La dritta di Pisapia rilanciata ieri a Di Martedì si è scontrata con l’immediata reazione negativa dell’ex premier: due idee diverse di coalizione per il centrosinistra.
Il primo luglio a Roma Giuliano Pisapia chiamerà a raccolta i suoi in Piazza Santi Apostoli e vuole come ospite speciale l’uomo che vede come ‘arbitro terzo’ per rimettere in piedi il centrosinistra: Romano Prodi. “Se fosse disponibile a candidarsi a Palazzo Chigi ci metterei la firma” ha detto ieri Pisapia. L’incontro romano avviene in un luogo simbolo di un pezzo di politica anni 2000. Lì aveva sede l’Unione, la coalizione che portò il professore bolognese (e la sinistra) al governo del Paese. Nata nel 2005, si presentò alle regionali vincendo in 12 delle 14 regioni chiamate alle urne. E nel 2006 vinse anche le politiche, per poi sciogliersi l’8 febbraio 2008 dopo la caduta del governo. Esattamente dopo due anni.
Perché Pisapia vuole Prodi? “Ci vorrebbe qualcuno che ha vinto contro il centrodestra unendo la sinistra, ci vuole una personalità sopra le parti” (Di Martedì, 13 giugno 2017). E su Facebook rincara la dose scrivendo che quello di Roma “sarà un grande incontro nazionale aperto a tutte le forze politiche e sociali che vogliono costruire la casa di un nuovo centrosinistra che si candidi a governare il Paese”. Perché si torna a parlare di coalizioni? Effetto diretto delle elezioni amministrative dello scorso 11 giugno e del crollo del patto sulla legge elettorale.
“Lasciamo stare in pace Romano Prodi, per favore” avrebbe detto Renzi rispondendo a Pisapia (Il Corriere della Sera, 14 giugno) Il segretario del Pd avrebbe parlato ai suoi dicendo: “Siamo disposti a ragionare seriamente sui programmi e sulle alleanze con coloro che ci stanno, ma resta il Pd il soggetto che aggrega. Si potrà anche aggiungere un sigla plurale, li faremo sentire a casa loro, ma nessuno si dimentichi che si tratta pur sempre di lista e non di coalizione”.
E qui si marcano le differenze. Perché se Pisapia ritiene che ci voglia un soggetto terzo per realizzare un’alleanza (Prodi appunto), Renzi la pensa al contrario: “La lista avrà un capo e quello non è in discussione”. E dunque Matteo Renzi, stando al retroscena del Corriere, non avrebbe alcuna intenzione di fare passi indietro sulla possibilità di essere ancora leader del centrosinistra, che immagina come Pd più eventuali liste che si vogliono aggregare. Qualcosa di diametralmente opposto allo spirito, e alla filosofia, dell’Unione di Prodi. Che potrebbe piacere come ipotesi a tutti i partiti che navigano nell’area di centrosinistra, meno al partito principale: il Pd. (AGI)
robyuankenobi
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