Manovra: Renzi mente in modo spudorato all’Europa ‘a soli fini di consenso’ sul referendum

«L’Europa rischia la fine se le regole che gli Stati si sono date non sono rispettate e perdono di credibilità». La voce che rompe il silenzio a cui …

«L’Europa rischia la fine se le regole che gli Stati si sono date non sono rispettate e perdono di credibilità». La voce che rompe il silenzio a cui Bruxelles s’è votata sulle questioni italiane è imbevuta di asprezza. Suona irritata per il campionato di braccio di ferro a cui il governo Renzi sta costringendo le istituzioni europee sui numeri della manovra. I pochi che parlano si sentono traditi e confessano che «Roma non ci sta aiutando ad aiutarla». Così, ora, potrebbe succedere di tutto.

«Con voi abbiamo usato ogni margine di flessibilità», assicura un pezzo grosso di casa Ue, un po’ seccato, un po’ deluso. Il premier, protesta, «va in giro a dire che per colpa nostra non costruirà le scuole di Amatrice». La realtà, giura, è un’altra. È che «sulle spese d’emergenza non ci saranno problemi», perché «il nodo è una manovra che, così come l’hanno presentata, solleva una serie di interrogativi, quasi tutti strutturali».

C’è chi si chiede prima se questo duello sia davvero necessario e poi domanda lumi su come vanno i sondaggi pre-referendari. E chi prova a sdrammatizzare riciclando una vecchia barzelletta sulla Russia sovietica per dare l’idea dell’umore con cui viene letto il caso italiano. Racconta di un maestro elementare che domanda agli alunni «quanto fa 44 più 44?». Uno alza la mano e risponde «133». Il vecchio insegnate sbuffa. Replica che «no, 44 più 44 fa 88» e che «potrebbe fare 87 oppure 89, ma comunque mai 133». Il senso della battuta della fonte europea è che il deficit strutturale nazionale (quello al netto del ciclo e delle una tantum) dovrebbe «migliorare dello 0,6», che potrebbe anche «fare 0,1, ma non crescere dello 0,4 o dell’1,6».

La storia è rivelatrice dei dubbi tecnici europei. L’esame della manovra inviata a Bruxelles fissa al 2,3% l’obiettivo per il deficit 2017, un decimo in più rispetto al 2,2 su cui ci si era accordati. «Poca roba dal punto di vista contabile», assicurano le fonti, anche perché è sostanzialmente scontato che – cent più, cent meno – la parte di fabbisogno legata alle maggiori uscite per il terremoto e i migranti salvati nell’indifferenza generale verrà sdoganata senza malanimi. L’incognita vera è la solidità strutturale del decreto fiscale. Le coperture. Troppe “una tantum”, troppe entrate-scommessa, troppo aleatori i numeri su privatizzazioni, lotta all’evasione, voluntary disclosure, tagli di spesa, tutte cose che potrebbero non succedere come previsto e, quindi, «corrono il rischio d’imporre correzioni».

Da mesi la Commissione Ue, che arbitra il coordinamento della politica economica continentale e vigila sul rispetto degli impegni assunti dalle capitali, ha deciso di dare una mano all’Italia. In effetti, dal vertice di Ypres del 2014 a oggi, Roma ha avuto più margini di maggiore flessibilità di tutti (19 miliardi). Nonostante ciò, ha continuato a chiedere eccezioni e urlare contro l’austerity, rimettendo sempre in gioco le assicurazioni date. Il pareggio di bilancio, per dirne una, è slittato di tre anni, con decisioni che hanno sempre messo Bruxelles davanti al fatto compiuto. Sono cose che non piacciono al Team Juncker, come all’Eurogruppo, che nutrono la sensazione d’aver di fronte un interlocutore che sfrutta la benevolenza per non realizzare quello di cui avrebbe bisogno.

La questione è anche politica. «Talvolta penso che l’Italia non si renda conto di avere ventisette partner», punge una fonte diplomatica di un grande paese. Il senso della frase lo illustrano in Rue de la Loi. «Chi glielo dice agli spagnoli, che hanno fatto riforme con la Troika in casa, che all’Italia si concede il credito che a loro non abbiamo dato?». Si può arguire che la Francia è pure renitente agli impegni; la risposta è che Parigi è in procedura e Roma no. Questo non toglie che la Commissione vorrebbe sostenere l’Italia e tuttavia c’è un limite oltre il quale non può spingersi: la suscettibilità degli altri paesi.

«Vogliamo continuare a dialogare», è la formula che meglio unisce ufficialità e verità del pensiero comune a Bruxelles, dove la parole di Padoan a «Repubblica» sono state davvero mal digerite. Il Team Juncker è consapevole del rischio referendario, preferisce Renzi a ogni alternativa provvisoria che si potrebbe profilare se il governo cadesse. Teme però la debolezza italica. «Ho paura del momento in cui i tassi cominceranno a salire – concede un pezzo grosso dell’Unione -, vi trovereste in grossissimi guai».

Pensa agli oneri aggravati per servire il debito, ai conti che potrebbero sballare, all’instabilità che ne deriverebbe, al possibile effetto domino che potrebbe scattare una volta che si terminerà l’acquisto di bond da parte della Bce. Renzi e Padoan tutto questo lo sanno benissimo. I contatti fra Roma e Bruxelles sono continui e quando, stasera, arriveranno in via XX Settembre le domande della Commissione ci sarà poco da essere sorpresi.

