Eccoli di nuovo: Berlusconi tratta il rinvio del referendum con Renzi. Prossimo governo?

Con orgoglio e sprezzo del pericolo, Renzi ha respinto quella che dalle sue parti considerano una «proposta indecente»: rimangiarsi la riforma costituzionale appena approvata, in cambio del via …

Con orgoglio e sprezzo del pericolo, Renzi ha respinto quella che dalle sue parti considerano una «proposta indecente»: rimangiarsi la riforma costituzionale appena approvata, in cambio del via libera berlusconiano a un rinvio del referendum fissato tra un mese esatto. Autorevoli fonti garantiscono che la profferta (o provocazione, dipende dai punti di vista) è stata riservatamente sottoposta ieri mattina al premier dopo un lungo conciliabolo a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Gianni Letta e Niccolò Ghedini, braccio destro e braccio sinistro del Cav. Non risultano contatti diretti, tipo telefonata di Silvio a Matteo, e nemmeno mediazioni condotte dal solito Verdini. A fare da ambasciatore si è prestato un personaggio di governo che preferisce restare lontano dai riflettori. Anche perché il primo «round» è andato male, d’accordo, ma ce ne potrebbe essere un secondo, e in questi casi non si sa mai.

Appello al buon senso

È convinzione berlusconiana che il referendum sia tutto sbagliato, perché spacca l’Italia proprio mentre la politica dovrebbe unirsi per soccorrere gli sfollati. Dei veri statisti (questo il messaggio recapitato a Palazzo Chigi) stopperebbero il referendum, darebbero ai terremotati i 300 milioni risparmiati grazie al rinvio del voto, si metterebbero tutti insieme intorno a un tavolo, rifarebbero da cima a fondo l’«Italicum» cancellando il ballottaggio, e aggiusterebbero la stessa riforma costituzionale che rappresenta il motivo dello scandalo.

Per questo a Renzi è stato chiesto di impegnarsi solennemente, con una dichiarazione pubblica, a emendare la riforma su almeno tre punti precisi: elezione diretta dei futuri senatori, maggiori poteri alle Regioni, quorum più alto per eleggere il capo dello Stato e le alte magistrature. Temi condivisi con grillini e sinistra Pd. A quel punto verrebbe meno un motivo essenziale di scontro e sarebbe logico fermare le lancette dell’orologio, posticipando il voto.

Condizioni capestro
La risposta di Renzi è pervenuta quasi in tempo reale, ancora prima che il Cav ricevesse a pranzo Brunetta, leader indiscusso dei berlusconiani duri e puri. Ha fatto sapere, il premier, che della riforma costituzionale non cambierà un bel nulla, perché toccare una sola virgola sarebbe un’umiliazione troppo grande per chi, come lui, ci ha messo la faccia. Perderla sul Senato sarebbe perfino peggio che una sconfitta alle urne. E poi, ragionano i renziani, «chi l’ha detto che perderemo?». I 6 principali istituti di sondaggi segnalano come, a trenta giorni dal voto, la percentuale di indecisi rimanga altissima, c’è tempo per convincere una parte della minoranza Pd, quella che fa capo a Cuperlo, col quale si stanno discutendo modifiche della legge elettorale. Insomma, per Renzi la partita è ancora aperta, anzi apertissima.
Falchi e colombe

«Che peccato, una grande occasione persa», si lamentano le «colombe» berlusconiane che vedono chiudersi la finestra del buon senso (gli italiani all’estero cominceranno a votare tra una settimana, e a quel punto sarà troppo tardi per il rinvio). I «falchi» invece applaudono la «faccia tosta» di Renzi e notano soddisfatti come il Cav, dopo la rispostaccia del premier, si sia messo a registrare con più lena una raffica di appelli televisivi a sostegno del NO. Ma non è detto che, nel luna park della politica italiana, tutti i giochi siano davvero conclusi. La certezza di votare ce l’avremo solo il giorno che andremo in cabina.

Fonte: La Stampa

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1 commento

  1.   

     
    Il referendum costituzionale? Una parata dell’establishment, con tutta l’opposizione fittizia al seguito
     
    http://www.controinformazione.info/l-referendum-costituzionale-una-parata-dellestablishment-con-tutta-lopposizione-fittizia-al-seguito/
     
    Intervista a Ireneo Corbacci
    di Romolo Artusi
     
     
     
    Il ventiseienne Ireneo Corbacci è curatore di un pamphlet sul prossimo referendum costituzionale in uscita in questi giorni presso Zambon Editore. Il titolo, La Costituzione del 2016, rimanda al ritrovamento tra le rovine dell’Expo milanese del 2015 di un manoscritto contenente un testo costituzionale ideato da un qualche circolo o gruppo di potere forse riunitosi informalmente tra i padiglioni.
     
     
     
    Di che manoscritto si tratta, signor Corbacci?
     
     
     
    Di qualcosa di semplice e terribile allo stesso tempo: c’è scritto quello che né Renzi né Napolitano né D’Alema né nessun altro oppositore fittizio del fronte del No avrebbe il coraggio di raccontare senza fronzoli agli italiani: la sovranità popolare dichiarata nella Costituzione del ’48 non esiste proprio e al suo posto vige la sovranità dei grandi commessi del capitale finanziario, alla quale gli stati e i governi sono sottomessi in qualità di servi attivi, culturalmente derivati e convinti.
     
     
     
     
     
    Il popolo italiano come viene considerato?
     
     
     
    Esattamente come tutti gli altri popoli sotto la dittatura che i media e i manuali di scuola chiamano globalizzazione: un agglomerato di corpi decerebrati e consumanti da far lavorare o anche no, da tenere sotto il ricatto quotidiano e permanente dei capricci assortiti delle elite dominanti, sottoposto al terrore mediatico e psicologico più sottile, indotto al non sense dello spirito competitivo in assenza di vita da vivere, accompagnato da mille e uno stordimenti necessari a scongiurare l’eventualità di un qualche pensiero non conforme…
     
     
     
    Chi può avere architettato una Costituzione simile?
     
     
    Non sta a me fare delle ipotesi di tipo soltanto sociologico, e comunque non è nemmeno così importante, a mio parere. È evidente che ci sono in giro per il mondo alcune……………………………..

    …ecc…