Btp soffrono con titoli portoghesi. Sopra quota 200 lo spread con il bund

Seduta tutta da dimenticare per il secondario italiano, che torna ad ampliare il ritardo su Bund ma appare soprattutto particolarmente penalizzato nei confronti della carta spagnola. ** Almeno …

Seduta tutta da dimenticare per il secondario italiano, che torna ad ampliare il ritardo su Bund ma appare soprattutto particolarmente penalizzato nei confronti della carta spagnola.

** Almeno in questo momento, evidentemente, il mercato scommette che il ritmo rallentato cui proseguirà da oggi il programma di Qe, che scende da 80 a 60 miliardi di euro al mese, penalizzerà soprattutto i benchmark italiani.

** Slittata intanto a domani la pubblicazione delle statistiche sia settimanali sia mensili da parte della Bce. Relativi a febbraio, gli ultimi dati della banca centrale mettono in evidenza sottoscrizioni pari a 8,499 miliardi di titoli di Stato italiani da parte dell’eurosistema, con un totale salito a 96,265 miliardi.

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** In un’intervista all’edizione odierna di ‘Expansion’, l’economista capo Bce Peter Praet definisce l’attuale orientamento di politica monetaria ancora perfettamente adeguato, dal momento che ai segnali incoraggianti dal lato delle indagini congiunturali devono ancora seguire i cosiddetti ‘hard data’.

** Sul tratto a dieci anni, secondo dati TradeWeb, la forbice di rendimento Btp/Bund si divarica fino a 205 centesimi — massimo dal 24 marzo — mentre il premio del Bono sul benchmark tedesco si ferma a 136 punti base.

** Sicuramente non giova ai periferici europei né ai listini di borsa la notizia di un’esplosione nove morti e una cinquantina di feriti. Balza così al massimo delle ultime quattro settimane lo spread Portogallo/Germania

** I titoli battuti da Interfax, secondo cui le autorità russe non escludono alcuna pista dunque neanche quella terroristica, incoraggiano gli acquisti rifugio comprimendo il tasso sul decennale tedesco fino a 0,29%, minimo da un mese a questa parte, mentre i rendimenti dei benchmark a due e 5 anni scivolano al record negativo da due settimane. Si porta inoltre al minimo da ottobre il rendimento sul decennale britannico.

** A ulteriore dimostrazione di un clima fortemente avverso al rischio la flessione del dollaro fin sotto 111 yen. (Reuters)

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Le borse europee estendono le perdite nell’ultima parte della seduta e archiviano le contrattazioni in territorio negativo, penalizzate soprattutto dalle vendite sulle banche e sul comparto automotive. Sulla performance negativa dei listini continentali ha influito anche l’inversione di rotta di Wall Street, dopo una partenza in frazionale rialzo.

Il Ftse Mib di Milano termina in ribasso dell’1,2% a 20.243 punti, in prossimità dei minimi intraday. Pesante calo anche per l’Ibex 35 di Madrid (-1,3%), che sconta in parte il rallentamento dell’attività manifatturiera a marzo. Negativi pure il Cac 40 di Parigi (-0,7%), il Ftse 100 di Londra (-0,5%) e il Dax di Francoforte (-0,5%), che contiene le perdite grazie anche al Pmi manifatturiero sui massimi da sei anni.

Nel dettaglio, l’indicatore tedesco ha toccato a marzo quota 58,3 punti, quello italiano si è attestato a 55,7 punti (picco dal marzo 2011) mentre il Pmi manifatturiero dell’Eurozona è salito a 56,2 punti. Sostanzialmente stabile il dato francese a 53,3 punti, mentre nel Regno Unito è sceso a 54,2 punti. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione di febbraio, invece, in Italia è calato all’11,5% dall’11,8% di gennaio e nell’Eurozona si attesta al 9,5%, minimo da quasi 8 anni. Nel pomeriggio sono stati diffusi anche il Pmi manifatturiero degli Stati Uniti, poco variato a 53,3 punti, e l’indice Ism manifatturiero, sceso meno del previsto a 57,2 punti.

Nel frattempo, sul Forex, l’EUR/USD si assesta in area 1,0655, mentre recupera terreno lo yen, riportando il cambio USD/JPY sotto la soglia dei 111 yen per dollaro. Il tutto in attesa anche dei report sul mercato del lavoro statunitense, in calendario questa settimana. In ribasso la sterlina con il GBP/USD a 1,248, dopo i dati deludenti relativi al settore manifatturiero in Gran Bretagna.

Tra le materie prime scivolano le quotazioni del petrolio, con Brent e Wti in calo dello 0,6% rispettivamente a 53,2 dollari e 50,3 dollari, mentre l’oro ritorna in area 1.255 dollari l’oncia.

A Piazza Affari spicca la performance negativa di FCA (-5%), dopo i dati sulle immatricolazioni negli Stati Uniti, calate inaspettatamente a marzo del 5 per cento. Sottotono anche i bancari, con INTESA a -1,6%, MEDIOBANCA a -2,4%, UBI a -2,5%, BANCO BPM a -2,7%, UNICREDIT a -2,7% e  BPER in discesa del 3,5 per cento. Fra le utilities le vendite investono A2A (-2%), che ha approvato i risultati 2016 e il piano strategico 2017-2021.

Quest’ultimo prevede un Ebitda consolidato in crescita fino a 1,38 miliardi e un utile netto ordinario di Gruppo in aumento a circa 470 milioni nel 2021. Confermata la politica dei dividendi, con un obiettivo al 2019 di 7,5 centesimi di euro per azione contro i 4,1 centesimi del 2015 e i 4,92 centesimi appena proposti per il 2016.

In cima al listino balza SAIPEM (+3%), dopo le dichiarazioni di Claudio Costamagna, presidente di Cassa spa, che detiene il 12,5% di Saipem attraverso Cdp Equity. Secondo Costamagna la quota sarà “sottoposta ad impairment” ma “la partecipazione è destinata a essere mantenuta a lungo termine come tutte quelle tenute in Cdp Equity”.

Sottotono gli altri petroliferi, penalizzati anche dal cambio di rotta delle quotazioni del greggio, con ENI a -1,5% e TENARIS a -0,75 per cento. Denaro su BREMBO (+1,95%) e sui titoli della moda con FERRAGAMO a +1,2% e MONCLER a +1%, quest’ultima agevolata anche dal miglioramento del target price da parte di Kepler (da 20,57 a 23 euro), con giudizio ‘buy’ confermato.

Fuori dal paniere principale brilla SAVE (+7,9% a 21,9 euro), dopo il raggiungimento dell’accordo per consentire l’uscita di scena dell’azionista de Vido e l’ingresso dei fondi infrastrutturali francesi e tedeschi, con conseguente lancio di un’Opa a 21 euro per azione.

 

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