Venezuela, polizia reprime proteste anti Maduro dopo il golpe

Gruppi armati di militanti filo-governativi, i cosiddetti “colectivos” hanno aperto il fuoco contro manifestanti oppositori per impedirgli di avanzare sulla autostrada Francisco Fajardo, una delle principali arterie della …

Gruppi armati di militanti filo-governativi, i cosiddetti “colectivos” hanno aperto il fuoco contro manifestanti oppositori per impedirgli di avanzare sulla autostrada Francisco Fajardo, una delle principali arterie della capitale venezuelana.

“Ascoltate gli spari, raccogliete i bossoli, ecco cosa vuol dire vivere in dittatura!”, ha detto Lilian Tintori, moglie del leader oppositore Lepoldo Lopez in diretta tv.

Le forze dell’ordine avevano precedentemente impedito al corteo dell’opposizione, capeggiato dal presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges, di raggiungere la sede parlamentare, reprimendo la manifestazione con cariche, lacrimogeni e idranti.

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“Il governo sta cercando di impedire che i deputati, legittimamente eletti dal popolo, possano raggiungere la sede dell’Assemblea, perché hanno paura di noi”, ha detto Borges alla stampa, a margine della protesta.

Lo stesso Borges, così come l’ex candidato presidenziale oppositore Henrique Capriles e numerosi manifestanti sono stati malmenarti dalla polizia e colpiti con gas irritanti.

I leader dell’opposizione vogliono raggiungere la sede dell’Assemblea per celebrare una sessione nella quale intendono accusare di violazione della Costituzione i sette magistrati del Tribunale Supremo di Giustiza (Tsj), che hanno firmato la sentenza, poi ritirata, nella quale l’alta corta si attribuiva le competenze del Parlamento. (Ansa)

Venezuela: militanti filo-governo sparano su corteo © AP

Unità antisommossa della polizia e della Guardia Nazionale venezuelana stanno bloccando il passo dei cittadini che cercano di raggiungere il punto di partenza del corteo antigovernativo a Caracas, mentre si segnala la prima carica contro i manifestanti.

La sicurezza – con un imponente dispositivo di uomini, camion idranti e blindati – impediscono che i manifestanti raggiungano la sede dell’Assemblea Nazionale.

Deputati dell’opposizione stanno negoziando per cercare di sbloccare il passo.

 

Manifestazioni a Caracas © AP

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha chiesto alla Corte Suprema (Tsj) di rivedere la sua decisione di revocare i poteri del Parlamento, una decisione aspramente criticata dall’opposizione e dai governi stranieri. L’annuncio è arrivato poche ore prima di una serie di grandi manifestazioni convocate dall’opposizione contro il governo.

“Non sapevo nulla di quello che stava per fare la Corte Suprema, non l’ho scritta io la sentenza”, aveva detto in un primo commento Maduro sulle decisioni attraverso le quali l’alta corte si è attribuita i poteri dell’Assemblea nazionale.

© AP

In un discorso trasmesso a reti unificate in occasione della chiusura di una mostra digitale, Maduro ha detto che “si è creato un conflitto fra due poteri dello Stato”, cioè il Tribunale supremo di giustizia (Tsj) e la procuratrice generale Luisa Ortega Diaz, che ha definito incostituzionali le decisioni dell’alta corte.

Il presidente venezuelano ha detto che intende affrontare questa crisi questa notte stessa e ha convocato una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza della nazione, un organismo che riunisce i responsabili di tutti i poteri dello Stato, ossia la Procura generale, il Tsj, l’Assemblea nazionale, il Potere popolare e l’Esecutivo, che conduce Maduro stesso.

 © EPA

In un nuovo e drammatico sviluppo dello scontro politico fra governo ed opposizione in Venezuela, il Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj), fedele al presidente Nicolas Maduro, ha di fatto esautorato il parlamento e si è auto-attribuito le sue funzioni. Una mossa che l’opposizione – maggioranza nell’assemblea nazionale – ha subito definito “un colpo di Stato in piena regola” chiamando i cittadini in piazza a partire da sabato

Il governo venezuelano ha negato oggi che le recenti decisioni del Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) -che ha assunto tra l’altro le funzioni del Parlamento, e abolito l’immunità dei deputati- costituiscano un colpo di Stato, e ha accusato “un gruppo di Paesi congiurati” di aver lanciato una “offensiva contro il Venezuela, la sua rivoluzione e il suo popolo”. In un comunicato diffuso oggi, il ministero degli Esteri del governo di Nicolas Maduro ha indicato che “è falso che si sia consumato un colpo di Stato”, ed è vero “il contrario, cioè che le istituzioni hanno adottato le necessarie correzioni legali per frenare l’azione discorsiva e golpista dei parlamentari oppositori, che si sono dichiarati apertamente contro le decisioni del massimo Tribunale della Repubblica”.

