Gli italiani hanno conoscenze ancora molto limitate in materia di investimenti finanziari. È quanto emerge dal rapporto della Consob “sulle scelte di investimento delle famiglie italiane per il 2017”, secondo cui nozioni di base quali inflazione, tasso di interesse semplice, relazione rischio-rendimento e diversificazione di portafoglio rimangono oscure per la maggior parte degli intervistati la cui percentuale di definizioni corrette che oscilla tra il 33% e il 53%.
Va peggio con concetti più sofisticati, come ad esempio quelli legati al rischio di un prodotto finanziario, compresi solo dal 10-18% degli intervistati. Non sorprende che il 20% dei decisori finanziari affermi di non avere familiarità con alcun prodotto (il dato si attesta al 15% per il sottocampione degli investitori) e che il restante 80% dichiari più frequentemente di conoscere depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni bancarie.
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Le abitudini e le competenze in materia di risparmio e investimenti sono dovute prevalentemente all’interesse personale (circa un terzo degli intervistati), seguito dalla gestione del budget familiare (15%) e dall’esperienza in tema di finanza e investimenti (11%). Quasi la metà dei partecipanti alla rilevazione, però, mostra interesse ad approfondire le conoscenze, con valori più elevati quando si identifica in maniera esplicita l’utilità che una maggiore conoscenza può avere rispetto al perseguimento di uno specifico obiettivo (ad esempio, scegliere un consulente finanziario o gestire le finanze personali).
La metà degli italiani, poi, non è disposta a comprare un prodotto finanziario se non ne comprende i documenti informativi. Tuttavia ‘solo’ il 40% dichiara di leggere l’informazione finanziaria, prevalentemente in autonomia (25%) o con il supporto di familiari e amici (10%) e, solo in via residuale, con l’aiuto del consulente (8%).
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Secondo lo studio della Consob, basato sulle risposte di un campione di intervistati, tra i restanti il 28% non consulta i documenti informativi perché si affida a un professionista ovvero teme di non essere in grado di utilizzarli (information overload). La propensione a consultare l’informativa è meno pronunciata per le donne, i più anziani, i meno literate); anche mancanza di interesse e apprensione nella gestione delle questioni finanziarie mostrano una correlazione negativa.