Non è ancora scritto, ma con ogni probabilità cambia il decreto fiscale in materia di forfait sull’emersione dei contanti. A quanto si apprende, salterebbe l’aliquota unica del 35%, per tornare invece alle regole in vigore dal 2015, che prevedevano l’obbligo di indicare la provenienza delle somme versate. L’imposta flat sarebbe quindi sostituita con le normali aliquote progressive sui redditi e si tornerebbe così alla voluntary disclosure in versione originale che imponeva ai contribuenti anche di dimostrare la provenienza delle somme sanate.
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Il dietrofront del governo sull’aliquota unica del 35% arriva dopo le polemiche per quello che era stata ribattezzata la norma “salva-Corona”, che in molti avevano equiparato a una sorta di “sanatoria” per ricchi.
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Intanto, sono scintille sulla manovra fra il presidente dell’Inps Tito Boeri e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
“Se l’idea era quella di aiutare le persone in pensione povere”, ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a margine di un convegno all’Università Cattolica, “non è il modo migliore di utilizzare la scarse risorse disponibili, perché la 14esima va anche a persone che vivono in famiglie con reddito alto”. “Dati alla mano”, ha aggiunto, “solo 3 su 10 percettori di 14esima appartengono al 20% più povero della popolazione e quasi il 30% appartiene al 30 per cento più ricco della popolazione. Questo dimostra che le risorse sono quindi allocate male. C’erano altri modi”, ha concluso Boeri, “per arrivare ai più poveri ed era considerare il reddito complessivo della famiglia, utilizzando i dati Isee che abbiamo già”.
In un’intervista registrata per il convegno dei giovani imprenditori di Confindustria, Boeri aveva sottolineato che la legge di bilancio non guarda sufficientemente ai giovani e “un Paese che smette di investire sui giovani è un Paese che non ha grandi prospettive di crescita”.
“A me – spiega – interessa sapere quanto questa legge di bilancio parla giovane, ma l’impressione è che sia nel solco degli ultimi 10-15 anni, con poche eccezioni. Solo nel 2015 guardava di più ai giovani”. La manovra attuale, prosegue Boeri, “investe sulle pensioni e sull’età immediatamente precedente. Per il Paese è fondamentale tornare a crescere: negli ultimi 20 anni la povertà è aumentata, soprattutto tra i giovani. I salari d’ingresso quando si entra sono molto bassi e negli ultimi 25 anni sono diminuiti di un altro 25%, la disoccupazione è sotto gli occhi di tutti e poi ci sono molti giovani che vanno all’estero”. Dunque per il numero uno dell’Inps “il nostro problema è questo: un Paese che smette di investire sui giovani è un Paese che non ha grandi prospettive di crescita e questa legge di bilancio fa poco su questo fronte”.
Immediata la replica del ministro del lavoro Giuliano Poletti: Tito Boeri sbaglia “questa manovra guarda al futuro“. “Si basa – spiega – su due grandi pilastri: crescita sviluppo impresa e innovazione”. “Si parte – prosegue il ministro – dalla ricerca dall’innovazione e dalle università, vogliamo aumentare del 100% i giovani che frequentano gli istituti tecnici”,. La manifattura, dice ancora, “è la spina dorsale del sistema economico italiano e non avere chiaro questo significa” non avere chiara la storia del nostro Paese.
Poletti ha aggiunto che non si tratta di una manovra lacrime e sangue: “non ci sono nè lacrime nè sangue per fortuna, ci sono un po’ di soldi per i pensionati, l’abbassamento dell’età di pensionamento, un investimento importante sull’innovazione e la tecnologia e un sostegno all’impresa, infine un lavoro importante di lotta alla povertà”. (AGI)
ronin
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Nascondere i risparmi a casa diventa reato
di Ruggiero Capone
http://www.opinione.it/politica/2016/10/21/capone_politica-21-10.aspx
L’ultimo suggerimento dell’Unione europea per colpire il risparmio degli italiani ci giunge per bocca di Stefano Simontacchi (direttore del Transfer Pricing Research Center dell’Università di Leiden, Olanda, e consigliere di Rcs MediaGroup): per l’ennesima volta i poteri bancari che controllano la Commissione europea utilizzano il ventriloquo comodo al Gruppo Bilderberg. Infatti, secondo Simontacchi sul Corriere della Sera, “una volta entrati nel sistema bancario, i soldi dovrebbero essere monitorati per impedire che vengano impiegati per usi incompatibili con l’attività del titolare”. Per Simontacchi, “si sta presentando un’occasione imperdibile per reperire i fondi che mancano per gli interventi a favore della crescita”.
Ma a quali soldi alludono? Soprattutto, chi dovrebbe essere colpito dalla iniziative del ministero dell’Economia? Nell’occhio del ciclone ci sono ora i soldi che gli italiani avrebbero occultato sotto il mattone, creando (secondo i soliti prezzolati dagli “investitori istituzionali”) un “danno al sistema bancario del Paese”. Il denaro dei “paradisi domestici” (equivalente interno dei “paradisi fiscali” esteri) ammonterebbe secondo stime dell’Abi a 150 miliardi di euro, circa il 10 per cento del Pil italiano.
