Ilva, Report Regione Puglia (PDF): “Aumento 4% di morti, colpiti soprattutto i bambini”

Il processo per disastro ambientale dell’Ilva riprende in Corte d’Assise all’indomani della presentazione, da parte della Regione Puglia, del nuovo rapporto su malattie e mortalità a Taranto legato …

Il processo per disastro ambientale dell’Ilva riprende in Corte d’Assise all’indomani della presentazione, da parte della Regione Puglia, del nuovo rapporto su malattie e mortalità a Taranto legato all’inquinamento provocato dagli impianti dell’azienda.

Rapporto messo a punto dal Centro Salute e Ambiente della Regione da cui si evidenzia un eccesso di tumori, di malattie cardiovascolari, respiratorie e di altre patologie serie per oltre 300mila persone residenti tra Taranto e i vicini comuni di Statte e Massafra, seguite dagli epidemiologi sino alla fine del 2014.

Fra i dati che spiccano, quelli relativi alle malattie e ai ricoveri dei bambini residenti nei rioni Tamburi e Paolo VI di Taranto. La presentazione dei dati, avvenuta a Bari, ha riacceso anche lo scontro che da mesi contrappone sull’Ilva la Regione Puglia e il governo.

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Scontro che è destinato a salire di toni ora che Emiliano ha annunciato che impugnerà alla Corte costituzionale, per avvenuta lesione delle prerogative della Regione, l’ultima legge varata a fine luglio dal Parlamento sull’Ilva: quella che disciplina le modalità di cessione dell’azienda a nuovi privati (è in corso la relativa procedura con due cordate in gara), ma dispone anche nuove misure, come la possibilità che l’Arpa Puglia faccia assunzioni per i controlli ambientali.

Emiliano chiede che il governo valuti i dati del nuovo rapporto su malattie e mortalità e agisca. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha già replicato osservando che i dati fotografano una situazione non più attuale, che nel frattempo è migliorata anche per effetto dell’applicazione Aia. Emiliano, inoltre, chiede che si cambi modello di produzione all’Ilva per abbattere l’inquinamento, passando dal carbone al gas. Galletti risponde evidenziando come la valutazione del piano ambientale dei candidati in gara per l’azienda determinerà la scelta finale e l’individuazione del nuovo gestore dell’Ilva.

Il passaggio dal carbone al gas, sia pure in modo sperimentale e parziale, era un’opzione presente nel piano dell’ex commissario Ilva, Enrico Bondi, poi ripresa dall’ex dg dell’azienda, Massimo Rosini. Tra le ipotesi allo studio, la possibilità di sostituire l’altoforno 5, fermo da oltre un anno e in attesa di rifacimento, con due forni elettrici per usare gas e preridotto di ferro, oppure rifare l’altoforno 5 con nuove tecnologie e sostituire altri altiforni più datati.

Un riassetto produttivo che nei piani di Rosini avrebbe anche comportato un abbassamento della forza lavoro di Taranto, oggi pari a 11mila unità. Ma al di là degli studi di massima non si è mai andati, così come, sotto la gestione commissariale che governa l’Ilva da giugno 2013, il preridotto di ferro, importato, è stato solo sperimentato e testato sia negli altiforni che nelle acciaierie. Adesso Emiliano chiede un’analisi più dettagliata sull’intera decarbonizzazione e rilancia la richiesta di essere ascoltato dal governo.

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La legge ultima prevede che i privati presentino ai commissari sia il piano ambientale, sulla cui base e in presenza di innovazioni possono chiedere una proroga del completamento degli interventi Aia sino a fine 2018, sia quello industriale. Ed è proprio quest’ultimo che dovrà indicare le modalità e le quantità produttive della “nuova” Ilva. Disponibile ad aprire sul gas è Arvedi, in cordata con Cassa Depositi e Prestiti, Delfin di Leonardo Del Vecchio di Luxottica e ora anche con gli indiani di Jindal, mentre è per l’attuale ciclo, sia pure innovato, l’altra cordata in campo: quella che vede insieme Arcelor Mittal, big mondiale dell’acciaio, e Marcegaglia.

