Si chiama «Liberty Passion» (Passione per la Libertà). È una modernissima, enorme nave statunitense di tipo Ro/Ro (progettata per trasportare veicoli e carichi su ruote): lunga 200 metri, ha 12 ponti con una superficie totale di oltre 50000 m2, sufficienti al trasporto di un carico equivalente a 6500 automobili.
La nave, appartenente alla compagnia statunitense «Liberty Global Logistics», ha fatto il suo primo scalo il 24 marzo nel porto di Livorno. Prende così via ufficialmente un collegamento regolare tra Livorno e i porti di Aqaba in Giordania e Gedda in Arabia Saudita, effettuato mensilmente dalla «Liberty Passion» e dalle sue consorelle «Liberty Pride» (Orgoglio di Libertà) e «Liberty Promise» (Promessa di Libertà). L’apertura di tale servizio è stata celebrata come «una festa per il porto di Livorno».
Nessuno dice, però, perché la compagnia statunitense abbia scelto proprio lo scalo toscano. Lo spiega un comunicato dell’Amministrazione marittima Usa (4 marzo 2017): la «Liberty Passion» e le altre due navi, che effettuano il collegamento Livorno-Aqaba-Gedda, fanno parte del «Programma di sicurezza marittima» che, attraverso una partnership tra pubblico e privato, «fornisce al Dipartimento della difesa una potente, mobile flotta di proprietà privata, con bandiera ed equipaggio statunitensi».
Le tre navi hanno ciascuna «la capacità di trasportare centinaia di veicoli da combattimento e da sppoggio, tra cui carrarmati, veicoli per il trasporto truppe, elicotteri ed equipaggiamenti per le unità militari».
È dunque chiaro perché, per il collegamento con i due porti mediorientali, la compagnia statunitense abbia scelto il porto di Livorno. Esso è collegato a Camp Darby, la limitrofa base logistica dello U.S. Army, che rifornisce le forze terrestri e aeree Usa nell’area mediterranea, mediorientale, africana e oltre. E’ l’unico sito dell’esercito Usa in cui il materiale preposizionato (carrarmati, ecc.) è collocato insieme alle munizioni: nei suoi 125 bunker vi è l’intero equipaggiamento di due battaglioni corazzati e due di fanteria meccanizzata.
Vi sono stoccate anche enormi quantità di bombe e missili per aerei, insieme ai «kit di montaggio» per costruire rapidamente aeroporti in zone di guerra. Questi e altri materiali bellici possono essere rapidamente inviati in zona di operazione attraverso il porto di Livorno, collegato alla base dal Canale dei Navicelli recentemente allargato, e attraverso l’aeroporto militare di Pisa. Da qui sono partite le bombe usate nelle guerre contro l’Iraq, la Jugoslavia e la Libia.
Nel suo viaggio inaugurale – riportano documentate fonti (AsiaNews e altre) – la «Liberty Passion» ha trasportato 250 veicoli militari da Livorno al porto giordano di Aqaba dove, attraversato il Canale di Suez, è arrivata il 7 aprile. Due giorni prima, a Washington, il presidente Trump riceveva re Abdullah, per la seconda volta da febbraio, ribadendo l’appoggio statunitense alla Giordania di fronte alla minaccia terroristica proveniente dalla Siria. Mentre proprio in Giordania sono stati addestrati per anni – da istruttori statunitensi, britannici e francesi – militanti dell’«Esercito libero siriano» per attacchi terroristici in Siria.
Vari rapporti indicano crescenti movimenti di truppe Usa, dotate di carrarmati e veicoli corazzati, al confine giordano-siriano. L’obiettivo sarebbe quello di impadronirsi, usando anche truppe giordane, della fascia meridionale del territorio siriano, dove operano forze speciali statunitensi e britanniche a sostegno dell’«Esercito libero siriano» che si scontra con l’Isis.
Già in febbraio il presidente Trump aveva discusso con re Abdullah «la possibilità di stabilire zone sicure in Siria». In altre parole, la possibilità di balcanizzare la Siria vista l’impossibilità di controllare l’intero suo territorio, in seguito all’intervento russo.
A questa e altre operazioni belliche, tra cui la guerra saudita che fa strage di civili nello Yemen, servono le armi Usa che partono da Livorno. Città dove, su invito del sindaco Nogarin (Movimento 5 Stelle), verrà probabilmente in visita Papa Francesco, che ieri ha di nuovo denunciato «i trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne». Mentre a Livorno si festeggia il fatto che il porto toscano sia stato scelto come scalo della «Liberty Global Logistics», con grandi prospettive di sviluppo. Finché c’è guerra, c’è speranza.
di Manlio Dinucci
Fonte: il manifesto