Ai piani alti di Palazzo Berlaymont, dove si preferirebbe non mettere piede nella contesa elettorale, ci si chiede però come reagire davanti al «dubbio» che il premier cerchi lo scontro con l’Europa perché crede che possa garantirgli consensi referendari. Avrebbero voluto negoziare col Tesoro una via morbida per rinviare ogni giudizio a dopo il 4 dicembre. Le circostanze complicano il quadro e impongono creatività diplomatica. Al posto di un percorso negoziale coordinato si è finiti in un duello che rende le soluzioni più ponderose e gli scenari di crisi, anche i peggiori, meno improbabili.

Fonte: La Stampa

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4 commenti

  1.   

    E’ auspicabile che il NO vinca per salvare quel po’ di democrazia che rimane in Italia, comunque imperfetta per la mancanza di cittadini informati e/o disinformati da tv e giornali mainstream, dove un giornalista che contraddice un politico su una bugia palese è una rarità.
    L’italia deve ritornare al voto il prima possibile, previa modifica legge elettorale. Il vulnus democratico che si è aperto con la nomina di Monti da parte dell’attuale presidente emerito… non si è mai sanato neppure con le elezioni del 2013, che hanno portato a Palazzo Chigi due presidenti del consiglio sostenuti da un parlamento delegittimato (dalla sentenza della Consultas ul porcellum) che si è anche preso anche la libertà di stravolgere la costituzione sotto dettatura del governo.
    Ora dopo avere presentato delle slides su di un bilancio di cartapesta, siamo anche arrivati alle minacce da parte di Padoan all’UE ieri su Repubblica. Al peggio non c’è limite.
    http://phastidio.net/2016/10/21/un-bilancio-cartapesta/
    http://www.linkiesta.it/it/article/2016/10/22/giulio-sapelli-litalia-e-un-paese-governato-dallesterno-e-ora-che-si-t/32137/
     

  2.   

    caro belfy.. fra le forze  exstraparlamentari  c’eravamo pure noi.. per intenderci il MSI  che nonostante  prendesse voti, i suoi votanti pagassero le tasse e avesse i suoi deputati ed i suoi senatori venivam tenuti….FUORI DALL’ ARCO COSTITUZIONALE… riguardo a BERLUSCONI  è stato a mio avviso il  meglio dei peggio. in politica estera soprattutto. Debbo riconoscere anche che fù lui a SDOGANARCI  quando proprio nella tua  ROMA   disse che se votava a ROMA  votava ALEMANNO . certo la candidatura si rivelò un fallimento ma da quel giorno fù riconosciuta pari dignità. Personalmente ho votato MSI  quando c’era.. Storace  in precedenza e la meloni ultimamente. Vedi a me non interessa tanto che tu subisca il fascino del nero. mi basta sapere che hai una testa e che la usi. il resto sarà conseguente. 

    Originariamente inviato da belfagor: caro roby comincio a pensare che tu abbia ragione. In altri tempi sarebbe stato difficile riconoscerlo, ma oggi e’ evidente. Tu mi dirai che… non hai MAI cambiato idea e che sono io che riconosco poco a poco la tua lucidita’ politica. Forse…. resta il fatto che a me quel che da fastidio oggi e’ la presenza mediatica imperante di renzi, e’ indecente, manipolatore, fuorviante. berlusca (tuo ex protetto) era un principiante e un dilettante allo sbaraglio, in raffronto. Ma poi penso gli si ritorcera’ contro. Io sono arcistufo di questa tele-democrazia che sforna i renzi al governo e i di maio all’opposizione: sono uguali/identici. Se fosse in me, ridarei peso e spazio e potere al parlamento. O  a quelle che quando io ero ragazzo si chiamavano ‘forze extraparlamentari’. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Gli altri, in roulotte.

     

  3.   

    caro roby comincio a pensare che tu abbia ragione. In altri tempi sarebbe stato difficile riconoscerlo, ma oggi e’ evidente. Tu mi dirai che… non hai MAI cambiato idea e che sono io che riconosco poco a poco la tua lucidita’ politica. Forse…. resta il fatto che a me quel che da fastidio oggi e’ la presenza mediatica imperante di renzi, e’ indecente, manipolatore, fuorviante. berlusca (tuo ex protetto) era un principiante e un dilettante allo sbaraglio, in raffronto. Ma poi penso gli si ritorcera’ contro. Io sono arcistufo di questa tele-democrazia che sforna i renzi al governo e i di maio all’opposizione: sono uguali/identici. Se fosse in me, ridarei peso e spazio e potere al parlamento. O  a quelle che quando io ero ragazzo si chiamavano ‘forze extraparlamentari’. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Gli altri, in roulotte.

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    a RENZI  non importa nulla  del paese. tende solo a rimanere in sella.è ben conscio che grazie alla sua cialtroneria  non gli verrà perdonato nulla. ma anche che se dovesse vincere il suo sistema dittatoriale  dividerebbe fatalmente il paese e scalzarlo..democraticamente .. non sarà facile. Quando voterete..come vi pare..  tenete presente la storia sua e le mosse politiche sue , o meglio del hgruppo che lui rappresenta.