 Il presidente del Parlamento ha anche lanciato un appello alle Forze armate “perché appoggino il parlamento, cioè il popolo”

Il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro, ha denunciato che a Caracas è in atto un “autocolpo di Stato perpetrato dal regime venezuelano contro l’Assemblea Nazionale”. “Ciò che avevamo previsto si è verificato: il Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) ha emesso due decisioni in cui si toglie l’immunità parlamentare ai deputati dell’Assemblea e, in palese contraddizione con le disposizioni della Costituzione, questo organismo si attribuisce le funzioni del Parlamento”, ha detto Almagro, in un comunicato.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Zeid Raad Al Hussein, ha chiesto oggi all’alta corte del Venezuela  di “riconsiderare” le sentenze con le quali ha assunto i poteri  “Esorto con forza la Corte Suprema a riconsiderare le sue decisioni, in quanto la separazione dei poteri è un fattore fondamentale per il funzionamento di una democrazia”, ha detto Zeid in un comunicato ufficiale.

La notte scorsa, l’Alta Corte ha stabilito che, dato che l’Assemblea si trova in uno stato di “ribellione ed oltraggio” rispetto alle sue decisioni, “le competenze parlamentari saranno esercitate direttamente dalla Sala Costituzionale del Tsj per garantire lo Stato di diritto”. Il Tribunale supremo considera ogni azione del Parlamento nulla ed illegale, perché esistono denunce di brogli sull’elezione di tre deputati dell’opposizione dello stato di Amazonas nelle politiche di dicembre del 2015, sulle quali però lo stesso potere giudiziario non è ancora intervenuto.

Questa nuova decisione del Tsj completa il quadro di isolamento istituzionale del Parlamento iniziato dopo le elezioni politiche, stravinte dall’opposizione. Una alla volta il massimo organo giudiziario ha annullato tutte le sue funzioni, ed anche l’immunità dei parlamentari, trasferendo tutto il potere nelle mani del governo di Maduro.

L’Alta corte, ha tuonato oggi il presidente del Parlamento, Julio Borges, ha “sequestrato la Costituzione, i diritti e la libertà dei venezuelani” e ha dichiarato che l’Assemblea è “in ribellione” contro il Tsj, annunciando nuove proteste di piazza, che dovrebbero iniziare a partire da sabato prossimo.

Resta ora da vedere quale sarà la prossima mossa del governo di Maduro, che da una parte dispone ormai di un potere senza controlli, né restrizioni, ma dall’altra si trova sempre con meno appoggi tanto dentro al paese, come nella comunità internazionale, come ha dimostrato la riunione del consiglio dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) svoltasi ieri a Washington.

E’ per questo che Borges, dopo aver lanciato l’ appello alle Forze Armate ha sottolineato che “la comunità internazione deve aiutarci, perché si accendano le luci d’allarme e appoggino il popolo venezuelano contro la dittatura e a favore della libertà, della giustizia e della democrazia”. (Ansa)

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7 commenti

  1.   

    Complimenti Elmoamf, analisi corretta e visione molto ampia e approfondita. La differenza tra liberismo e liberalismo la stiamo constatando quotidianamente e la potremmo riassumere nell’interesse di pochi contro l’interesse di una moltitudine. Il liberismo cancella il concetto di nazione e di popolo per introdurre il concetto di soggetto economico globale prevalente, ovvero un’entità che non è soggetta a nessun vincolo geografico, politico o razziale e il cui fine è accumulare ricchezza senza redistribuirla, sottraendola ad altri operatori non globalizzati e impoverendo determinate aree geografiche per favorirne altre. Sono i nuovi pirati del XXI secolo, razziano intere aree del pianeta, devastano socialmente una miriade di Paesi, corrompono politici, burocrati e “intellettuali”. La cosa strana, è che il liberismo è accettato, quasi promosso e incentivato dalla sinistra, la quale vede nel liberismo una sostanziale caduta dei classici soggetti capitalistici e la nascita di entità economiche impersonali sovranazionali che spostando ricchezza da una parte all’altra del pianeta effettuano una sorta di livellamento e redistribuzione della ricchezza, quasi un socialismo globale. Evidentemente a loro sfugge il particolare che gli utili di tali operazioni economiche restano in pancia alle multinazionali e non vengono redistribuiti, ma forse alla sinistra basta veder scomparire l’imprenditore tradizionale, il nemico di sempre, a costo di lasciare per strada milioni di disoccupati, ma tanto quelli li ritiene voti garantiti, quindi non contano.     

  2.   

