Apple dovrebbe annunciare che le sue riserve sono arrivate a toccare i 250 miliardi di dollari. Lo riporta il Wall Street Journal, aggiungendo che si tratta di un accumulo “ineguagliabile”, superiore al valore di mercato di Wal-Mart Stores Inc o Procter & Gamble Co. e superiore anche alle riserve valutarie estere detenute da Regno Unito e Canada insieme.
I soldi di Apple, di cui oltre il 90% sono depositati fuori dagli Stati Uniti scrive il Wsj, “hanno attirato nuove attenzioni, perché il presidente Donald Trump ha proposto di ridurre le tasse sulle casse aziendali fatte tornare in patria”. Questo potrebbe indurre l’azienda fondata da Steve Jobs a fare acquisizioni in patria o a distribuire dividendi più corposi agli azionisti.
I risultati trimestrali di Apple mostreranno, secondo il Wsj, che l’azienda ha raddoppiato le proprie riserve in cassa in poco più di 4 anni e mezzo. A dicembre aveva 246 miliardi di dollari in cash. Apple, come molti giganti Usa, ad oggi parcheggia gran parte di quella liquidità offshore. All’inizio di quest’anno l’amministratore delegato di Apple Tim Cook aveva dichiarato di non avere alcun problema a portare in patria i contanti accumulati, se fosse concesso da alcune modifiche fiscali.
Un’idea ricalcata dal direttore finanziario di Apple, l’italiano Luca Maestri. Il rientro di questi capitali potrebbe avvenire in diversi modi. Secondo gli analisti americani, l’ipotesi più gettonata al momento è la distribuzione di un dividendo speciale per gli azionisti. Cook già in passato si è dimostrato più accomodante verso gli azionisti rispetto al suo predecessore Steve Jobs.
Nel 2012 ha dato ai titolari di azioni più di 200 miliardi di dollari. E ha investito di più in alcune aree come ricerca e sviluppo. A far propendere per l’ipotesi dei dividendi speciali c’è anche il fatto che nella storia di Apple, la società ha sempre evitato acquisizioni troppo onerose. Con 250 miliardi in cash, Apple potrebbe comprare giganti come Tesla o Netflix, scrive il Wsj. Ma potrebbe anche investire quei soldi per avviare una produzione negli Stati Uniti, rispondendo alla chiamata di Trump.
“Ad eccezione delle società finanziarie, le scorte di Apple superano quelle di qualsiasi società statunitense della storia recente”, ha detto sempre al Wsj Jennifer Blouin, professore di contabilità presso la Wharton University della Pennsylvania. “Non ho mai visto una compagnia in questo tipo di posizione. Apple in questo momento è una cassa di denaro”. Tanti soldi. Forse troppi per le necessità finanziarie della stessa azienda. (AGI)