L’età pensionabile in Italia, a partire dal 2019, dovrebbe salire a 67 anni: 5 mesi in più rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi. Un automatismo, legare l’età in cui si va pensione alle aspettative di vita, che prevede poi ulteriori ‘scalini’ portando il traguardo nel 2033 a 68 anni e 2 mesi, nel 2045 a 69 anni e 1 mese e nel 2057 addirittura a 70 anni.
Questi ‘scatti automatici’ del momento in cui si potrà andare in pensione sono fortemente contestati dai sindacati, che hanno aperto un confronto col governo. E in campo c’è anche una proposta bipartisan di ‘sterilizzazione’, dal 2019 al 2021, presentata da due ex ministri del Lavoro, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, ora presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato.
Ma, mentre politici e sindacalisti si preparano a riprendere la discussione a settembre, alla vigilia di Ferragosto in due giorni sono arrivati un paio di colpi ben assestati contro l’ipotesi di rivedere il meccanismo. Prima è intervenuta la Ragioneria Generale dello Stato: ha calcolato che l’abolizione dello scatto automatico comporterebbe una maggiore spesa “di dimensioni consistenti, circa 0,8 punti di Pil nel 2033”. Sulla stessa linea, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha dichiarato: “Se uno percepisce la pensione più a lungo perché si vive più a lungo, è giusto anche che contribuisca più a lungo al sistema, altrimenti il sistema non riesce a reggere”.
Ovviamente è giusto cercare di ‘quadrare i conti’, ma quelli della Ragioneria paiono non calcolare il fatto che, per esempio, la proposta Damiano-Sacconi fa riprendere il meccanismo di adeguamento alle aspettative di vita a partire dal 2021. Mentre Boeri, nelle sue esternazioni quotidiane, non ha ancora trovato il modo di far calcolare dai suoi uffici qual è il costo della previdenza scorporato da quello dell’assistenza.
Qualche conto alternativo invece lo ha fatto la Uil: la spesa pensionistica in Italia, pari al 16,5% del Pil secondo i dati Eurostat, scenderebbe all’11% semplicemente togliendo la tassazione (66 miliardi di euro) ed i trattamenti di fine rapporto (22,8 miliardi di euro). E, con questi calcoli, la spesa per pensioni pari in Italia all’11% del Pil sarebbe sotto la media UE, pari al 12,9%.
Insomma, sulle pensioni ognuno fa i suoi conti: anche su Wsi.co da oggi iniziamo a fare qualche conto, fuori dal coro.
di Edmondo Rho
membro del CdA INPGI
Twitter @EdmondoRho
Volete trasferire una pensione da una banca all’altra? Ecco una guida utile.