    Teoria e Pratica dei modelli economici.
    Dai confronti ideologici ai fallimenti sostanziali nella gestione dei “conflitti” sociali.
    Da sempre l’analisi empirica a portato a conclusioni spesso assai distanti dai concetti dottrinali di partenza.
    L’applicazione concreta di taluni principi di filosofia politico-economica si è rivelata essere, nel corso del processo storico, un rovinoso disastro capace di lasciare cicatrici profonde nei tessuti sociali che ne hanno spesso subito passivamente la sperimentazione… sarà per questo allora che non basta sviluppare un complesso sistema fideistico di idee per far funzionare i rapporti umani.
    All’affermazione ed enunciazione normativa dei diritti fondamentali sanciti nelle carte costituzionali e nei trattati internazionali deve quindi corrispondere un’adeguata interpretazione dei soggetti chiamati ad attuarli.
    E’ l’animo, l’indole, le inclinazioni e “talvolta” il calcolo, l’interesse e/o il vantaggio opportuno di questi ultimi che determina infine le scelte e le conseguenzili ripercussioni di queste sugli equilibri sociali di ogni natura e livello, dal locale al globale.
    Ritengo pertanto che, nell’intervento di Cesare, non sia da mettere in risalto tanto il fallimento del modello marxista in se quanto il possibile fallimento di ogni modello (economi-politico-sociale) che non sia in grado di tener doverosamente in conto l’ineffabile variabile “Umana”.
    L’attuale modello egemone, antagonista secolare del marxismo, sta dimostrando allo stesso modo tutte le sue pecche e le sue falle.
    Il liberismo economico spinto ai suoi eccessi sta indirizzando le strutture sociali globali verso lo stesso rovinoso disastro che vive attualmente il Venezuela.
    Il tanto vituperato sistema del Welfare State emerso nel solco delle Costituzioni Democratiche Europee e che ha tenuto in piedi dignitosamente gli equilibri continentali (e non solo) nell’arco del secondo novecento è oggi demonizzato in nome del sempre più abusato concetto di Libertà.
    Si è detto spesso che il nemico maggiore dell’uomo è se stesso, andando più a fondo nel concetto, ritererrei che l’elemento più pericoloso del carattere umano non è tanto l’avidità o la superbia o l’ingordigia quanto l’ipocrisia.
    In nome di un’ipocrita coerenza dogmatica e acritica singolari figuri e ominidi hanno ridotto in cenere genarazioni di speranze, principi e fiducia nel futuro.
    Vi lascio con il seguente articolo:
    L’economia nella Costituzione della Repubblica italiana
    che ritengo valga la pena di esser letto.
    Saluti.
    Elmoamf
     
     
    L’economia nella Costituzione della Repubblica italiana
    di Livio Ghersi – 23 giugno 2011
    La Costituzione della Repubblica italiana delinea un sistema economico misto, contraddistinto dalla necessaria compresenza di apparati pubblici e di iniziative attivate dai privati. Ciò esprime una concezione in cui l’economia è qualcosa di più del “market system”. Si tratta di una concezione complessa, in cui il Governo non è onnipotente, ma non è nemmeno impotente rispetto alle richieste degli operatori economici e finanziari privati. Nel contempo, la medesima concezione prevede che alcuni pubblici apparati siano in una posizione di neutralità e di terzietà rispetto agli attori politici, proprio per assicurare l’imparziale assolvimento dei compiti di istituto, a garanzia di specifici beni costituzionalmente protetti e dell’interesse generale di tutti i cittadini. Talvolta la Costituzione garantisce una condizione d’indipendenza ad alcuni pubblici funzionari — come espressamente previsto per i magistrati dell’Ordine giudiziario, ma lo stesso dovrebbe valere per altre Istituzioni, come, ad esempio, la Corte dei Conti — nel senso che essi non sono subordinati ai detentori del potere politico, cioè ai titolari delle funzioni di governo, a tutti i livelli, centrale, regionale, locale. Sono subordinati soltanto alla Costituzione ed alle leggi vigenti. Richiamo di seguito alcune disposizioni costituzionali.
     
    “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali” (Art. 41, 3° comma, Cost.). Quindi, si prevede che l’attività economica possa essere sia privata che pubblica. “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati” (Art. 42, 1° comma, Cost.). Nel successivo comma si afferma lo scopo di assicurare la “funzione sociale” della proprietà privata. “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale” (Art. 43 Cost.).
     
    Le modifiche introdotte dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 non interferiscono con le predette disposizioni, inserite nella prima parte della Costituzione. Ma è stato affermato il principio di sussidiarietà (in senso orizzontale): “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (Art. 118, 4° comma, Cost.). Ciò significa che quando privati cittadini, singoli e associati, si propongono per svolgere “attività di interesse generale”, la loro iniziativa deve essere favorita dai pubblici poteri. I quali, contestualmente, rinunciano ad esercitare quelle attività tramite apparati pubblici (pubbliche amministrazioni, enti pubblici, aziende, eccetera). Va da sé che non basta proporsi. La gestione da parte dei privati deve realizzare l’interesse generale e, in particolare: i princìpi di “buon andamento” (ossia economicità, efficienza efficacia) e di “imparzialità” (che l”Art. 97, 1° comma, Cost. afferma per l’organizzazione dei “pubblici uffici”). Deve altresì realizzare il principio di “adeguatezza”, stabilito dall’Art. 118, 1° comma, Cost., unitamente a quelli di sussidiarietà (in senso verticale) e di “differenziazione”, per regolare la distribuzione delle funzioni amministrative tra i diversi livelli territoriali di governo, a partire dal livello più prossimo ai cittadini amministrati.
     
