Se Goldman Sachs ha coperto di ridicolo la proposta di bilancio degli Stati Uniti presentata ieri da Trump (ironico come sia stato l’ex Goldman Sachs ministro del Tesoro di Trump, Steven Mnuchin, ad aver concepito il documento) dichiarando che il budget ha zero possibilità di essere attuato, oggi è stato il turno di JP Morgan a far capire che l’America trumpiana, invece di andare per il giusto verso, sembra destinata ad accelerare il suo declino generale e finanziario.
Il budget, oggi fuori controllo, potrebbe trovare un equilibrio solo se gli Stati Uniti crescessero per 10 anni di seguito ad un tasso di sviluppo del 3% annuo, qualcosa che non ha mai fatto, riducendo al contempo di quasi 4 trilioni di dollari la spesa pubblica, altro evento mai capitato prima e altamente improbabile.
Ciò che attira l’attenzione nella nota inviata ai clienti di JP Morgan curata dall’economista Jesse Edgerton, è la sua trattazione del tema più cruciale che tocca il presente e soprattutto il futuro degli Stati Uniti: la crescita senza precedenti del debito.
Il rapporto tra debito e PIL sarà molto simile nei prossimi 30 anni a quello attuale italiano (oggi Roma supera il 136%, con un debito di 2,3 trilioni di euro) e non esiste alcuna possibilità che possa diminuire, nemmeno con i conservatori al governo (l’amorale a pro-business Trump ha ben altro a cui pensare, altro che il debito).
La risposta secondo JP Morgan ha una certa rilevanza, anche se la banca diplomaticamente cela il crudo scenario scrivendo: “Nonostante la proposta di bilancio presentata questa settimana, i cambiamenti legislativi per invertire la crescita del debito sembrano improbabili”.
Tradotto: il debito degli Stati Uniti non scenderà mai più.
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Mentre la popolazione statunitense si avvia verso un sicuro trend di invecchiamento nei prossimi decenni, la spesa del governo federale per la sicurezza sociale e le pensioni (Social Security) e per il Medicare (Assistenza sanitaria) è destinata a crescere senza sosta come frazione del PIL. Nel frattempo, l’attuale sistema fiscale americano dovrebbe continuare a raccogliere una frazione abbastanza costante del PIL in termini di entrate. Così, i deficit e il debito – in termini assoluti – sono destinati a crescere nel tempo.
Come si vede dal grafico, l’ufficio di bilancio del Congresso (CBO) attualmente progetta che il rapporto debito/PIL raggiungerà il livello del 150% (senza precedenti) entro 30 anni, stante le leggi vigenti.
Il rapporto debito/PIL ha toccato il massimo storico nel 2016 (eccettuato il periodo della Seconda Guerra Mondiale). Le proiezioni del CBO (Congressional Budget Office, bipartisan) indicano che il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti dovrebbe raggiungere un picco del 107% nel 2035 e del 150% in un orizzonte temporale che si spinge oltre i 30 anni di stima, al 2047. Ripetiamo: l’Italia ha già oggi toccato un livello del 136%.
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Il debito – scrive JP Morgan – molto probabilmente riduce il risparmio nazionale, grava sulle generazioni future con debiti esterni via via maggiori e compete con il settore privato per i fondi, riducendo la formazione del capitale. Inoltre, un rapporto debito/PIL sempre crescente porta ad almeno un piccolo rischio che gli investitori alla fine vedranno crescere i loro timori per la sicurezza e la solidità del debito statunitense, il che potrebbe provocare un rapido e destabilizzante repricing. Ovvero crollo dei prezzi dei bond e crescita dei tassi d’interesse.
robyuankenobi
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