Pier Ferdinando Casini è stato eletto presidente della commissione d’inchiesta sulle banche. Casini ha ricevuto 21 voti a favore, Enrico Zanetti (Sc-Ala) ha ricevuto 9 voti, Carlo Martelli (M5s) 5 e Bruno Tabacci (Des-Cd) 3.
La commissione bicamerale d’inchiesta sulle Banche si è insediata dopo ritardi e polemiche, e come primo atto ha eletto a maggioranza assoluta il presidente Pier Ferdinando Casini. Lo stesso Casini che solo ad aprile scorso diceva che “farla è demagogia, rischiosa propaganda“.
Commissione Banche, lunghi coltelli per guidarla e “pilotarla”
I vice presidenti sonoMauro Maria Marino, senatore del Pd, e Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Il senatore centrista e già presidente della commissione Esteri ha ottenuto 21 preferenze sui 40 votanti. Dietro di lui Enrico Zanetti (9 voti), il grillino Carlo Martelli (5), Bruno Tabacci (3). Le schede nulle sono state 2. “La scelta di Casini mette una pietra tombale sui lavori della commissione”, hanno protestato i 5 stelle. Infatti quando era stato il momento di votare in Aula per il ddl che istituiva la commissione, il senatore non si era espresso perché “dall’inizio della legislatura si sono istituite commissioni d’inchiesta per quasi ogni argomento”: “E’ un cedere continuo alla demagogia e alla propaganda”, aveva detto, che “non mi trova d’accordo”.
Banche: arriva commissione d’inchiesta bilaterale del Parlamento
Casini aveva anche dichiarato che, a suo parere, “il più delle volte” questi organi sono istituiti “solo per interessi dei singoli o per affrontare in modo puramente scenografico quello che il legislatore dovrebbe risolvere con gli strumenti normativi a disposizione”. Per il senatore, quindi, come disse mesi fa: “Le commissioni d’inchiesta vanno maneggiate con cura istituzionale, evitando che siano solo cassa di risonanza di polemiche tra i partiti o all’interno di essi. La Commissione sulle banche sarebbe questo. Strumentalizzare questioni tanto delicate, che riguardano i risparmi degli italiani e che sono già all’attenzione della magistratura, significa prepararsi a una campagna elettorale irresponsabile. Lasciamo le inchieste alla magistratura, senza ingerenze del Parlamento”.
La scelta di Casini era già stata criticata dai 5 stelle nelle scorse ore. “E’ l’ennesimo indizio di un cortocircuito perverso tra politica e interessi delle banche”, avevano scritto i grillini della commissione Finanze in una nota, “dato che Casini dal marzo scorso è socio della Fondazione Carisbo, azionista di Intesa San Paolo, ed è vicino da lungo tempo a Cesare Geronzi e altri noti banchieri. Si evidenzia poi il legame di ferro tra Casini e il suocero Francesco Gaetano Caltagirone che oltre a essere il maggiore finanziatore dell’Udc è stato fino al 26/1/2012 vicepresidente e azionista di MPS. Nel 2009 Mps, attraverso Antonveneta, poi incorporata in Mps Immobiliare, ha venduto immobili proprio alla Immo 2006 srl, società controllata da Caltagirone. Costo dell’operazione: 37,58 milioni di euro. Si profila perciò un evidente conflitto d’ interessi. La presidenza Casini è la pietra tombale sui lavori della commissione”.
Fratelli d’Italia invece ha scelto di astenersi. “Il presidente”, ha spiegato la presidente Giorgia Meloni, “avrebbe dovuto essere espressione dell’opposizione ma non c’è stata disponibilità della maggioranza. E’ un’altro segnale che il Pd con l’istituzione tardiva di questa commissione vuole mettere solo a tacere quello che è successo. Vuol dire che perderanno tempo senza arrivare a nulla, noi avevamo chiesto che i lavori andassero avanti oltre la scadenza della legislatura ma ci hanno votato contro. Noi continueremo a dare battaglia all’interno della commissione per fare in modo che nei pochi mesi a disposizione la commissione arrivi a qualche risultato”.
