Tutti a parlare di due cose: la bombetta di New York e il primo italiano che si è comprato un iPhone 7.
Ormai la gente ha solo esperienze a telecomando e sono tutte assolute, mai relative. Non conta il pericolo reale, non conta il merito, non contano le cause, le capacità, l’utilità sociale o personale, non conta neppure quello che è davvero successo. Se media e social ripetono mille volte la stessa notizia per tanti è mille volte più rilevante di una notizia, non importa quanto grave, data una volta sola.
Hanno cominciato quasi per caso con l’undici settembre, che per molti (e non solo americani) è stato un evento più grave della guerra del Vietnam e di certo della guerra del Golfo e continuazioni, benché abbia provocato un numero di vittime migliaia di volte inferiore. Così hanno capito com’era facile, altro che censura o propaganda, pratiche costose e spesso inefficaci.
Basta la ripetizione, meglio se di corti video (massimo un minuto) o slogan (massimo 140 caratteri): il bombardamento mediatico porta gli psicolabili (larga parte della popolazione, grazie alle nuove tecnologie) a riflessi emotivi condizionati, come il cane di Pavlov.
di Francesco Erspamer, professore di lingue romanze e letteratura alla Harvard University
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Cesare58
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