“L’inflazione si sta progressivamente riportando in prossimità dell’obiettivo del 2 per cento, mentre negli Stati Uniti è già in corso un inasprimento monetario. L’Italia dovrà preparasi ad affrontare la nuova situazione che si profila, non potendo più contare sul puntello esterno della leva monetaria”. Lo ha detto il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nel discorso annuale al mercato finanziario, il settimo e ultimo della sua presidenza.
Il quantitative easing della Bce “ha ridotto la pressione su quei Paesi, come il nostro, che più di altri avevano bisogno di recuperare terreno sul piano della competitività, della stabilità e della convergenza” ma “questa opportunità non è stata colta” come dimostra il fatto che negli ultimi vent’anni il “sistema produttivo italiano ha subito un’erosione di competitività nell’ordine del 30% rispetto alla Germania”, divario che è all’origine del “differenziale di rendimento” tra i titoli di Stato dell’Eurozona. “La moneta unica – ha aggiunto Vegas – ha creato un ecosistema in cui la competitività può essere difesa e incrementata solo attraverso le leve dell’istruzione, dell’innovazione e delle riforma del quadro macroeconomico”.
Per Vegas, una “Italexit sarebbe uno shock per l’intera eurozona. Ne metterebbe a rischio la sopravvivenza. Lo scenario Italexit metterebbe a repentaglio la stabilità, il buon funzionamento del sistema finanziario e la salvaguardia del mercato”, ha aggiunto Vegas.
“Il primo e provvisorio bilancio di applicazione del bail-in non può dirsi positivo. Le stesse regole che l’Europa si è datata per assicurare stabilità si sono rivelate in questo caso un fattore di instabilità – ha detto Vegas, secondo il quale “la gestione delle crisi può richiedere interventi tempestivi incompatibili con i meccanismi Francoforte-Bruxelles”.
Il presidente di Consob ha quindi evidenziato che “alla prova dei fatti, l’idea di circoscrivere ai soli investitori di una banca i costi del salvataggio si sta mostrando illusoria”. Inoltre il bail-in “in assenza di un’adeguata fase di transizione si è rivelato uno shock normativo che ha contribuito a minare la fiducia nel sistema bancario. Il bail in ha anche ridotto, fin quasi ad azzerarlo, lo spazio di manovra della vigilanza preventiva”. (Ansa)
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