Settimane di scelte e di nuove difficoltà per l’Ilva, quindi. Galletti riconferma che entro il 13 novembre gli esperti diranno quale è il piano ambientale migliore tra i due presentati. E in questo clima da mercoledì 4 sino a venerdì 7 ottobre i lavoratori dell’Ilva di Taranto vanno alle urne per rinnovare il loro consiglio di fabbrica ed eleggere i nuovi 81 delegati sindacali, 60 per gli operai, 18 per gli impiegati e uno per i quadri.

LA RELAZIONE CONCLUSIVA DELLA REGIONE PUGLIA SU ILVA

>>> Clicca e scarica la copia del Report del Centro Salute Ambiente Puglia

Sintesi dei principali risultati

  • +24% Ricoveri per malattie respiratorio dei bambini residenti nel quartiere Tamburi , +26% quartiere Paolo VI;
  • l’esposizione alle polveri industriali è responsabile di un +4% di mortalità, in particolare +5% di mortalità per tumore polmonare;
  • +10% per infarto del miocardio;

Per effetto dell’SO2 (anidride solforosa) industriale:

  • +9% mortalità, in particolare +17% mortalità per tumore polmonare, +29% per infarto del miocardio;
  • Entrambi gli inquinanti sono responsabili di nuovi casi di tumore del polmone tra i residente (+29% le POLVERI e +42% l’SO2)

Nell’ambito delle attività della Regione Puglia, è stata promossa una valutazione epidemiologica dello stato di salute delle persone residenti nei Comuni di Taranto, Massafra e Statte che ha visto la collaborazione del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, della ASL di Taranto, di ARPA Puglia e di AReS Puglia.

L’area è da anni oggetto di attenzione per le possibili ripercussioni sulla salute della popolazione delle emissioni ambientali derivanti dagli impianti industriali presenti, in particolare dell’impianto siderurgico ILVA.

Alla presentazione hanno partecipato Michele Emiliano (Presidente Regione Puglia), Giovanni Gorgoni (Direttore Dipartimento Salute Regione Puglia), Giancarlo Ruscitti (Commissario Ares Puglia) e Francesco Forastiere (dirigente Dipartimento di Epidemiologia Regione Lazio).

Il rapporto, disponibile sul portale web del CENTRO SALUTE AMBIENTE PUGLIA (http://www.sanita.puglia.it/web/csa), nella sezione Attività > Pubblicazioni > Relazioni Scientifiche, e in allegato a questo comunicato, illustra i risultati dell’indagine epidemiologica condotta per valutare l’effetto delle sostanze tossiche di origine industriale, emesse dal complesso ILVA, sulla salute dei residenti. Tale possibile danno sulla salute è stato valutato considerando l’insorgenza di patologie, ovvero il loro aggravamento tale da comportare un ricovero ospedaliero o, addirittura, il decesso.

In questo studio sono stati valutati gli effetti delle esposizioni ambientali e occupazionali sulla mortalità/morbosità della popolazione residente utilizzando il disegno epidemiologico della coorte residenziale (la coorte, in epidemiologia, indica un insieme di individui di una popolazione predefinita, caratterizzati dall’aver sperimentato uno stesso condizione in un periodo definito e seguiti nel tempo).

La coorte in studio è costituita dalle 321,356 persone, residenti tra il 1 Gennaio 1998 ed il 31 Dicembre 2010 nei comuni di Taranto, Massafra e Statte. Sono stati utilizzati gli archivi anagrafici comunali per l’arruolamento delle coorti dei residenti, il Registro Regionale delle Cause di Morte, le Schede di Dimissione Ospedaliera e il Registro Tumori di popolazione. Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 Dicembre 2014, ovvero fino alla data di morte o di emigrazione.

Ad ogni individuo della coorte, sulla base dell’indirizzo di residenza, sono stati attribuiti gli indicatori della esposizione alla fonte di inquinamento presente nell’area utilizzando i risultati di modelli di dispersione in atmosfera degli inquinanti scelti come traccianti (PM10 ed SO2, ovvero polveri sottili e anidride solforosa). L’esposizione individuale dei soggetti della coorte è stata ricostruita a partire dal 1965 (anno di avvio dell’impianto siderurgico) al 2014 integrando i risultati del modello di dispersione con i dati effettivi di produttività ILVA, i dati quinquennali di emissioni dall’impianto (fonte ISPRA), e la storia residenziale individuale. Per ciascun soggetto della coorte si è resa dunque disponibile un’esposizione relativa a ciascun anno di residenza.