    Si può concludere che la nostra Costituzione, nel modellare il sistema economico, respinge tanto il collettivismo integrale (tutti impiegati pubblici), quanto il liberismo integrale (meno apparati pubblici ci sono, meglio è, perché il supremo regolatore è il mercato). La distinzione tra liberalismo e liberismo economico esce rafforzata dall’impianto costituzionale: si tratta, di volta in volta, di appurare quale soluzione gestionale realizzi meglio l’interesse generale dei cittadini e la tutela del bene comune. Distinguere il liberalismo dal liberismo economico non significa che le due concezioni debbano necessariamente e sempre confliggere tra loro. La distinzione teorica si traduce nella consapevolezza di una non scontata coincidenza: significa che in relazione ad alcune scelte (valutate nel loro contesto temporale e spaziale, e nei prevedibili concreti effetti), i punti di vista possono concordare, mentre rispetto ad altre scelte divergere e magari contrapporsi. E che giudice di ultima istanza resta la coscienza individuale. Per i liberali che colgono questa distinzione teorica, le pubbliche amministrazioni non soltanto non sono un male in sé, ma sono necessarie. Si tratta di organizzarle bene e di farle funzionare. Obiettivo che sembra impossibile soltanto a quanti, per pregiudizio ideologico, pensano che tutto ciò che è pubblico debba essere inefficiente ed antieconomico. Il cattivo funzionamento delle pubbliche amministrazioni è la premessa perché abbiano campo libero faccendieri, intrallazzatori e speculatori di ogni risma. Anche la criminalità organizzata (mafia, camorra, “ndrangheta, eccetera) incontrerebbe molti più ostacoli se ad ogni livello si incontrassero funzionari pubblici che fanno il proprio dovere, assolvendo con coscienza i propri compiti istituzionali.
     
    In altra occasione ho ricordato che il Testo Unico “delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato”, approvato con Decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, stabiliva all’articolo 17, rubricato “Limiti al dovere verso il superiore”, quanto segue: “1. L’impiegato, al quale, dal proprio superiore, venga impartito un ordine che egli ritenga palesemente illegittimo, deve farne rimostranza allo stesso superiore, dichiarandone le ragioni. 2. Se l’ordine è rinnovato per iscritto, l’impiegato ha il dovere di darvi esecuzione. 3. L’impiegato non deve comunque eseguire l’ordine del superiore quando l’atto sia vietato dalla legge penale”. Queste disposizioni, rispondenti ad una saggezza amministrativa molto risalente nel tempo, servivano a puntellare in modo efficace il principio di legalità dell’attività amministrativa. In uno Stato che si ispira ai princìpi del liberalismo (e che, quindi, necessariamente si configura come Stato di diritto), non soltanto i governanti non possono imporre la propria volontà agli apparati burocratici quando questa volontà sia manifestamente contra legem, ma anche la stessa catena di comando gerarchica può spezzarsi. Ogni pubblico impiegato, che ha giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica e che è tenuto ad operare “al servizio esclusivo della Nazione” (come prevede l”Art. 98, 1° comma, Cost.), non è un automa che debba dare esecuzione comunque all’ordine del superiore gerarchico. In altre parole, il principio di legalità dell’attività amministrativa è coerente con una concezione in cui i funzionari pubblici sono chiamati a realizzare ed a custodire l’ordinamento giuridico. Una concezione che chiede conto a ciascun funzionario, singolarmente considerato, ovviamente nei limiti delle sue attribuzioni e competenze.
     
    Possono sembrare idee vecchie, superate. Oggi molti pensano che le ragioni dell’economia debbano prevalere sulle regioni della politica (e dell’ordinamento democratico rappresentativo). Sono convinti che le amministrazioni siano un impaccio, perché in ogni caso ritardano la velocità delle transazioni e degli affari. “La moneta deve girare”, come si dice dalle mie parti. Viceversa, distinguere il liberalismo (e la democrazia) dal liberismo economico significa riproporre il primato della politica sull’economia. Significa puntare sul primato dei valori umani. Ad esempio, esseri umani preoccupati del degrado dell’ambiente naturale e delle sorti del pianeta Terra, potrebbero liberamente e consapevolmente decidere di adattarsi ad un’esistenza più austera. Con meno beni da possedere, meno comodità. Con la prevalenza della ricchezza spirituale su quella materiale, dell’essere sull’avere. Illusioni di “un’opposizione neo-romantica”, come la chiama Luca Ricolfi (nel quotidiano “La Stampa”, edizione del 22 giugno 2011)? Ricolfi è uno dei tanti intellettuali che pur avendo un passato “di sinistra”, e magari pur continuando a definirsi “di sinistra”, hanno subìto la fascinazione del liberismo economico. Il guaio è che pensa che liberismo economico e liberalismo siano coincidenti, per cui ritiene di interpretare pure il punto di vista dei “liberali”.
     
