A Roma si usa l’espressione ‘è come la Sora Camilla, tutti la vogliono, nessuno se la piglia’, per smascherare un falso mito. E in politica, oggi, la ‘Sora Camilla’ è sicuramente il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
Il premier viene lanciato, un giorno sì e un giorno no, come leader di un centrosinistra unito (per l’abbisogna, cioè le urne), ma nei fatti di concreto c’è veramente poco. Ovviamente sono gli oppositori del segretario Pd, Matteo Renzi, ad agitare lo spauracchio della ‘continuità calma’ per indebolire la leadership dell’ex sindaco rottamatore, ma certe sfide si vincono solo se hai un buon candidato. Soprattutto se tra gli avversari hai gente che ha imparato a maneggiare parole chiave e media, come Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che in un confronto con Gentiloni vanterebbero più carisma, più appeal nei loro elettorati e molti, molti anni in meno del competitor. Un mix letale.
Del resto l’attuale premier, non ce ne voglia, l’ultima volta che si è misurato con le urne interne, nel 2013, alle primarie del Pd per scegliere il candidato sindaco a Roma, ha racimolato un misero 16% con un’astensione molto alta tra militanti e simpatizzanti. Non proprio un biglietto da visita eccezionale.
Minniti studia da premier di una maggioranza a trazione destra
Per questo motivo i tentativi di lanciare Gentiloni come nuovo ‘Prodi’ del centrosinistra, portati soprattutto dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e dei vari big dell’area vicina al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, non a caso sfidanti di Renzi al Congresso 2017, sembrano più mirati a indebolire lo stesso segretario che non convinte e sincere proposte per vincere le prossime elezioni.
Al Quirinale, però, non piacciono per nulla queste manovre interne al Pd, perché rischiano di bruciare la ‘risorsa’ numero 1 di Mattarella. Al momento, infatti, non si vedono nemmeno col cannocchiale possibilità concrete di modificare l’attuale legge elettorale, se non quella di armonizzare i sistemi tra Camera e Senato, restituendo al paese un proporzionale puro che quasi certamente impedirà di avere un vincitore, una maggioranza e un governo che duri almeno metà legislatura.
Se il Pd dovesse reggere, e Forza Italia non soccombere nella sfida interna al centrodestra con la Lega, allora Gentiloni sarebbe il ‘candidato naturale’ per Palazzo Chigi, nei pensieri di Mattarella. Sarebbe un segno di ‘continuità’ all’italiana in un momento di ripresa economica europea (che non significa per forza uscita dalla crisi). Perché il tempo passa, ma il concetto chiave della politica nostrana no: finché la barca va, lasciala andare…
robyuan
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