Il summit organizzato alla penthouse della Trump Tower a New York dalla manager della campagna elettorale Kellyanne Conway, con i manager, gli anchors e gli opinionisti dei maggiori media americani, non e’ andato bene, anzi, e’ andato malissimo. C’erano tutti: il presidente di CNN Jeff Zucker, il presidente di ABC News James Goldston, i co-presidenti di Fox News Bill Shine e Jack Abernethy, la presidente di NBC News Deborah Turness.
Doveva essere un incontro “off the record”, contenuti segreti, invece immaginarsi se i media hanno mantenuto l’impegno. Durante la campagna elettorale, Trump attaccava spesso i giornalisti nei comizi, definendoli come la categoria più disonesta al mondo. Questo perché riteneva che favorissero Hillary Clinton.
Il New York Post, controllato da News Corporation di Rupert Murdoch, acerrimo nemico di Trump, ha pubblicato l’intera lista dei partecipanti all’incontro, oltre ai nomi sopra c’erano anche Lester Holt e Chuck Todd (NBC), James Goldston, George Stephanopoulos, David Muir e Martha Raddatz (ABC), Norah O’Donnell, John Dickerson, Charlie Rose, Christopher Isham e Gayle King (CBS), Jay Wallace e Suzanne Scott (Fox News), Phil Griffin (MSNBC), Wolf Blitzer e Erin Burnett (CNN) [nella foto in alto: Donald Trump, Gayle King, George Stephanopoulos e Wolf Blitzer].
“L’incontro è stato un disastro totale”, hanno raccontato i partecipanti. “I dirigenti televisivi e gli anchor erano andati pensando che sarebbe stato discusso l’accesso diretto che avrebbero ottenuto all’amministrazione Trump, invece hanno ottenuto, nel perfetto stile Trump, una lavata di capo e una sfuriata piena di livore”, ha aggiunto una fonte.
Il Post aggiunge che “l’incontro ha avuto luogo in una grande sala riunioni, c’erano circa 30-40 persone”. Trump continuava a dire, “siamo in una stanza piena di bugiardi, tutti voi dei media siete disonesti, e avete sbagliato tutto”. “E’ stato un incontro orribile”, hanno confermato altri partecpanti.
Il sito Politico aggiunge ulteriori dettagli, per esempio “Trump si e’ lamentato per una sua foto usata da NBC che sarebbe, secondo lui, poco lusinghiera”. Alla presidente di NBC News, Deborah Turness, ad un certo punto Trump ha detto che siccome aveva vinto lui le elezioni, la ABC dovrebbe mandare in onda una sua foto “bella”, non “quella che avete”, “con il doppio mento”.
La portavoce di Trump, e organizzatrice del disastroso incontro, Kellyanne Conway, ha detto invece in un’intervista sucessiva che il meeting con i dirigenti delle tv e’ stato «eccellente». L’abituale incomprensione tra i media tradizionali e Trump, dunque, dopo la campagna elettorale, si preannuncia come una costante anche della sua futura amministrazione.
Oggi invece Trump ha incontrato i giornalisti e gli editorialisti del New York Times, nella sede del quotidiano, di note tendenze democratiche. Un appuntamento prima annullato e poi di nuovo annunciato da Trump che lamentava il cattivo trattamento riservatogli dalla testata.
«L’incontro con il New York Times è di nuovo in programma alle 12.30 oggi (le 18.30 italiane, ndr). Non vedo l’ora». Così su Twitter il presidente eletto degli Stati Uniti aveva annunciato il meeting da lui cancellato solo qualche ora prima, lamentando le notizie scorrette e il «tono astioso» usato dal giornale di New York nei suoi confronti.
