Da oggi sarà più difficile evadere il fisco per chi prende una residenza all’estero allo scopo di pagare meno tasse. Per quegli italiani, cioè che, anche se regolarmente iscritti nelle liste dell’Aire, continuano a vivere in Italia e a non dichiarare al fisco capitali e redditi “imboscati” altrove. L’amministrazione fiscale tra l’altro potrà avvalersi di dati come la perdurante residenza degli altri familiari in Italia o come le bollette elettriche, telefoniche o il possesso di autoveicoli.
Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, ha firmato oggi un provvedimento che crea liste selettive per quei contribuenti italiani che hanno trasferito la residenza fuori dal territorio nazionale a partire dal 1 gennaio 2010.
L’identikit dei soggetti viene stilato dall’Agenzia utilizzando un programma informatico denominato So.No.Re. (Soggetti Non Residenti) e incrociando le informazioni disponibili nella banca dati delle Entrate con quelle derivanti dallo Spesometro e dallo scambio di informazioni attivato sulla base di direttive europee (direttive Dac1 e DAC2) e accordi internazionali con le amministrazioni fiscali estere (Fatca e Common Reporting Standard) che saranno progressivamente disponibili.
I criteri che verranno utilizzati dall’Agenzia si basano in sostanza sulla presenza di più elementi che fanno ipotizzare l’effettiva permanenza dei cittadini in Italia. Un caso tipico può essere rappresentato da un soggetto che ha trasferito la residenza in un Paese a fiscalità privilegiata per il quale risultano la mancata partecipazione alla voluntary disclosure, l’esistenza di movimenti di capitali da e per l’estero e altri elementi che lascino supporre l’effettiva permanenza in Italia.
In attuazione dell’art. 7, comma 3, del Dl n. 193/2016, che ha introdotto nell’ordinamento italiano la formazione delle liste selettive in esame, il provvedimento detta anche le modalità di acquisizione da parte dell’Agenzia dei dati dei cittadini italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero. Entro sei mesi dalla richiesta di iscrizione all’Aire, l’Agenzia riceverà i dati anagrafici dei richiedenti, sulla base delle convenzioni stipulate con il Ministero dell’Interno.
Come verranno formate le liste
I criteri che saranno utilizzati per la formazione delle liste selettive si basano su elementi che fanno ipotizzare la permanenza dei cittadini in Italia nonostante il trasferimento all’estero, quali, ad esempio, l’intestazione di contratti di utenze attive, la disponibilità di veicoli, la titolarità di partita Iva e la residenza degli altri membri del nucleo familiare.
Un altro aspetto che verrà preso in considerazione è l’eventuale mancata adesione alla procedura di collaborazione volontaria (voluntary disclosure ), i cui termini sono stati riaperti con il Dl n. 193/2016.
Nell’ordine verranno valutati: a) residenza dichiarata in uno degli Stati e territori a fiscalità privilegiata b) movimenti di capitale da e verso l’estero c) informazioni relative a patrimoni immobiliari e finanziari detenuti all’estero, trasmesse dalle Amministrazioni fiscali estere nell’ambito di Direttive europee e di Accordi di scambio automatico di informazioni d) residenza in Italia del nucleo familiare del contribuente e) atti del registro segnaletici dell’effettiva presenza in Italia del contribuente f) utenze elettriche, idriche, del gas e telefoniche attive
g) disponibilità di autoveicoli, motoveicoli e unità da diporto h) titolarità di partita Iva attiva i) rilevanti partecipazioni in società residenti di persone o a ristretta base azionaria j) titolarità di cariche sociali k) versamento di contributi per collaboratori domestici l) informazioni trasmesse dai sostituti d’imposta con la Certificazione unica e con il modello dichiarativo 770 m) informazioni relative a operazioni rilevanti ai fini Iva comunicate all’Agenzia delle Entrate (spesometro). (Askanews)
Consuelo
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Avvocati e notai diventano delatori per legge.
Un decreto impone il “tradimento” dei clienti. Ma la norma che lo regola è ferma al Senato
Roma – L’esigenza di fare cassa prevale anche su un corretto impianto legislativo. In Italia non c’è da meravigliarsi di nulla, soprattutto quando si tratta di prendere provvedimenti dai quali l’Agenzia delle Entrate può trarre vantaggio.È quanto accaduto nel Consiglio dei ministri della scorsa settimana che ha varato un decreto legislativo che obbliga professionisti e intermediari del settore finanziario (avvocati, commercialisti, banche, assicurazioni, Poste, eccetera) a dotarsi di una struttura di whistleblowing (la segnalazione anonima di illeciti) per i reati di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.
Si tratta di un rafforzamento delle previsioni già contenute nel Testo unico della finanza e nel Testo unico bancario. Ma c’è un piccolo particolare: in Italia il whistleblowing, ufficialmente, non esiste ancora. Il progetto di legge che lo istituisce è bloccato da un anno al Senato dopo che la Camera ne aveva approvato una versione più soft rispetto all’originale grillino che prevedeva di premiare con una sorta di taglia in denaro coloro che segnalano anonimamente episodi corruttivi o di evasione fiscale……
http://www.ilgiornale.it/news/politica/avvocati-e-notai-diventano-delatori-legge-1371487.html
Cesare58
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