     
    I liberali autentici che fecero parte dell’Assemblea Costituente e che discussero e votarono la nostra Costituzione si richiamavano ad un’altra tradizione, ben presente nella storia d’Italia. Era costume, tra quei liberali, considerare migliori politici quelli che dimostrassero, nei comportamenti, di avere “senso dello Stato”. Gli odierni antistatalisti programmatici, i teorici del “privato è bello”, sono altra cosa. Dal mio punto di vista, sbagliano e ci sono solidissimi argomenti, ben radicati proprio nella cultura politica liberale, per confutarli.
    (Fonte: La Terza Repubblica di Enrico Cisnetto)

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    concordo con cesare.  da sempre dico le stesse cose ma come..fassistone.. ovviamente  non sono credibile…e

    Originariamente inviato da Cesare58: Come sempre la sinistra genera disperazione. Per quale motivo straordinario e ignorato da molti, tutti i Paesi governati dalla sinistra finiscono per gettare il popolo nella disperazione e nella povertà? Sono passati molti anni dalla rivoluzione d’ottobre, il pianeta ha sperimentato in tutti i modi possibili il regime comunista/socialista senza mai riuscire a migliorare le condizioni di vita dei popoli interessati, eppure ci sono ancora individui propensi a seguire il mitico Marx convinti che vi sia una via alternativa. L’uomo che non impara dai propri errori è condannato a generarne in continuazione, incapace di riflettere e di valutare razionalmente la genesi dei problemi, si accanisce su particolari insignificanti ma che ritiene dogmatici. E’ l’esempio del link postato da Elmoamf http://rproject.it/2017/03/sinistra-e-venezuela in cui nell’analisi sul perchè il sistema venezuelano stia implodendo, si analizzano banalità assurde, invece di capire l’ovvio, ovvero che un Paese non può distruggere, in nome della lotta al capitalismo, la sua struttura produttiva ed affidarsi alla rendita generata dalle risorse petrolifere per redistribuire un reddito non guadagnato e limitato al persistere delle risorse naturali e del loro prezzo. Se distruggi per ideologia il tuo sistema produttivo, rinunci alla ricchezza che esso genera e che quindi non può più essere redistribuita, conseguentemente porti il popolo alla povertà, ovvero esattamente da dove cercava di uscire abbracciando il comunismo/socialismo.    

     

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    Come sempre la sinistra genera disperazione. Per quale motivo straordinario e ignorato da molti, tutti i Paesi governati dalla sinistra finiscono per gettare il popolo nella disperazione e nella povertà? Sono passati molti anni dalla rivoluzione d’ottobre, il pianeta ha sperimentato in tutti i modi possibili il regime comunista/socialista senza mai riuscire a migliorare le condizioni di vita dei popoli interessati, eppure ci sono ancora individui propensi a seguire il mitico Marx convinti che vi sia una via alternativa. L’uomo che non impara dai propri errori è condannato a generarne in continuazione, incapace di riflettere e di valutare razionalmente la genesi dei problemi, si accanisce su particolari insignificanti ma che ritiene dogmatici. E’ l’esempio del link postato da Elmoamf http://rproject.it/2017/03/sinistra-e-venezuela in cui
    nell’analisi sul perchè il sistema venezuelano stia implodendo, si analizzano banalità assurde, invece di capire l’ovvio, ovvero che un Paese non può distruggere, in nome della lotta al capitalismo, la sua struttura produttiva ed affidarsi alla rendita generata dalle risorse petrolifere per redistribuire un reddito non guadagnato e limitato al persistere delle risorse naturali e del loro prezzo. Se distruggi per ideologia il tuo sistema produttivo, rinunci alla ricchezza che esso genera e che quindi non può più essere redistribuita, conseguentemente porti il popolo alla povertà, ovvero esattamente da dove cercava di uscire abbracciando il comunismo/socialismo.    

