Mercato del turismo destinato ad essere scombussolato dall’aggressiva politica di prezzi del vettore norvegese, terza compagnia d’Europa in termini di ‘prezzi stracciati’.
A parte il volo, tutto il resto si paga extra. La scelta del posto. Il pasto a bordo. Il bagaglio in stiva. Le bibite. Ma è, del resto, la filosofia del viaggio low cost. Pochi servizi, prezzi ridotti. Soltanto che in questo caso la destinazione non è dietro l’angolo. Si atterra lungo la costa orientale americana. O ci si affaccia sul Pacifico. A cifre più basse anche del 20-30% rispetto alla media. Tra cinque mesi decollano da Roma i collegamenti a basso costo di lungo raggio di Norwegian, la terza low cost europea per numero di passeggeri (circa trenta milioni nel 2016 di cui un milione nostri connazionali).
Dal 9 novembre si parte verso New York-Newark (da 179 euro a tratta) e Los Angeles (da 199 euro). Poi verso San Francisco dal 6 febbraio 2018 (sempre da 199 euro): 115 mila biglietti sono già in vendita da ieri. Con la prospettiva, «magari tra un annetto», di ripetere l’operazione a Milano. Perché Bjørn Kjos, amministratore delegato di Norwegian, non nasconde i suoi piani.
Il calendario prevede quattro collegamenti alla settimana verso New York (dove volano American Airlines, United, Delta Air Lines e Alitalia) e altri due verso Los Angeles (dove opera l’ex compagnia di bandiera) da novembre a febbraio. Quando a Fiumicino arriverà il secondo Boeing 787 (con 291 posti di cui trentadue in classe Premium e 259 in Economy) i viaggi per la «Grande mela» diventeranno sei alla settimana e quelli per Los Angeles tre. Su San Francisco la frequenza sarà, all’inizio, di un paio ogni sette giorni.
«Non ci fermiamo qui», dice Kjos al Corriere . «L’Italia e il Sudamerica hanno forti legami e stiamo pensando di collegarle con voli diretti, possiamo farlo perché abbiamo aerei in grado di arrivare lontano». Quanto lontano, l’amministratore delegato della compagnia che entro il 2020 avrà 42 jet per il lungo raggio, lo dice da sempre. Da mesi, per esempio, vorrebbe atterrare in Asia: «Ma soltanto se i russi ci autorizzano a sorvolare il corridoio siberiano». E da un po’ vorrebbe usare l’Italia come hub verso l’Africa: «Perché per andare laggiù devo fermarmi a Istanbul o a Dubai, quando posso far sostare i passeggeri a Roma?».
Sempre più passeggeri non escludono di volare low cost per raggiungere l’America. E non è un caso se oggi da Barcellona — dove Norwegian inizierà il 5 giugno — decolla la low cost intercontinentale Level, del gruppo Iag (holding di British Airways, Aer Lingus, Iberia, Vueling).
Così come non è un caso se altri vettori tradizionali — come Lufthansa con Eurowings e Air France-Klm con Boost — hanno deciso di offrire alternative a poco prezzo per attirare ancora più passeggeri. In attesa che Norwegian concluda gli accordi con i colossi Ryanair (117 milioni di passeggeri nel 2016) ed easyJet (74,5 milioni) che — secondo Kjos — «alimenteranno» i suoi aerei portando i viaggiatori europei verso i grandi hub di Norwegian e poi verso Est o Ovest, e gli americani (e gli asiatici) in ogni angolo del Vecchio Continente.
Fonte: Corriere della Sera
peter pan
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