Il NYT, come gli altri importanti media americani, aveva appoggiato la candidatura della democratica Hillary Clinton, pubblicando un sondaggio che l’8 novembre dava la Clinton in vantaggio all’85% contro il 15% per Trump.
ronin
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http://www.controinformazione.info/lelite-mondialista-manda-lavviso-a-trump-rimangiati-le-tue-promesse-e-vivrai-tranquillo/
di Luciano Lago
Per chi, come noi della controinformazione, vive ai margini del mondo dell’informazione ufficiale e considera i media associati all’apparato disinformativo mondialista, come dei mestatori di regime che svolgono la loro opera di manipolazione e difendono i loro lauti stipendi e privilegi, non ha destato alcuna meraviglia quando si è manifestata la schiacciante vittoria di Donald Trump alle presidenziali negli USA, così come in precedenza avevamo scommesso sul Brexit e sulla possibilità che gli inglesi per primi mandassero a gambe all’aria la insopportabile tracotanza dell’oligarchia di Bruxelles.
Non avevamo mai preso sul serio il presunto trionfo della impresentabile Hillary Clinton che veniva dato per scontato dal mondo dei sondaggisti di regime e dai media al servizio delle centrali di potere. Con i due ultimi eventi di portata mondiale (Brexit ed elezione di Trump) l’apparato dei mega media diretti dalle solite centrali anglossassoni (con le sue propaggini italiote di Repubblica, La Stampa, la RAI ed il Corriere,ecc.) si è dato da solo una martellata sui piedi in termini di credibilità e di affidabilità da parte del pubblico, tanto che rischia di essere compromessa la stessa capacità di influenzare e manipolare l’opinione pubblica che oggi appare molto più scettica e meno influenzabile rispetto al mondo falso ed illusorio descritto dagli stessi professionisti della disinformazione.
Il fattore grave ed antidemocratico che si evince dalle ingannevoli fonti di sondaggi manipolati e della disinformazione elevata a sistema è la creazione di una falsa realtà che provoca una reazione di linciaggio mediatico contro chiunque si faccia avanti e proponga delle tesi non conformi al “politicamente corretto”, che siano in contrasto con l’assetto dell’ordine economico e politico imposto in Occidente.
Quello che è rimasto palesemente chiaro negli Stati Uniti come in Europa è che la democrazia non esiste, salvo che come feticcio propagandistico sventolato per convincere i cittadini nel far loro credere che siano essi a decidere ed a scegliere le politiche dei governi. Tanto meno l’elite mondialista accetta che la democrazia si sviluppi in qui paesi che risultano non allineati e che non accettano le imposizioni del potere imperiale (come in Siria, in Iran o in Venezuela). La volontà popolare viene rispettata soltanto se i cittadini votano la scelta “politicamete corretta”, quella conforme al sistema.
Nessun leader o movimento popolare, che voglia sfidare il potere eonomico e politico stabilito, ha delle serie possibilità di vincere le elezioni (che sia per effetto delle leggi elettorali, o per mancanza di risorse, per mancanza di appoggio mediatico o per essere obiettivo di attacchi da parte dell’apparato di repressione dello Stato). Se poi, nonostante tutte queste difficoltà, questa regola non scritta fallisce, allora si ricorre al golpe morbido o ad una guerra non convenzionale per rovesciare il governo eletto dalle urne. La volontà del mercato prevale sulla volontà del popolo.
L’esempio di tutto questo postulato arriva oggi (e questo è il paradosso) proprio dagli Stati Uniti, il principale paese dove ha sede ed opera l’elite mondiale che muove le fila del potere economico, politico e militare in Occidente ed in buona parte del mondo. L’elezione di Trump negli USA, che ha smentito clamorosamente i sondaggi e le previsioni fatte dai grandi media e dai sondaggisti in tutti i paesi occidentali, ha di fatto dato l’ultimo colpo al traballante dominio dei media di regime facendo scendere al più basso livello il loro indice di credibilità.
Contro Trump, percepito come un pericolo (almeno per il momento) dall’establishment al potere, è stata sollevata una campagna di rigetto da parte di quegli stessi ambienti, la triade di Wall Street/ Goldman Sachs/dei Rothschild/ di George Soros, i cui staffieri, non solo negli USA ma anche in Europa/Canada/Messico, respingono il risultato delle urne ed incitano ad una rivolta, ad una “rivoluzione colorata” che non esclude anche l’assassinio del nuovo presidente eletto.
La campagna prevede grandi manifestazioni di protesta, con tanto di salario pagato agli agitatori, scioperi, occupazioni e sabotaggio delle attività che saranno messe in opera dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Non si escludono anche azioni violente e provocazioni tipo “false flag” per richiedere l’ “Impeachment” del nuovo presidente.