Ecco che il soldo dell’italiano medio, già turlupinato dalle banche (vedasi i casi di Arezzo, Marche…), terrorizzato dall’idea che i suoi depositi possano venire azzerati per non chiare “ragioni di Stato”, viene bollato dal Corsera come “un enorme fiume sotterraneo di ‘liquido’ che alimenta l’economia sommersa nella quale sguazzano beati evasori fiscali e criminali e che preoccupa magistrati e forze di polizia che per farlo riemergere vedono come soluzione una nuova Voluntary Disclosure e norme che incoraggino l’uso della moneta elettronica”. Dichiarazioni di menti non aduse al risparmio quotidiano, al dover fare i conti con la penuria di mezzi economici: infatti il Simontacchi, al pari dell’estensore dell’articolo sul Corsera, non sembra soffrano problemi di portafoglio. Ergo possono poco comprendere, interpretare, i dati dell’Abi dal punto di vista dell’uomo della strada: se gli italiani risultano agli ultimissimi posti in Europa per l’uso della moneta elettronica, seguiti solo da Bulgaria, Grecia e Romania, è perché gli italiani sono diventati poveri a causa delle manovre di Unione e Banca centrale europea, attuate dai loro servi governanti, magistrati e dirigentume vario di Stato. E come al solito gli esperti del piffero usano paragonare i dati sulla circolazione di denaro in Italia a quelli di Olanda, Svezia, Germania, Norvegia, dimenticando che il Bel paese è ormai intristito e depresso a causa delle scelte monetarie dettate dai Paesi ricchi dell’Eurozona.
Poi ci si domanda cosa avrà mai nella zucca chi vorrebbe convertire all’homebanking o all’e-commerce pastori e contadini italiani, ridotti alla miseria da una selva di normative Ue partorite dai compari dei cosiddetti “investitori istituzionali”. Se in Italia 87 operazioni su 100 avvengono in contanti, mentre la media dei Paesi Ue è di 60, evidentemente gli italiani non si fidano delle banche, soprattutto sono stufi di pagare i tanti costi occulti che si celano in ogni operazione con moneta elettronica. Durante il Governo Monti del 2012 e poi nel 2014, il ministero dell’Economia e finanze ripeteva che “l’eccessivo uso del contante e l’economia sommersa influenzano negativamente in modo significativo il livello di rischio-Paese… il contante è il mezzo di pagamento preferito per le transazioni riferite all’economia informale ed illegale”. Proprio nel 2012 pioveva sugli italiani il limite al prelievo bancario contanti di 1000 euro, quindi Pier Luigi Bersani del Pd proponeva di abbassare il tetto del contante a 200 euro. Sempre da quell’area politica c’era chi proponeva il limite di 1000 euro alla tesaurizzazione domestica del contante, invitando l’Esecutivo a normare il settore, in modo che la Guardia di finanza potesse intervenire nelle case degli italiani con “paradisi domestici” superiori ai 1000 euro: in parole povere estendere l’articolo 41 del decreto di pubblica sicurezza (che per ora riguarda solo il fondato sospetto di armi e droga) alle circostanze di tesaurizzazione privata superiori ai 1000 euro.
In quest’ottica si sta già muovendo la Bce che, oltre a non immettere più banconote da 500 euro nei Paesi della fascia povera Ue, ha deciso di sospendere dal 2018 l’emissione delle banconote da 500 euro. La scusa è che sarebbero diventate il mezzo preferito dalla criminalità e dal terrorismo per trasportare denaro. Per l’Italia, l’invito dell’Ue a combattere con ogni mezzo i soldi sotto il mattone sarebbe stato camuffato dalla scusa che “la corruzione si alimenta in contanti”. Ecco che un drappello di magistrati avrebbe suggerito all’Esecutivo Renzi di azionare anche in Italia (copiando da Colombia e Uruguay) il cosiddetto “conflitto tra contribuenti”: ovvero la delazione, la denuncia del vicino di casa che spiffera alle forze di polizia chi nel condominio tesaurizzerebbe più di 1000 euro per contati. Per facilitare la normazione, i servi del sistema Ue hanno già diffuso la notizia che nelle banche italiane e svizzere non si troverebbero più cassette di sicurezza libere. Ecco che la norma potrebbe prevedere l’apertura delle cassette sospettate di occultare valori per più di 1000 euro, ovvero tutte le cassette di sicurezza: perché chi mai prenderebbe un simile rifugio bancario per somme inferiori?
Misure che stanno inequivocabilmente dimostrando come il turbocapitalismo sia complementare al comunismo. Del resto, come possiamo dimenticare le statistiche in mano alla Commissione europea di un annetto fa, che denunciavano l’Italia come fanalino di coda nei pignoramenti immobiliari? Per i soloni di Bruxelles le autorità italiane sarebbero poco leste a mettere per strada chi non paga rate di mutui, tasse o ha debiti non onorati verso lo Stato, i privati e le banche. Per l’Ue troppi italiani non meritano un tetto sulla testa, soprattutto dall’Europa pretendono che le case degli italiani vengano vendute per immettere liquidità nel mercato. Pretese, quelle dell’Unione europea, che stanno rendendo davvero inconciliabili le due visioni del mondo, quella italiana e quella nord e centro europea.