Della commissione fanno parte i deputati Francesco Bonifazi, Renato Brunetta, Daniele Capezzone, Susanna Cenni, Gian Pietro Dal Moro, Carlo Dell’Aringa, Giorgia Meloni, Matteo Orfini, Giovanni Paglia, Carla Ruocco, Giovanni Sanga, Sandra Savino, Carlo Sibilia, Bruno Tabacci, Paolo Tancredi, Luigi Taranto, Franco Vazio, Alessio Villarosa, Enrico Zanetti e Davide Zoggia, ed i senatori Andrea Augello, Raffaela Bellot, Pier Ferdinando Casini, Remigio Ceroni, Antonio D’Ali’, Mauro Del Barba, Paola De Pin, Camilla Fabbri, Stefania Giannini, Gianni Pietro Girotto, Andrea Marcucci, Mauro Maria Marino, Carlo Martelli, Maurizio Migliavacca, Franco Mirabelli, Francesco Molinari, Lionello Marco Pagnoncelli, Gian Carlo Sangalli, Paolo Tosato e Karl Zeller.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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Commento di Alessandro Barbera “La Stampa”
Nella patria di Machiavelli accade anche questo: l’ istituzione di una delicata Commissione di inchiesta sulle banche a poche settimane dalla fine della legislatura. Non avrebbe dovuto andare così, a conti fatti il ritardo non spiace a nessuno. Per un motivo o per l’ altro, più si avvicinano le urne e più aumentano i timori.
Renzi vorrebbe si facesse luce sui presunti legami inconfessabili di alcuni ex colleghi di partito in antichi scandali (vedi Mps o Banca 121), Mdp e il centrodestra vogliono tornare sul caso Etruria, i grillini discutere di tutto quanto insieme e addossare ogni responsabilità a chi ha governato negli ultimi vent’ anni. Non è un caso se la scelta del presidente sia caduta sul navigato Pierferdinando Casini, nonostante fosse tra coloro i quali votarono no alla legge istitutiva dell’ organismo. Solo questo è costato svariati giorni di trattative fra i partiti e con l’ interessato per convincerlo ad accettare.
La prima grana della Commissione sarà decidere su cosa indagare. L’ articolo 3 della legge che la istituisce è stato scritto apposta per contenere tutto e il contrario di tutto. Riportarlo per intero sarebbe troppo lungo. Basti qui citare alcuni passaggi: la Commissione verificherà «gli effetti sul sistema bancario della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell’ aggravamento del debito sovrano», «la gestione degli istituti bancari rimasti coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto», «l’ efficacia delle attività di vigilanza», «l’ adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea».
Se la Commissione decidesse di affrontare tutti questi temi insieme non basterebbe una legislatura. Ecco perchè il primo atto dell’ ufficio di presidenza (si riunisce oggi, i vice di Casini sono Mauro Marino per il Pd e Renato Brunetta per Forza Italia) sarà quello di scrivere il regolamento che dovrebbe (il condizionale è d’ obbligo) circoscrivere il campo.
Secondo le voci più accreditate l’ unica certezza è che prima dello scioglimento delle Camere (è molto probabile avvenga entro la fine di gennaio) venga chiamato a testimoniare il governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco. Ma ciò avverrebbe solo a valle della sua riconferma alla guida di Palazzo Koch, probabilmente entro la fine di ottobre. A parole tutti (persino Brunetta) promettono di non fare della Commissione una tribuna per la campagna elettorale. Marino è convinto che si procederà «rapidamente» con il regolamento per entrare poi nel vivo della discussione.
C’ è chi vorrebbe ascoltare Mario Draghi, ma le regole che sovrintendono al sistema europeo di banche centrali non permettono di chiamare i vertici dell’ Eurotower di fronte a Commissioni di inchiesta di parlamenti nazionali. Il punto vero però è un altro: fra sessione di bilancio (impegnerà molti fra i quaranta membri della Commissione) e pausa natalizia il tempo a disposizione per lavorare è di un mese o poco più. Abbastanza per dire di averci provato, abbastanza per fare una passerella televisiva e raccontare agli elettori che si sarebbe voluta fare più chiarezza, ma qualcun altro ha remato contro. Se ne riparlerà nella prossima legislatura.
robyuan
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