Si tratta in sostanza di un “avviso” a Trump di quanto potrebbe accadere se dovesse attuare le sue incaute promesse di “destabilizzazione” del sistema finanziario/economico degli USA. Quello che appare intollerabile ed imperdonabile e che ha spinto queste elites ad attaccare un personaggio che, sostanzialmente, è uno di loro, è il fatto che Trump si è azzardato (nei suoi discorsi in campagna elettorale) a mettere in questione il sistema finanziario globale, l’egemonia mondiale degli USA e le loro grandi corporations.
Questo è lo stesso peccato imperdonabile che era stato commesso da quegli altri dirigenti che hanno subito a loro spese un cambio di regime in precedenza per opera di queste stesse elites imperialiste. Non si tratta dei diritti umani o dei diritti dei migranti, nè dell’uguaglianza fra uomini e donne, bianchi, neri e ispanici, nè tanto meno la pace mondiale.
Quello che non si perdona a Trump è che lui voglia regolare il sistema finanziario imponendo tasse sulle operazioni ad alto rischio o recuperare la legge Glass-Steagall, derogata da Bill Clinton nel 1999 senza che la Hillary Clinton abbia mai detto su questo una sola parola. Non gli perdonano le sue critiche alla Federal Reserve per la sua politica di “quantitative easing” (denaro a basso costo per le banche e le corporations) che costituisce la causa della speculazione finanziaria e di aver creato una economia fittizia che pregiudica l’economia reale e produttiva.
Non perdonano a Trump di aver indicato nella globalizzazione economica la causa della delocalizzazione di migliaia di imprese e della perdita di centinaia di migliaia posti di lavoro, così come del crollo dei salari, il motivo questo per cui Trump si oppone ai trattati di Libero Commercio che apportano benefici soltanto alle grandi imprese transnazionali. Vedi : Quello che non dicono sul programma di Donald Trump Alle elites imperialiste appare inoltre intollerabile che Trump si sia pronunciato contro le tante guerre condotte dagli USA in Medio Oriente ed in Nord Africa e la sua volontà manifestata di porre fine ai rovesciamenti di regime attuati da Washington in ogni parte del Mondo, tanto meno l’intenzione di Trump di ridimensionare il ruolo della NATO e porre fine all’escalation militare di questa organizzazione contro la Russia.
I grandi media si sono legati al dito gli insulti che Trump ha pronunciato contro di loro in campagna elettorale, quando li ha definiti corrotti, bugiardi e manipolatori, e vogliono fargliela pagare quanto prima sia possibile. Sono queste le vere ragioni e le grandi tematiche che segnano l’ordine economico e geopolitico che si configurano come la possibile rottura del nuovo assetto globale geoeconomico e che hanno trasformato Donald Trump nell’obiettivo del potere economico, politico e mediatico occidentale.
Tutto il resto è soltanto pretesto, ipocrisia, demagogia e manipolazione mediatica. Rimane il fatto che, se Donald Trump dovesse fare marcia indietro su queste grandi proposte fatte in campagna, finirebbe nell’immediato l’ondata mediatica suscitata contro di lui e cadrebbero le folkloristiche accuse di essere un “razzista”, un “maschilista” o un populista.
Da vari indizi si può dedurre che le elites stiano cercando un accordo, che potrà essere facilitato dalle scelte dei collaboratori che il nuovo presidente sta facendo per costituire la sua nuova squadra. Nei vertici dei lussuosi club esclusivi dove si riuniscono segretamente i rappresentanti delle Elite, si ritiene che sia meglio, molto meglio un mediocre accordo che un avvenimento traumatico le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibili.
neeext
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ANCHE VOI QUA DI ITALIA.CO FNO ALL’ULTIMO AVETE PUBBLICATO IN PRIMA PAGINA OGNI GIORNO LA VITTORIA DI KHILLARY 85% CONTRO IL 15% DI TRUMP!!!!
LA PAURA FA 90 O CHE?!?!!?
neeeXt!
Cesare58
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belfagor
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carla
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