Trump appena eletto, dice che l’elezione è stata una “frode”, con “milioni di voti illegali”

Sul riconteggio in Winsconsin, per iniziativa di una candidata dei Verdi, Trump non ci sta e attacca: “Come la mettiamo con le frodi elettorali negli Stati dove ha …

Sul riconteggio in Winsconsin, per iniziativa di una candidata dei Verdi, Trump non ci sta e attacca: “Come la mettiamo con le frodi elettorali negli Stati dove ha vinto Hillary Clinton? Perché i media non ne parlano? E’ un serio problema di pregiudizio”.

Per il presidente eletto “oltre ad aver vinto il Collegio Elettorale in maniera schiacciante, ho vinto il voto popolare se si deducono le milioni di persone che hanno votato illegalmente”.

La dichiarazione ha suscitato la risposta indignata dei reponsabili della macchina elettorale in vari stati. “Teoria della cospirazione”. “Accuse che non hanno base, nessuna prova”. “Dichiarazioni senza senso”, sono le prime reazioni a caldo.  La politica della super-potenza ridotta agli sfoghi su Twitter.

Usa, elezione Trump: la verde Jill Stein ottiene riconteggio voti in tre Stati. Cambierà il risultato?

Sotto pressione per la richiesta di riconteggio dei voti in Wisconsin, e con la minaccia di analoghe mozioni in Pennsylvania e Michigan, il presidente eletto americano, Donald Trump, ha deciso di contrattaccare, denunciando brogli in Virginia, New Hampshire e California e sostenendo che avrebbe vinto anche il voto popolare se non fosse stato per milioni di voti illegali andati alla sua rivale democratica, Hillary Clinton.

“Milioni di voti illegali”, le origini dell’accusa (senza prove)

“Oltre a conquistare a valanga il Collegio elettorale, ho vinto anche il voto popolare” nelle elezioni dell’8 novembre “se si tolgono i milioni di persone che hanno votato illegalmente”, ha scritto il presidente eletto su Twitter, conducendo un’offensiva digitale per 12 ore con una decina di post. Come nel caso dei presunti brogli in Virginia, New Hampshire e California, Trump non ha presentato alcuna prova.

Sembra però che la fonte delle sue accuse sia rintracciabile nel sito Infowars di Alex Jones. Il noto autore di teorie cospiratorie, infatti, citando Gregg Phillips dell’organizzazione VoteFraud.org, aveva sostenuto che 3 milioni di immigrati clandestini avevano partecipato alle elezioni. Un’affermazione lanciata il 14 novembre, subito dopo il voto, quando diversi Stati dovevano ancora dichiarare ufficialmente il risultato, suscitando più di qualche perplessità. In particolare, alcuni siti, come Politifact, hanno sottolineato che la fonte primaria non è chiara e non dà indicazioni su come ha ottenuto il dato. Inoltre, affermazioni simili erano state fatte anche in passato sulla base però di un sondaggio di Harvard, rivelatosi poi inesatto.

Il voto popolare, Clinton stacca Trump per 2 milioni di voti

L’8 novembre, Hillary Clinton ha conquistato circa due milioni di voti in più di Trump (64,22 a 62,21), ma ha perso le elezioni perché, in base al sistema elettorale americano, il rivale ha accumulato un numero superiore di Grandi Elettori, che saranno chiamati il 19 dicembre a eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti, confermando la preferenza espressa dai collegi elettorali a favore del candidato del Grand Old Party (Gop, come è anche noto il partito repubblicano). A questo proposito, un’ulteriore minaccia per Trump potrebbe arrivare dal cosiddetto ‘faithless elector’, l’elettore infedele che, nel segreto dell’urna, può sconfessare la preferenza del collegio e dare il suo voto a un altro candidato. Eventualità molto remota, ma tecnicamente possibile.

Accuse incrociate di brogli

La stagione delle accuse (incrociate) di brogli era stata inaugurata dallo stesso Trump durante la campagna elettorale, quando aveva minacciato di non riconoscere la sua sconfitta, in caso di vittoria della Clinton, perché – sosteneva – il voto sarebbe stato sicuramente truccato. Un’affermazione che gli era costata una valanga di critiche e accuse di mancanza di rispetto per i valori democratici del Paese. Proprio per questo motivo, inizialmente il partito democratico era stato restio ad aderire alla campagna lanciata da Jill Stein per il riconteggio dei voti in tre Stati (Wisconsin, Pennsylvania e Michigan) per sospetti di un intervento di hacker russi sul sistema elettronico elettorale per favorire il candidato repubblicano. Ma dopo che la raccolta fondi, lanciata per sostenere economicamente le mozioni, ha superato in pochi giorni i 6 milioni, domenica il team della Clinton ha fatto sapere che si unisce agli sforzi dei Verdi.

Prossime scadenze, la Pennsylvania

I termini per presentare la mozione per il riconteggio dei voti in Pennsylvania scadono oggi, mentre per il Michigan c’è tempo fino a venerdì. Sempre oggi è atteso l’annuncio ufficiale del risultato delle elezioni in Michigan, l’unico Stato ancora a non averlo formalizzato.

La Pennsylvania è quello che presenta gli ostacoli maggiori dal momento che il candidato presidenziale non può presentare direttamente la petizione, ma sono gli elettori che devono prendere l’iniziativa, almeno tre per ogni distretto elettorale (e al 2015 erano 9.175 quelli registrati), sottoponendo una dichiarazione giurata in cui chiedono il riconteggio. Per facilitare le operazioni, sul sito della Stein c’è il modulo da scaricare e compilare. A questo, si aggiunge che la scadenza per presentare la richiesta varia da distretto a distretto, alcuni lunedì, altri martedì e per altri ancora il termine ultimo è già passato, anche se secondo la candidata dei Verdi per quest’ultimo caso sono in pochi a essere ormai perduti. Il riconteggio in Pennsylvania sarebbe stato automatico se il margine di vittoria fosse stato dello 0,5% o meno, ma qui Trump ha conquistato il distacco maggiore sulla Clinton, con 70.638 preferenze in più, pari allo 1,17%.

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