“Grande soddisfazione per la sentenza della Corte di Giustizia europea che conferma definitivamente l’illegittimità del pagamento del compenso per copia privata per gli usi professionali da parte di produttori ed importatori. Abbiamo denunciato, fin dall’emanazione del cosiddetto decreto Bondi la contrarietà al diritto comunitario delle norme italiane che disciplinano il compenso per copia privata sugli usi professionali. Ora auspichiamo che la nuova regolamentazione sul tema recepisca integralmente le indicazioni date dalla Corte e che le aziende siano prontamente risarcite per quanto indebitamente versato oggi ” è la dichiarazione di Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale a proposito della sentenza pronunciata oggi dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla causa C-110/15.
La Corte è stata chiamata a decidere in merito ai quesiti posti dal Consiglio di Stato italiano sulla compatibilità comunitaria della disciplina sul compenso per copia privata stabilita dal Decreto Bondi relativamente alle esenzioni per prodotti ad uso professionale ed al ruolo di Siae nella gestione dei protocolli applicativi. La Corte di Lussemburgo ha confermato che l’applicazione dei compensi per copia privata non può essere indiscriminata e che i dubbi sollevati dal Consiglio di Stato avevano fondamento, dando ragione a Nokia Italia, Hewllet Packard, Telecom Italia, Samsung Electronics, Dell, Fastweb, Sony Mobile, Wind con l’intervento in adiuvandum di Assotelecomunicazioni-Asstel, che impugnarono il decreto Bondi.
In particolare, la sentenza stabilisce sostanzialmente che i prodotti professionali devono essere esentati dal pagamento della copia privata con un meccanismo ex ante e che tale esenzione deve essere assicurata dal legislatore e non può essere lasciata a una negoziazione arbitraria condotta da una parte in causa qual è la Siae. Va da sé che la dichiarazione della Corte di illegittimità del decreto Bondi estende i suoi effetti al decreto Franceschini, che ha reiterato il medesimo sistema. Con questa importante pronuncia si completa il quadro giuridico europeo sulla copia privata già affrontato con i casi Padawan, Amazon, Copydan.
Fonte: Comunicato Confindustria Digitale