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    Ciao Belfagor,
    Confesso che ci ho messo un po’ per elaborare il concetto ma spero che alla fine ne sia valsa la pena per un utile confronto…
    Quando parliamo di fame e di sete, di gente che muore per strada e per inedia, per scarsità di beni primari. Quando, pertanto, ci si trova a discutere di conseguenti e per molti versi inevitabili violenze, causate dalla inesorabile lotta per la sopravvivenza, ritengo si perda sovente e fatalmente di vista il quadro generale degli eventi e dei loro protagonisti.
    Un quadro che diversamente necessita di un’analisi fredda e distaccata.
    Non ho intenzione di fare filippiche e pur ringraziandoti per la stima, devo confessare di non ritenermi affatto un intellettuale, semmai una persona a cui è sempre piaciuto scrivere e che nel farlo riesce solo a produrre argomentazioni sofisticate che inducono spesso i lettori a non comprenderne il più delle volte ermetico significato.
    E’ un mio limite che ho sempre riconosciuto.
    Certo, pur avendone incontrate di persone provenienti dal Venezuela, non ho avuto modo di affrontare con loro l’argomento in questione ma, come sottolineato più sopra, non è questo per me il punto.
    Rispetto alla tua disamina non posso infatti che concordare. Basta avere un po’ di pazienza e la voglia di approfondire… ed articoli in materia se ne trovano a iosa in rete, per farsi una sostanziale opinione.
    Qui inserisco due link relativi ad commenti assai interessanti che mettono in luce la profonda crisi della società venezuelana, sia dal punto di vista economico che da quello politico ideologico:
    http://rproject.it/2017/03/sinistra-e-venezuela/
    http://www.lejournalinternational.fr/Scarsita-alimentare-in-Venezuela-un-sistema-economico-in-crisi_a3114.html
    Di altre notizie, anche in lingua spagnola e di stampa locale (indubbiamente abbordabili alla lettura per noi italiani), è poi un batter d’occhio il reperirle ed attraverso quelle farsi un idea che non sia da solo copia e incolla.
    La citazione del mio precedente intervento non era quindi frutto di una volontà complottista e cospiratoria semmai una frase (non mia) che mi è rimasta recentemente impressa e che calza a pennello con la lettura della realtà o delle realtà che vengono spesso da tutti noi criticate:
    “Truth is a matter of perspective”!
    Il quadro generale richiede un’analisi circostanziata degli attori in gioco che ne determinano gli attuali sviluppi e ne condizioneranno indiscutibilmente i futuri.
    Il popolo, in tutto questo, come al solito, è sullo sfondo delle scene, anonimo, di contorno indispensabilmente barbaro. Il popolo fa numero e rafforza le tensioni, scardina gli equilibri e agisce quale inconsapevole strumento in mano a chi di volta in volta sia in grado di manovrarlo.
    E’ una mia opinione personale naturalmente ma, guardando alla storia con occhi gelidi, la ritengo inoppugnabile.
    La storia non ci racconta e raramente lo ha fatto, di anonimi individui che dalla folla sono emersi ed hanno determinato e scritto gli eventi in nome della propria comunità.
    La storia quando ci parla, ci racconta di eroi, miti e leggende, statisti e condottieri, martiri e santi e despoti e tiranni al culmine del loro successo narrativo.
    Non c’è posto per i Mario Rossi o per i John Smith se non nelle fiction patinate.
    Quindi chi sono gli attori in gioco in Venezuela e fuori dal Venezuela?
    Quelli in capo al governo (il “Regime”, per stampa e opinion leader antagonisti) sono stati descritti credo lucidamente nel primo link che ho evidenziato.
    Quelli in capo all’opposizione li han descritti, anche se non troppo sobriamente, in questo altro link:
    http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/giu-le-mani-dal-venezuela/
    Quelli fuori dal raggio delle istituzioni del paese rientrano nello scacchiere geopolitico tanto locale (OSA) quanto continentale (Nord America).
    Ciò che tira le fila del tutto è sempre l’ “Interesse” ossia gli interessi individuali (personali) e collettivi (di lobby) che girano intorno al potere.
    La Verità è una questione di Prospettive!
    Ed il popolo affamato crede a quel che ha bisogno di credere e agisce d’istinto primordiale e ferocia quando deve lottare pervicacemente per sopravvivere.
    I contadini russi accolsero i nazisti nel ’41 credendoli dei liberatori dal giogo sovietico stalinista salvo poi ricredersi quando il presunto liberatore si rivelò essere un carnefice assai peggiore. Quelle stesse masse contadine, come il popolo russo tutto, non erano d’altronde nuove alla minaccia d’invasione delle potenze straniere e contro la Grande Armata napoleonica dimostrarono, stavolta sin dal principio, tutta la loro solidarietà con il regime al potere di Alessandro II. Due eventi diversi, due dinamiche complesse stesso scenario sullo sfondo: il popolo affamato!
    Mi torna in mente un aneddoto anche questo a me caro:
    La morale dei tempi nuovi… non tutti quelli che ti buttano la merda addosso lo fanno per farti del male… non tutti quelli che ti tirano fuori dalla merda lo fanno per farti del bene… ma soprattutto… quando sei nella merda fino al collo… sta zitto.
    Quel “sta zitto” finale è l’emblema di quanto indicato all’inizio, ossia la necessaria analisi fredda e distaccata che non spunti di getto o sia esclusivamente legata all’assunzione di un Dogma: La Fame per il popolo, il Potere per le Elite Politiche, la Ricchezza o il potere stesso per le Classi Dirigenti o gli Opportunismi di ogni dove, la Perdita per tutti: dai diritti fondamentali a quelli sociali, dal benessere economico a quello emotivo, dalle libertà individuali a quelle collettive, dal rispetto della dignità e della diversità dell’altro da noi alla salvaguardia della propria identità, personalità e cultura.
    In buona sostanza… in Venezuela si muore di fame, la lotta per la sopravvivenza delle classi subalterne e intermedie è concreta, l’economia affonda così come scarseggiano le risorse. Il governo sì è finora dimostrato non altrettanto concretamente all’altezza di una situazione gravissima. Gli equilibri tra i cinque poteri dello stato sono stati altrettanto gravemente compromessi. L’opposizione fa la voce grossa e si fa forza della fame del popolo… e ognuno racconta la sua storia dal proprio punto di vista ed in funzione di uno scopo ben preciso ma non sempre e non necessariamente calzante con i viscerali proclami di giustizia, equità e rettitudine morale.
    La Verità è una questione di prospettive.
    Saluti.
    Elmoamf
    PS: Potrà apparire un intervento di Sciabola anche il mio rispetto al più fine fioretto ma posso assicurarti che non v’è nessuna vena polemica o prevaricatrice di opinioni altrui da parte mia ma solo la volontà di un aperto, schietto e rispettoso confronto d’idee.
    Sempre con affetto.
     
