Il gruppo torinese, secondo in Italia, si pone adesso in diretta concorrenza con l’istituto di Milano, primo per asset e raccolta. Intesa Sanpaolo prevede la chiusura di 600 filiali, 3.900 persone da mandar via.
L’operazione di acquisizione di alcuni asset di Pop Vicenza e Veneto Banca da parte di Intesa Sanpaolo prevede la chiusura di circa 600 filiali e l’uscita su base volontaria di 3.900 persone dal gruppo nato dall’operazione.
Banche venete, un crack ultra-annunciato e salvataggio da 17 miliardi. Guadagna Intesa
E’ quanto si legge nel comunicato di Intesa Sanpaolo diffuso stamani prima dell’apertura dei mercati relativo all’acquisto degli asset sani delle due banche venete al prezzo simbolico di un euro dopo l’approvazione del decreto che ha avviato la liquidazione ordinate dei due istituti e la creazione di una bad bank bank per gli asset deteriorati.
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Il governo spenderà subito oltre 5 miliardi di euro per dare al gruppo guidato da Carlo Messina i mezzi per sostenere il patrimonio e comprare alcune attività e passività delle due banche venete senza effetti sui suoi ratio patrimoniali e la politica di dividendi per una operazione che potrà costare allo Stato fino a 17 miliardi.
Nel comunicato Intesa specifica il perimetro ‘segregato’ di acquisto che riguarda crediti in bonis non ad alto rischio per 26,1 miliardi, attività finanziarie per 8,9 miliardi, e attività fiscali per 1,9 miliardi.
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Intesa rileverà inoltre crediti in bonis ad alto rischio per 4 miliardi ma si riserva il diritto di retrocedere alla bad bank questi asset se, in un orizzonte temporale al 2020, verranno riclassificati come sofferenze o inadempienze probabili.
Sul fronte delle passività vengono rilevati debiti verso clientela per 25,8 miliardi, bond senior per 11,8 miliardi (esclusi dal burden sharing) e raccolta indiretta per 23 miliardi, di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito.
Intesa acquisirà in tutto 900 sportelli in Italia e 60 all’estero, inclusa la rete di filiali in Romania, con circa 9.960 persone in Italia e 880 all’estero.
Nel decreto il governo coprirà, con un contributo di 3,5 miliardi, l’impatto sui coefficienti patrimonali derivanti dall’acquisizione delle attività in modo tale il Cet 1 phased-in resterà invariato al 12,5% rispetto agli Rwa.
A copertura dei costi di ristrutturazione e gestione degli esuberi, attraverso il Fondo di Solidarietà, l’esborso cash a carico dello Stato è pari a circa 1,285 miliardi.
Nell’ambito del decreto sono previste anche garanzie pubbliche per 1,5 miliardi per la copertura di rischi, obblighi e impegni per fatti antecedenti la cessione o che rigaurdano attvità e passività non trasferite.
“Resta fermo che le banche in liquidazione coatta amministrativa risponderanno dei danni derivanti dal contenzioso pregresso nonché da quello relativo alla disciplina sull’acquisto di azioni proprie e/o sui servizi di investimento”, ricorda Intesa che cita le cosiddette ‘Offerte Transattive’ e ‘Incentivi Welfare’.
Il contratto siglato da Intesa con i commissari liquidatori delle due banche include una clausola risolutoria che prevede la sua inefficacia nel caso di mancata conversione o modifica del decreto legge.
L’operazione di acquisizione delle good bank viene apprezzata dal mercato che premia il titolo Intesa con un rialzo di oltre il 3% che sostiene tutto il settore bancario italiano. (Reuters)
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Sono cinque le Banche italiane che hanno superato i requisiti BCE patrimoniali e di gestione dei rischi delle banche e che possono pertanto essere considerate “sicure”. Gli Srep annuali della BCE, indagini sullo stato di salute degli istituti, hanno promosso in particolare, in ordine di classifica: Intesa Sanpaolo, Unicredit, UBI Banca, Credem, Bper. Alcuni di questi istituti figurano anche nella classifica dell’Università Bocconi di Milano, che però ha utilizzato, in parte, indici differenti e vede in cima alla lista ancora una volta Intesa Sanpaolo, seguita da Ubi Banca e Banco Popolare.
Classifica BCE
Promozione della BCE a pieni voti per i cinque istituti italiani. Gli elementi analizzati dagli Supervisory Review and Evaluation Process (Srep) sono stati il Cet1 – acronimo di Common Equity Tier 1 e parametro volto a misurare la solidità di una banca o istituto di credito – e la soglia di capital guidance di Cet1 ratio.
Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo a partire da gennaio 2017 dovrà rispettare un Cet1 del 7,25% per poi arrivare al 9,25% a pieno regime. A settembre il Cet1 era del 12,8% e il Total Capital Ratio del 17,2%, al netto di 2,25 miliardi di dividendi maturati nei primi nove mesi del 2016. Unicredit da gennaio Unicredit dovrà soddisfare un Cet1 dell’8,75% – contro il 9,75% del 2016 e l’11% di settembre 2016 – un Tier1 del 10,25% (11,81% a settembre) e un Total Capital Ratio del 12,25% (14,5% a settembre). UBI Banca da gennaio dovrà soddisfare un Cet1 del 7,5% (11,68% a settembre), un Total Capital Ratio del’11% (14,55% a settembre). Credem da gennaio 2017 dovrà soddisfare un Cet1 del 6,75% contro il 13,51% di settembre 2016, un Tier1 Ratio dell’8,25% e un Total Capital Ratio del 10,25% (a settembre rispettivamente del 13,51% e del 14,69%). Bper da gennao dovrà soddisfare un Cet1 del 7,25% contro il 14,47% di settembre, un Total Capital Ratio del 10,75% (15,98% a settembre).
Classifica Bocconi
L’Università Bocconi di Milano ha analizzato i primi 20 gruppi bancari italiani utilizzando i seguenti indici:
- patrimonializzazione: Cet1, Tier 1, Total capital ratio;
- redditività sul totale attivo: margine d’interesse più saldo da commissioni e altri ricavi e andamento in Borsa nel 2015;
- due ISC.
Precisando che i dati utilizzati nella classifica si riferiscono al terzo trimestre 2015, il risultato è il seguente:
- Intesa Sanpaolo, con un punteggio complessivo di 114 punti risulta la più solida;
- Ubi Banca è seconda con 111 punti;
- Banco Popolare è terza con 101 punti;
- terza a parimerito Credem con 101 punti;
- quarta Bpm con 95 punti;
- quinta Mps con 85 punti;
- sesta Bper con 85 punti;
- settima Credito Valtellinese con 80 punti;
- ottava Banca Carige con 71 punti;
- nona Unicredit con 81 punti.
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