I dati derivanti dallo studio campionario PASSI sono stati utilizzati per verificare l’ipotesi che fattori di confondimento legati alle abitudini individuali (ad esempio il fumo di sigarette, l’alcol) potessero essere responsabili dei risultati ottenuti.

È stata infine analizzata la coorte di Taranto per il periodo 2008-2014 per verificare la relazione tra i cambiamenti temporali delle esposizioni ambientali e i cambiamenti temporali della mortalità.

In sintesi, lo studio ha fornito i seguenti risultati:

1. L’esposizione a PM10 e SO2 di origine industriale è associata a un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti. All’aumento di 10µg/m3 del PM10 di origine industriale, a parità di età, genere, condizione socio-economica e occupazione, si è osservato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali pari al 4%; per l’esposizione ad SO2 di origine industriale l’incremento di rischio è del 9%. Per entrambi gli inquinanti si è osservata anche una associazione con la mortalità per cause tumorali (es. il tumore del polmone +5% per il PM10 e + 17% per SO2) e per le malattie dell’apparato cardiovascolare, in particolare si è osservato un eccesso importante per gli eventi coronarici acuti (infarto del miocardio e angina instabile). Un aumento di rischio si è osservato anche per le malattie dell’apparato renale.

2. Tra i residenti nell’area di Taranto si è osservata una associazione tra gli stessi inquinanti e ricorso alle cure ospedaliere per molte delle patologie analizzate. In particolare, per effetto del PM10 e SO2 (per incrementi di 10 µg/m3 delle concentrazioni) sono stati osservati eccessi per malattie neurologiche, cardiache, infezioni respiratorie, malattie dell’apparato digerente e malattie renali. Le gravidanze con esito abortivo sono associate all’esposizione a SO2 delle donne residenti. Tra i bambini di età 0-14 si sono osservati eccessi importanti per le patologie respiratorie, in particolari tra i bambini residenti a Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24%, tra quelli di Paolo VI +26%.

3. L’incidenza tumorale è associata nel periodo 2006-2011 all’esposizione agli inquinanti studiati. L’aumento del rischio raggiunge la significatività statistica per tumore del polmone (+29% per esposizione a PM10, + 42% per SO2).

4. Lo stato socioeconomico e i fattori di rischio individuali, come il fumo di sigarette e l’alcol non sono responsabili dei risultati riscontrati.

5. La produttività dell’ILVA ha avuto delle variazioni nel periodo 2008-2014 con un declino a seguito della crisi economica (2009), un successivo aumento negli anni 2010-2012, e un declino nel 2013-2014. All’andamento produttivo, e quindi alla variazione delle emissioni, ha corrisposto un effetto sui livelli di inquinamento in prossimità dell’impianto e nei quartieri limitrofi. L’andamento della mortalità ha seguito in modo speculare l’andamento della produttività e l’inquinamento nei quartieri Tamburi e Borgo. Si è assistito a variazioni positive nei tassi di mortalità fino al 2012, a seguito di incrementi del PM10 di origine industriale, per poi osservare una riduzione sia dell’inquinamento che della mortalità nel 2013-2014.

In sintesi, l’indagine epidemiologica conferma i risultati degli studi precedenti rafforzandone le conclusioni, estende l’ambito di osservazione a diversi esiti sanitari, e considera diversi aspetti metodologici. La lettura dei risultati, anche alla luce della letteratura più recente sugli effetti nocivi dell’inquinamento ambientale di origine industriale, depone a favore dell’esistenza di una relazione di causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario nell’area di Taranto. La latenza temporale tra esposizione ed esiti sanitari appare breve, ad indicare la possibilità di un guadagno sanitario immediato a seguito di interventi di prevenzione ambientale. Lo studio è stato possibile grazie al grande sforzo delle istituzioni collaboranti e alla qualità nella raccolta e disponibilità di dati ambientali e sanitari.

µg= microgrammo (un millesimo di milligrammo)

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