Sei mesi fa, Breitbart cavalcava l’onda delle elezioni presidenziali Usa, al punto che stava pianificando un’espansione internazionale allo scopo di fornire una piattaforma per diffondere le opinioni populiste e di destra anche in Europa.
Ma oggi, Breitbart – il sito che ha dato rilevanza al suprematista bianco Steve Bannon, al punto da farlo diventare consulente strategico n.1 di Donald Trump alla Casa Bianca – sta affrontando una fase molto negativa, con declino a candela del traffico, liste nere e boicottaggi da parte degli inserzionisti e persino una petizione all’interno di Amazon per impedire la fornitura di servizi pubblicitari.
Le dure replica della storia: Trump presidente ha molto meno appeal rispetto al Trump candidato populista vittorioso alle elezioni.
Trump licenzia dal NSC il n.2 della Casa Bianca, l’estremista Steve Bannon
Nel mese di maggio sono comparsi solo 26 annunci pubblicitari riferiti a marche diverse su Breitbart, in calo da un massimo di 242 lo scorso marzo, secondo MediaRadar, che monitora gli annunci sui siti web americani.
Molti altri siti conservatori, tra cui Townhall, The Blaze e National Review, hanno registrato forti cali, anche se sono molto meno pronunciati di Breitbart, secondo MediaRadar.
I numeri del traffico indicano in parte un’altra storia.
Breitbart aveva 10,8 milioni di unique visitors in aprile, in calo -13% rispetto a un anno fa, secondo ComScore. Tuttavia, la maggior parte dei siti di news ha toccato il picco dopo l’inaugurazione di Donald Trump (il 20 gennaio) e da allora tutti hanno visto un netto calo di traffico da parte del pubblico: Breitbart era al 67° posto tra i siti di notizie/informazioni in aprile, una piccola variazione rispetto a un anno fa, quando era al 62esimo posto.