Tubature “colabrodo”: sprecati 300 miliardi di metri cubi d’acqua

Rete idrica usurata e nessuna manutenzione: ogni anno va disperso il 40% di liquidi, ecco perché è emergenza siccità in Italia.

Quando manca l’acqua nei nostri rubinetti, o le istituzioni minacciano di razionalizzarla, la prima domanda da farsi è sempre “perché”. Molto spesso, anzi troppo spesso, non ci vengono spiegati i motivi reali di tutto questo.

Poi capita che il ministro competente sia obbligato a rispondere, convocato da una commissione parlamentare, e di colpo arrivano informazioni a raffica su uno delle più grandi falle che un sistema nazionale occidentale abbia mai visto. In Italia, infatti, il 40% dell’acqua finisce disperso a causa dell’usura delle tubature. Stiamo parlando di 300 miliardi di metri cubi che finiscono nel nulla e non nelle nostre case, negli uffici, per la strada.

Uno dei più importanti beni pubblici di un popolo, di uno Stato, sprecati per incuria, assenza di manutenzione, mancanza totale di visione della classe dirigente.

I numeri li ha forniti il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, in commissione al Senato. Il tema della convocazione era l’emergenza idrica, collegata alla siccità che sta colpendo l’Italia, e l’escalation di incendi che stanno distruggendo ettari di polmoni verdi tra nord, centro e sud del nostro Paese.

“In tempi di siccità come questi, è davvero impensabile perdere il 40% dell’acqua per tubazioni colabrodo”, ha detto Galletti, con un piglio anche indignato, quasi come se fosse un osservatore esterno e non l’unico titolato a intervenire per risolvere il problema. Il ministro ha spiegato che è “inaccettabile che dei 300 miliardi di metri cubi d’acqua che in Italia piovono ogni anno, riusciamo a captarne solo l’11%. Uno spreco che un Paese come il nostro, che deve e dovrà fare ancor di più i conti in futuro con problemi di siccità, non si può permettere”.

La soluzione individuata per far fronte a questo futuro di incertezze? Per ora nessuno. Perché “la situazione meteoclimatica nazionale degli ultimi mesi è stata caratterizzata da anomalie idrologiche e termiche”, dice Galletti, che per tutta risposta dice candidamente di aver “avviato un metodo di tipo ‘proattivo’, basato sul costante monitoraggio delle variabili idrometeorologiche e delle disponibilità idriche, sul continuo aggiornamento degli scenari, sull’individuazione e sulla predisposizione di misure ed interventi di prevenzione”.

Insomma, come spesso accade in Italia, se c’è un problema si istituisce una commissione, un osservatorio o un tavolo tecnico che lo osservi e lo studi. Ma niente di più. L’unica riforma messa in campo riguarda le governance, non le strutture operative. Perché ce lo chiede l’Europa, of course. “L’Italia, con quanto richiesto dall’Europa, ha previsto la riduzione del numero degli Enti: da 7 Autorità di bacino nazionali e 30 Autorità di bacino interregionali e regionali siamo passati a 7 Autorità distrettuali, di cui 2 insulari”.

Ovviamente in questa emergenza i casi peggiori sono nel Lazio, con il Lago di Bracciano e Roma, che si porta dietro decenni di incuria e malagestione della Cosa pubblica. E chiudere nasoni e rubinetti non risolve di certo il problema.

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4 commenti

  1.   

     

     
    Il fallimento dell’acqua privatizzata: la strana emergenza idrica di Roma
     
    https://scenarieconomici.it/il-fallimento-dellacqua-privatizzata-la-strana-emergenza-idrica-di-roma/
     
    Strane coincidenze in questi giorni. Il governatore PD del Lazio Zingaretti parla di crisi idrica e a stretto giro di posta da un lato Acea ventila ipotesi di razionamento con sospensione di ben 8 ore della fornitura di acqua potabile a 1,5 milioni di romani, dall’altro qualche giornalistucolo prezzolato e blog dipendente (dipendente da chi li finanzia) lancia l’attacco alla “fallimentare” gestione pubblica dell’acqua. Si invoca il privato puntando il dito sulle “dispersioni idriche” responsabili della penuria. Non riportiamo le citazioni dei giornalistucoli solo per non fare pubblicità gratuita a questi squallidi personaggetti del sottobosco dell’informazione italiana al soldo dei potentati.
     
    ecc…

     

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  3.   

  4.   

    Al minuto 14′ circa del video qui proposto (tratto dalla trasmissione Coffee Break di martedì 25 luglio u.s.) il presidente dell’Acea accenna alla questione delle moderne tecnologie di manutenzione delle tubature. Un’intervento che fa indbbiamente il pari con l’articolo proposto quest’oggi da Ronin sul Forum.
    Alla domanda del giornalista sul perché tali tecniche non siano attualmente utilizzate (e probabilmente neanche previste… aggiungerei) la risposta è stata di una vacua speranza di adozione futuro.
    In buona sostanza tutti ci auguriamo che il futuro migliori sperando però nel miracolo e nella manna dal cielo piuttosto che assumersi la responsabilità delle proprie azioni ed affermazioni.
    E come disse Cesare Cesaroni: Che Amarezza !!!
    Elmoamf