopo una riflessione e un’attenta deliberazione, mantenere relazione cordiali con i leader di Paesi con diversi background e avere il loro rispetto”. Al contrario Trump “manca di autocontrollo, agisce in modo impetuoso, non tollera critiche personali, ha allarmato i nostri alleati con il suo comportamento incostante“. In più “non sa o non vuole separare il vero dal falso”. “In molti hanno dubbi su Hillary Clinton, proprio come molti di noi”, è la conclusione, “ma Donald Trump non è la risposta alle sfide impegnative che ha davanti l’America ed a queste elezioni cruciali: siamo convinti che nello Studio Ovale sarebbe il presidente più irresponsabile nella storia americana”

Nel frattempo, appunto, alla corsa per lo Studio Ovale si è unito un nuovo candidato indipendente. E’ Evan McMullin, mormone, ex Cia e responsabile politico in seno alla House Repubblican Conference. Quarantenne, secondo quanto riferiscono i media americani avrebbe alle spalle il sostegno di molti finanziatori del partito repubblicano e potrebbe raccogliere i consensi dei conservatori delusi e frustrati dalla nomination di Trump.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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5 commenti

  1.   


    DELLA MANIERA IN CUI I DEMOCRATICI HANNO TROVATO L’UOMO NERO NELLE E-MAIL DI HILLARY
     
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16745DI PAUL CRAIG ROBERTS
     
    Bernie Sanders ha vinto la nomination presidenziale, ma è stato sbattuto fuori dal Democratic National Committee (DNC), il corpo operante del Partito Democratico. Il DNC ha aiutato Hillary a  vincere la nomination grazie alla combinazione di conteggi sbagliati e all’impegno da parte dei super delegati, che nessuno ha eletto, a votare per lei. Ha così ottenuto questa nomina illegittimamente.
     
    Lo sanno tutti i sostenitori di Bernie Sanders. Si sono opposti a Hillary, ed è improbabile che molti di loro la voteranno.


Quando si è venuti a conoscenza dello scandalo delle e-mail, il Comitato Nazionale Democratico, sperando di spostare la colpa altrove, ha chiesto: “Chi odiano di più gli americani rispetto ad Hillary?” e hanno risposto “i russi”. Washington ha continuato a demonizzare i russi negli ultimi 3 – 4 anni.
     
    Così agli americani è stato consigliato di disprezzare i russi. Ecco perché il DNC e le puttane dei media (presstitute) accusano Putin del rilascio, da parte di WikiLeaks, delle e-mail che hanno dimostrato che i democratici stavano barando estromettendo Sanders dalla nomina presidenziale. Il problema è diventato Putin, non Hillary.

Hillary è una truffatrice sotto molti aspetti. Ma è sfuggita al processo, perché è troppo utile agli oligarchi. Così hanno scaricato tutta la colpa su Putin, dicendo che si tratta di un piano russo per far sì che venga eletto Donald Trump. Io non credo che saranno in grado di ingannare molte persone. Solo gli stupidi. Funzionerà sui media, perché i media non sono onesti e nemmeno indipendenti.
     
    I media americani sono come i vecchi media sovietici – si deve rispondere al Capo e non si possono raccontare i fatti in maniera indipendente. Affermare che tutto questo scandalo delle e-mail è un piano di Putin, non ingannerà gli americani.

I Democratici sono alla ricerca di un uomo nero, di qualcuno da incolpare per le loro azioni. Non si rendono nemmeno conto che tali accuse fanno sembrare la Russia una superpotenza informatica.
     
    …ecc…

     

  2.   

     

    Non intendo entrare nel merito di chi preferisce Trump o Hillary, poiche’ ognuno sostiene chi gli conviene di piu’, questo e’  normale ed anche comprensibile.
    Ora, Mr. Morell ex direttore Cia, che nel 2013 si e’ dimesso per gestire l’Intelligence di Obama, dichiara che Trump e’ una minaccia per la sicurezza Nazionale…  Certo , occorre mettere Paura alla popolazione, come in Europa con l’Isis…
    Dimentica Morell che  Bush , deve ringraziare lui per il disastro del 9/11, dove l’Intelligence ha fallito in pieno, permettendo a 6 Beduini  gestiti da un vecchio paralitico con un telefonino, nelle grotte Afgane, di distruggere l’Immagine della Prima Potenza Mondiale, oltre alle varie Torri e piu’ di tremila morti.
    Invece, quando la valigetta dei Codici sara’ in mano della Clinton, il paese sara’ al sicuro, finalmente, essendo Lei esperta in comunicazioni ” criptate”, intercettazioni ed in protocolli della Security…( e-mail )… e se al suo fianco, come intelligence saranno presenti elementi come Morell, il Paese potra’ sicuramente dormire..in pace.. quella eterna…
     
