Secondo la Bce “le maggiori vendite nette di titoli di stato da parte di investitori esteri sono state registrate in Italia (4,1% del pil), seguita dalla Germania (3,1%) e dalla Spagna (1,8%)”.
Nel suo bollettino economico la Bce, analizzando le dinamiche verificatesi nei primi nove mesi del 2016, ha rilevato come gli investitori esterni all’area euro abbiano effettuato dismissioni di titoli di Stato dei Paesi dell’Unione valutaria, riposizionamenti di cui l’Italia, inseme alla Germania, ha risentito maggiormente rispetto ad altri paesi.
La Banca ha affermato che “dati a livello di singoli Paesi mostrano deflussi netti di investimenti di portafoglio per i maggiori Paesi dell’area euro, dovuti alle vendite nette da parte di investitori esteri di titoli di debito nazionali e agli acquisti netti di attività estere da parte di investitori domestici”, sottolineando appunto come “le maggiori vendite nette di titoli di debito da parte di investitori esteri sono state registrate in Italia (4,1% del pil), seguita dalla Germania (3,1%) e dalla Spagna (1,8%)”. All’opposto “gli investitori esteri sono stati acquirenti netti di titoli di debito francesi (con acquisti netti pari all’1,2% del pil)”.
Spagna e Francia hanno registrato “afflussi netti di investimenti di portafoglio in titoli azionari da parte di investitori esteri”. Si sono poi osservati “marcati flussi netti di investimenti di portafoglio transfrontalieri in titoli azionari a livello di singoli Paesi, i quali sono riconducibili ai significativi flussi transfrontalieri all’interno dell’area verso fondi di investimento, domiciliati principalmente in centri finanziari dell’area”.
Secondo l’Istituto, nel 2016 i flussi netti transfrontalieri in fondi di investimento hanno rappresentato “la maggior parte dei flussi di investimenti di portafoglio in azioni osservati per i singoli i Paesi dell’area, con i flussi più consistenti ascrivibili all’Italia. Inoltre, gli investitori in Francia, Germania, Italia e Spagna sono stati acquirenti netti di titoli di debito esteri nel 2016, con acquisti netti compresi tra l’1 e il 2% del pil”.
La Bce ha ribadito la necessità di portare avanti l’azione di sostegno all’economia sia tramite tassi ultra bassi sia tramite un consistente piano di acquisto di titoli, che dovrebbe continuare fino a fine anno con un ritmo di 60 miliardi la mese. Gli stimoli promossi dall’Istituto di Francoforte rispondono alla necessità di di favorire una stabile normalizzazione dell’inflazione, dopo una lunga fase in cui il caro vista era ritenuto eccessivamente basso e in cui ha perfino minacciato, nemmeno tanto tempo fa, di degenerare in deflazione.
Anche se “l’inflazione complessiva ha di nuovo registrato un incremento, ampiamente riconducibile a un aumento della componente relativa ai beni alimentari ed energetici, le spinte inflazionistiche di fondo restano ancora moderate” ha affermato la Bce, “il Consiglio direttivo continuerà a guardare oltre le variazioni dell’inflazione, se considerate temporanee e senza implicazioni per le prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio termine”. L’istituto ha inoltre ricordato che “il Consiglio, qualora le prospettive divenissero meno favorevoli o le condizioni finanziarie risultassero incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, sarebbe pronto a incrementare il programma di acquisto di attività in termini di entità e/o durata”.
Fonte: MilanoFinanza