L’onda favorevole per i 5Stelle subisce il primo serio stop, colpa di quella nullità della Raggi. Democratici sotto il 30%. In crescita Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.
E’ una “fase di instabilità e di tensioni politiche accese” quella che vive l’Italia, a cominciare dal M5S romano investito dalle polemiche per la polizza assicurativa intestata alla sindaca Virginia Raggi e per “le nomine di collaboratori discussi”.
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Ma anche il Pd vive le sue difficoltà con “i leader storici della sinistra interna che hanno minacciato una scissione”. E’ la fotografia scatta dal sondaggio Demos pubblicato su Repubblica. Nelle indicazioni di voto, sia Pd che M5S arretrano, (con il Pd sotto quota 30%). Sono invece in crescita “i soggetti politici della Destra e del Centro-Destra. Forza Italia, la Lega e, ancor più, i Fratelli d’Italia guidati da Giorgia Meloni”.
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Dopo la bocciatura della riforma costituzionale al referendum, e lo stop della Corte Costituzionale all’Italicum “siamo entrati in una fase politica fluida, nella quale il dibattito si è spostato sulla prospettiva e sulla data delle prossime elezioni”. Per queste, però, “un fronte largo vuole una “legge omogenea” per le due Camere prima di andare alle urne”: il 70% è contrario al voto-lampo. In questa situazione, piace lo stile “impersonale” del premier Gentiloni, che “asseconda una stanchezza diffusa del Paese”.
Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera si focalizza invece su quanto sta accandendo nel Pd, testando l’elettorato in materia di primarie e intenzioni di voto. “Poco meno della metà degli elettori Pd si dichiara interessato alla consultazione, mentre a sinistra l’interesse si attesta intorno al 20%. Sembra profilarsi una competizione a sinistra, pur se naturalmente molto sbilanciata, visto il maggior peso dell’elettorato del Partito democratico”.
Quanto alla leadership, quella di Renzi “non è messa in discussione”. “Non sembra esserci possibilità concreta di scalzare Renzi: anche se gli incerti si ricollocassero tutti sugli altri candidati, si assicurerebbe comunque la maggioranza. Ma è indubbio che nel Pd sia indispensabile un processo di ricomposizione, di definizione degli obiettivi comuni, di ricostituzione del gruppo dirigente”. Resta l’incognita della lista di sinistra collegata a Massimo D’Alema, ipotesi ventilata in questi giorni e di difficile valutazione, ma che secondo Pagnoncelli “complessivamente potrebbe arrivare, allo stato attuale, tra l’8 e il 9% dei voti validi”. (AGI)