Nel caso di Monteleone, uccisa da un mix di incuria e malasanità, la prescrizione è sopraggiunta anche per l’ex procuratore di Vibo, Alfredo Laudonio. Accusato di non aver fatto mettere sotto sequestro la sala operatoria e di aver tardato a informare dell’accaduto il pm di turno. In questo modo, secondo la Corte di Cassazione, Laudonio ha aiutato a eludere le investigazioni e di fatto ha consentito che l’impianto elettrico,non a norma, fosse riparato. Sempre all’ospedale di Vibo l’anno successivo c’è stata una seconda interruzione di corrente. Per questa vicenda furono rinviate a giudizio tre persone poi salvate, anche loro, il 20 ottobre scorso, dal periodo giudiziario che scorre.
E ancora a Vibo è andato in fumo, pochi giorni fa, il processo bis per l’alluvione del 3 luglio 2006 che causò tre morti e danni per oltre 100 milioni di euro, con la messa in ginocchio di un intero tessuto economico. Spostandoci più a Nord, a Bologna, è stato appena dichiarato prescritto il reato contestato nel processo di appello per il caso di Daniela Lanzoni. Morta a 54 anni il 27 settembre 2007 al Policlinico Sant’Orsola, due giorni dopo l’asportazione di un rene sano. Un errore fatto sulla base di una diagnosi sbagliata, dalla confusione nata dall’attribuzione di un referto e di una Tac appartenenti ad un’altra donna, con lo stesso cognome ma più anziana di 32 anni. In primo grado erano stati condannati a un anno per omicidio colposo il tecnico radiologo Stefano Chiari e l’ex primario di Urologia Giuseppe Severini. Non solo, i parenti di Lanzoni erano stati risarciti e il Sant’Orsola era parte civile.
Quello di Bologna è solo l’ultimo processo chiuso per prescrizione. Per di più in secondo grado dove, dicono i dati del ministero della Giustizia, durante il 2015 sono collassati 22.504 procedimenti (erano poco più di 12 mila nel 2005). In tutto, rilevano le statistiche di via Arenula, lo scorso anno 125 mila processi sono stati cancellati, oltre 31 mila sono morti già in primo grado. L’anno precedente in questa fase del giudizio erano stati 23.704.
«Difficilmente arriviamo a sentenze di condanna», spiega all’Espresso Francesco Lauri, avvocato e presidente dell’Osservatorio Sanità. Lauri cita un caso di cui si è occupato: «Una signora è rimasta paralizzata dopo l’operazione per un’ernia discale. Il processo penale contro un neurochirurgo di Bari è iniziato senza intoppi, ma dopo sei anni non era ancora terminato. Così è andato tutto in prescrizione».
Piccoli casi, forse, ma sommati creano una percezione collettiva di ingiustizia. Le vittime sempre più sole e i cittadini sempre più distanti dalle istituzioni. «Il terreno penale non è il più adatto per ottenere giustizia dopo un errore medico, l’accusa di omicidio colposo si prescrive rapidamente e più del 50 per cento dei casi si chiudono», conclude Lauri.
Ecco un altro esempio: in Liguria, ad Albissola, Valentina, una studentessa diciannovenne, morì per un aneurisma cerebrale nel dicembre 2005 all’ospedale di Pietra Ligure. Per quella morte due medici dell’ospedale di Savona furono condannati in primo grado per omicidio colposo. In sostanza non avevano eseguito esami che avrebbero potuto salvare la vita di Valentina. In appello, nove anni dopo, i giudici di Genova hanno pronunciato la fatidica formula «non luogo a procedere per intervenuta prescrizione».
Cambiando categoria di delitto il risultato è lo stesso. Soprattutto quando a finire sul banco degli imputati sono i corrotti o presunti tali. A fine settembre la procura generale di Napoli ha chiesto ai giudici di appello di dichiarare la prescrizione per Silvio Berlusconi per il reato di corruzione nei confronti dell’ex senatore Sergio De Gregorio. La vicenda è relativa alla compravendita degli eletti a Palazzo Madama, la cosiddetta “operazione Libertà”, per far cadere il governo Prodi. Berlusconi, condannato in primo grado, si è salvato grazie alla prescrizione, accorciata da una legge varata dal suo governo. Così come è accaduto in Emilia per un politico locale di Forza Italia, Giovanni Bernini, un tempo vicinissimo all’ex ministro Pietro Lunardi. Imputato nel maxi processo alla ’ndrangheta emiliana per corruzione elettorale, il giudice ha dichiarato prescritto il reato, pur ammettendo la compravendita di voti con uomini del clan.
Corruzione, abuso d’ufficio, omicidio e lesioni colpose, bancarotte e falsi in bilancio, disastri ambientali sono i reati più a rischio. Conseguenze dell’arcinota legge ex Cirielli, partorita nel 2005 dal governo Berlusconi all’apice del suo splendore. Venduta ai cittadini come riforma del garantismo d’avanguardia, in realtà assai utile all’ex premier e agli amici con grossi guai giudiziari sulle spalle. Per questo è stata inclusa nel novero delle cosiddette leggi ad personam.
Gli effetti, del resto, si sarebbero visti da lì a poco: la più grande emergenza all’epoca era il processo Mills, l’avvocato inglese colpevole di essersi fatto corrompere con 600 mila dollari per favorire l’imputato Berlusconi in due processi (tangenti alla Guardia di Finanza e fondi neri Fininvest – All Iberian). Nel 2010 la Cassazione stabilisce che quella tangente passata di mano più di dieci anni prima non era più perseguibile.
Non che non ci sia stato passaggio di quattrini, attenzione. Ma il tempo trascorso ha superato la soglia di estinzione del reato, che la Cirielli ha modulato sulla pena massima prevista dai singoli reati. Abbassandola sensibilmente: prima di questa norma, infatti, la corruzione, a seconda del tipo, si prescriveva in dieci o quindici anni. Dopo, il limite temporale è sceso tra i sei e i dieci anni. Ora la nuova riforma del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ferma al Senato, punta a ristabilire un equilibrio tra il diritto di ogni cittadino a non essere perseguito a vita e la necessità di non vanificare anni di indagini e sofferenze delle vittime. Così, in sintesi, la prescrizione per la corruzione è aumentata di un quarto, e alla fine di ogni grado di giudizio i termini vengono sospesi per diciotto mesi, che fino alla Cassazione vuol dire tre anni in più per sperare in una sentenza di condanna o di assoluzione nel merito. Intanto della ex Cirielli agli sgoccioli ne ha beneficiato anche l’ex banchiere Denis Verdini, il deputato del centrodestra che sostiene il governo Renzi. Da poco è stato prosciolto dall’accusa di corruzione. Prescritto, in nome della Legge.
Cesare58
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