L’Italia non premia le startup: solo 1 su 10 riceve i finanziamenti

Il governo vuole Industria 4.0 ma a 5 anni dal varo della legge, solo il 10% del capitale di rischio viene investito in progetti innovativi.

L’Italia non è un Paese per giovani, questo lo si sapeva già tempo. Ora ci sono le prove che non è un Paese “accogliente” nemmeno per le nuove idee, quelle che guardano al futuro, che si aprono all’innovazione e che svecchiano e rinfrescano sia il mercato che il mondo del lavoro. Un pessimo biglietto da visita per uno Stato che studia addirittura il modello di Industria 4.0.

Secondo quanto riporta l’inserto economico settimanale del Corriere della Sera, infatti, “c’è un numero che fotografa meglio di tutti il ritardo italiano. Nove. Come le operazioni di finanziamento nel 2016 di progetti innovativi provenienti da spin off universitari e centri di ricerca”. Perché “soltanto il 10%, rileva l’ultimo rapporto dell’Aifi sul venture capital, degli investimenti in capitale di rischio. A quasi 5 anni dall’entrata in vigore del decreto startup il nostro Paese è ancora marginale. La cinghia di trasmissione tra le idee di successo di capitali che permettono di renderle concrete apri parentesi remunerative chiudi parentesi è poco efficiente”.

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Infatti la raccolta di private equity e venture capital, nel 2016, è pari a 1,313 milioni di euro, ossia il 47% in meno rispetto ai 2,487 milioni del 2015. Mentre la raccolta dei private debt è stata di 632 milioni (+65%), contro i 383 milioni del 2015. Piange anche il numero di operazioni effettuate nel private equity e venture capital: 322 (-6%) rispetto alle 342 dell’anno precedente, mentre crescono quelle nel private debt: 65 (+51%) contro le 43 del 2015.

“La domanda è l’offerta si incontrano raramente”, scrive ancora il Corsera. “Restano appese alla vitalità di alcuni, pochi per la verità, fondi di settore. Eppure qualcosa si muove. Almeno da 3 anni, per la volontà del Fondo italiano d’investimento partecipato, ora come primo socio, da Cassa depositi e prestiti e, tra gli altri, anche da Intesa Sanpaolo, Monte Paschi e Unicredit. Il Fondo italiano ha lanciato due fondi di venture capital che hanno condotto, nel loro complesso, investimenti in 9 fondi” per un “totale di 125 milioni su un obiettivo di raccolta complessivo di circa 960 milioni”.

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Il piatto è ancora magro, nonostante qualche sommovimento di risveglio. Sempre restando al 2016, il buyout è primo per ammontare, il 70% delle risorse è stato infatti investito in questa tipologia di operazione. A seguire ci sono le infrastrutture con il 12%, mentre l’early stage è in testa per il numero di deal realizzati: 128, che rappresentano il 40% del mercato. Il buyout segue con 98 operazioni pari al 30%. Le expansion sono in crescita, ma solo nell’ammontare (+132%), perché risultano comunque in diminuzione per numero di operazioni (-12%).

E anche per quanto i disinvestimenti in private equity e venture capital l’ammontare è in crescita con 3.656 milioni di euro (+26%), mentre cala il numero delle exit a 145, pari a un desolante -19%.

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