    Elmoamf

  6.   

    Elmoamf, la verita’ non e’ questione di prospettive, mai, la verita’ scaturisce da alcuni fatti incontrovertibili e validi oggettivamente per tutti, a meno che tu (non mi sembra…) non sia uno dei nuovi fautori delle fake news e dei “fatti alternativi”, in stile Trump. Intervengo qui perche’ – per questioni di parentele e di lavoro – conosco il Venezuela bene (purtroppo) e posso dirti che la situazione oggi e’ drammatica, sul fronte economico e sociale. Fin quando Chavez era al potere e fin quando il petrolio era sopra i 100 dollari, il Venezuela ha retto. Ora che al governo c’e’ un pazzo incompetente (una sorta di Grillo locale ma meno intelligente) massimalista e insicuro, complottista e ignaro dei meccanismi dell’economia internazionale il Venezuela tracolla, accecato dal finto orgoglio nazionale di un regime in putrefazione. Quel che sento, da voci reali (al telefono e su skype e non da articoli copiati e incollati) e’ che la media borghesia venezolana e’ stata distrutta, annientata; non c’e’ lavoro, non ci sono medicine, non c’e’ cibo nei supermercati, la poverta’ avanza ovunque. Parliamo di classe media, non dei grandi ricchi (gia’ fuggiti anni fa). Ovviamente tutta la sinistra terzomondista italiana ed europea ci scassa i marroni con le sue solite solfe (gli americani, la Cia, il golpe fallito Usa di qualche anno fa, etc etc). Ovviamente. Ma il Venezuela e’ fallito per colpe sue, il paese e’ a un passo dal default devastante, ecco perche’ la verita’ non e’ questione di prospettive, Caracas e’ ostaggio di se stessa, la gente protesta in piazza e la polizia di maduro spara, la verita’ e’ oggettivamente misurabile dai dati NUMERICI sul Pil, debito, inflazione (in Venezuela sopra al +400% annuo), disoccupazione, produttivita’ ai minimi livelli. Cosi’ la penso io, scusa l’intevento a gamba tesa di sera tardi (stanco per i lavoro e con gli occhi che mi bruciano) rispetto ai tuoi sofisticati e colti ragionamenti di intellettuale. Ti chiedo, stimandoti in anticipo e rispettando il tuo pensiero: hai mai parlato con una persona del Venezuela, invece che leggere “articoli” di fonti sospette e schierate? Aspetto risposta, ti ringrazio e ti saluto   
    Belfy   

  7.   