     

  3.   

    ronin non e’ affatto una novita’, mi ricordo che Eastwood era contro Obama nel 2008, fece quell’intervista penosa con la sedia vuota e si sputtano’ in diretta tv, uno spettacolo patetico. Che peccato, un magnifico attore, un mito vivente per i suoi western (e come regista anche in film come Gran Torino o Million Dollar Baby) Clint poteva starsene fuori della mischia politica di parte invece di sputare sentenze a 86 anni sui fighetta e contro il politically correct (peraltro chi non gli darebbe ragione!!), recitando la parte del macho che preferisce quel cazzaro di Trump. Che peccato, anche i miti deludono. 

  4.   

     
    Clint Eastwood attacca la “generazione fighetta” ma gli Usa muoiono per altro: l’abuso di welfare
    Di Mauro Bottarelli
     
    http://www.rischiocalcolato.it/2016/08/clint-eastwood-attacca-la-generazione-fighetta-gli-usa-muoiono-altro-labuso-welfare.html
    “In segreto siamo tutti stanchi della correttezza politica. Oggi siamo nel pieno della generazione dei leccaculo, la generazione “pussy”. Le timorose fighette del questo non si può dire, questo non si può fare, tutto è proibito. Altrimenti piovono accuse di razzismo”. Parole e musica di Clint Eastwood in un’intervista che uscirà sul numero di settembre di Esquire. Poi, il botto: “Trump è uno che dice quello che gli passa in testa e spesso non si tratta di concetti così buoni ma almeno dice quello che pensa. Non sono sempre d’accordo con lui ma è uno tosto. La Clinton, invece, ha dichiarato che intende seguire le orme di Obama e ha fatto fatto troppi compromessi per la politica. Io ho rinunciato a farne e sono sicuro che Ronald Reagan non si sarebbe comportato così”.
     
    E se Eastwood mette le mani avanti – “Il mio non è un endorsement, non appoggio nessun candidato, né ho mai parlato con Trump” -, si tratta comunque di un’indicazione di voto forte e chiara. Già immagino certa stampa e certi intellettuali che avevano incensato Million Dollar Baby e Gran Torino, cambiare idea e ricatalogare Eastwood solo come il guerrafondaio Gunny o il fascista Callaghan.
     
    …ecc…

     
     

  5.   

     
    CLINT EASTWOOD: BASTA COI LECCACULO IO VOTERÒ TRUMP
     
    http://www.miglioverde.eu/clint-eastwood-vota-trump/
     
    Clint Eastwood si schiera con Trump per dire basta al ‘politicamente corretto’. Il famoso regista e attore 86enne lo rivela in un intervista alla rivista Esquire. Trump è la scelta migliore per l’America, secondo Eastwood, perché nemico della correttezza politica e perché dice ciò che pensa in un Paese di «leccaculo».
     
    La sua franchezza, per Eastwood, è «rinfrescante». «Segretamente tutti sono stanchi della correttezza politica, oggi abbiano la generazione dei leccaculo», dice ancora il regista. «Camminano tutti sulle uova. Vediamo persone accusare altre persone di essere razziste per qualsiasi cosa dicano».
     
    Eastwood da sempre Repubblicano, mette tuttavia le mani avanti spiegando che il suo «non è un endorsement», ma se gli si chiede di scegliere tra Trump e la candidata democratica Hillary Clinton, senza alcuna esitazione risponde: «vado con Trump» perché «lei ha dichiarato di voler seguire le orme di Obama». Il regista quest’anno non ha partecipato alla Convention Repubblicana, ma ricorda ancora la sua partecipazione a quella di Tampa nel 2012, quando mise in scena un dialogo con il presidente Barack Obama rivolgendosi a una sedia vuota.
     
    Una scelta di cui si è pentito con il tempo e che ora definisce «quella cosa sciocca …di parlare con una sedia vuota». Ma in quel momento sembrava la cosa giusta da fare per «dire qualcosa di più». L’idea gli era venuta da una frase di una canzone di Neil Diamond: «And no one heard at all/not even the chair. Quando l’ho sentita ho pensato, questo è Obama».