    La Verità è sempre una questione di prospettive:
    Ma che Succede Davvero in Venezuela?
    “C’è stato un colpo di stato in Venezuela!  Maduro ha preso tutto il potere!”    Solo pochi giorni prima del 15° anniversario del colpo di stato – di breve durata – contro il presidente democraticamente eletto Chavez (11-13 aprile 2002), quelli  che fecero quel colpo di stato (l’oligarchia venezuelana, i  capi di  Washington, i loro leccapiedi di Buenos Aires, Brasilia, Santiago del Cile e Lima e tutto quel pacco di lupi mediatici plaudenti da Madrid agli USA) hanno cominciato a gridare come iene contro un presunto “auto golpe” fatto dal presidente Maduro.
    Quali sono i fatti?  La causa immediata che ha scatenato questa ipocrita protesta  è la sentenza della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) che il 29 marzo ha detto che constatato il comportamento oltraggioso  dell’Assemblea Nazionale  verso la Corte Suprema di Giustizia , la  TSJ  d’ora in poi, assumerà in proprio i suoi poteri e li eserciterà direttamente o li farà esercitare da un altro potere da determinare . Immediatamente, il presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges, ha definito questa decisione un “colpo di Stato” e il segretario generale  dell’Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro, l’ ha descritta come un “auto-colpo-di-stato” e ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio Permanente dell’OSA per mettere in moto la procedura della Carta democratica contro il Venezuela. Il governo peruviano ha deciso di ritirare il suo ambasciatore dal Venezuela.
    Quali sono le radici di questa sentenza?
    Da quando l’opposizione di destra ha vinto le elezioni dell’Assemblea Nazionale nel mese di dicembre 2015, si è innescato un aspro conflitto tra i diversi poteri dello Stato. Già alla fine di dicembre 2015, la  TSJ  aveva stabilito che c’erano state irregolarità nelle elezioni dei deputati nello stato di Amazonas e aveva dichiarato nulle le elezioni e ordinato di ripeterle. Sono state presentate le prove che politici dell’ opposizione erano stati coinvolti nella compravendita di voti con effetti determinanti per l’elezione di quattro deputati, due dell’opposizione, uno del PSUV e un altro eletto nella lista indigena (anche lui sostenitore dell’opposizione).  Il fatto è che questi tre deputati dell’opposizione sono fondamentali perché con la loro presenza l’opposizione ha una maggioranza dei due terzi e quindi gode di poteri molto ampi. L’Assemblea Nazionale si è rifiutata di obbedire all’ordine della TSJ e, nel mese di gennaio 2016, ha fatto giurare i tre deputati della Amazonas. Anche in questo caso la TSJ ha dichiarato l’atto nullo e in violazione della sua precedente sentenza. L’Assemblea Nazionale è tornata indietro ma poi a luglio, ha fatto giurare di nuovo i tre deputati. Nel mese di agosto 2016, la  TSJ ha dichiarato che la Presidenza del Consiglio dell’Assemblea Nazionale  ed i deputati dell’opposizione erano in oltraggio alla corte per aver violato due delle sue sentenze.
    Continuando nella escalation del conflitto istituzionale, nel mese di ottobre 2016, l’Assemblea Nazionale ha votato una procedura per un aprire un “processo politico” al presidente Maduro ed anche un procedimento per dichiarare che Maduro aveva “abbandonato il suo incarico”. Tra le motivazioni addotte per queste procedure c’era l’affermazione che Maduro non è cittadino venezuelano e quindi non è in condizioni di essere presidente (!!). Infine nel mese di gennaio 2017, l’Assemblea Nazionale ha dichiarato che il presidente Maduro aveva davvero “abbandonato il suo incarico”. Come si può essere accusati di “abbandonare il proprio incarico” e – allo stesso tempo – “avere il potere di mettere in atto un colpo di stato”,  nessuno lo sa. L’Assemblea Nazionale, inoltre, ha invitato l’Organizzazione degli Stati Americani  ad invocare la sua Carta democratica contro il Venezuela, invitando così le potenze straniere a  violare la sovranità venezuelana, cosa questa che rivela chiaramente il carattere dell’oligarchia venezuelana. Ma il tentativo di utilizzare la Carta Democratica è stato bocciato dalla OEA, malgrado le minacce dirette di Washington verso un certo numero di paesi membri.
    Alla fine, il governo ha chiesto alla TSJ se fosse necessario chiedere alla Assemblea Nazionale di ratificare la sua decisione sulla creazione di joint venture nel settore petrolifero e la  TSJ  ha risposto con una sentenza del 29 marzo, in cui afferma che, dal momento che l’Assemblea Nazionale è in stato di oltraggio alla corte e non ha preso alcuna azione per porvi rimedio, il governo non ha il dovere di inviare le proprie decisioni alla Assemblea Nazionale e che la TSJ  ha assunto i poteri decisionali della Assemblea Nazionale e che li eserciterà direttamente o attraverso qualsiasi altro organo di potere che potrà decidere. Questa sentenza era stata preceduta di un giorno da un’altra sentenza in base alla quale  la corte – la TSJ –  aveva stabilito che dal momento che l’Assemblea Nazionale era in oltraggio alla corte, i suoi membri non hanno nessun diritto a godere della immunità parlamentare.
    Se l’opposizione dell’Assemblea Nazionale avesse voluto utilizzare veramente i propri poteri, sarebbe bastato che rispettasse la sentenza della  TSJ sui tre deputati della Amazonas e che cominciasse a  legiferare, ma  l’opposizione non è interessata solo a legiferare, ma piuttosto vuole creare un incidente quanto più grande sia possibile, per giustificare la cacciata di Maduro dalla presidenza…
    ….
    (Fonte: Comedonchisciotte)
     
    Saluti.
    Elmoamf