Il rendimento del Treasury a 10 anni degli Stati Uniti ha toccato quota 2,99% per la prima volta dal 2014. Gli investitori globali stanno continuando a valutare le prospettive negative per il commercio internazionale e il rallentamento della crescita, dovute alle iniziative economiche e di politica internazionale di un presidente Usa incompetente e dalla vista corta. Forte riposizionamento di portafogli degli investitori istituzionali globali.
I future sull’indice S&P 500 sono in forte ribasso, cali anche per l’indice Stoxx Europe 600 e l’indice MSCI Asia Pacific.
La sterlina si è unita alle principali valute mondiali, nel calo nei confronti del dollaro. Anche l’euro si è indebolito, per via di segnali secondo cui l’economia europea rimane in rallentamento.
I rendimenti dei bond avevano per anni seguito un andamento ribassista, in seguito al supporto delle banche centrali seguito alla grande crisi del 2008-2009, supporto che ora e’ venuto o sta per venire meno (la Bce tra pochi mesi terminera’ il suo QE).
Mentre i tassi di interesse cominceranno gradualmente e costantemente a salire, ci sono forti preoccupazioni per l’outlook del mercato azionario, che da positivo si potrebbe trasformare in negativo. Il che potrebbe avere effetti a cascata sulle economie mondiali, aumentando le chance di una recessione globale. Ma Morgan Stanley (vedi grafico) sostiene che il 3% non verra’ sfondato, allora potrebbe essere un segnale contrarian, il che provocherebbe un rialzo dei prezzi dei bond.
In Italia, gli unici movimenti da segnalare sono quelli sul tratto a lungo della curva dei rendimenti dei titoli governativi, col tasso del Btp decennale che scende di un punto base, mentre quello del Bund sale di 2 punti base.
Lo spread decennale Italia-Germania si contrae di un modesto punto percentuale rispetto alla mattinata toccando quota 116 e alla chiusura tocca il minimo dal 2016 a 115.
** Il cross dell’euro/dollaro arretra di circa mezzo punto percentuale, mentre per la valuta unica europea si avvicina l’appuntamento clou di giovedì prossimo con il consiglio di politica monetaria Bce.
** Oltre che della marcata pressione sui rendimenti dei Treasuries, la divisa Usa approfitta delle lievi schiarite sul fronte geopolitico, almeno a giudicare dall’impegno sulla carta da parte della Corea del Nord, che si dice impegnata nel processo di pace.
** “Il rialzo dei tassi Usa non poteva passare del tutto inosservato e si sta finalmente riflettendo anche sul dollaro” commenta Ulrich Leuchtmann, strategist Commerzbank per il mercato di cambi Ulrich Leuchtmann.
** “Se si pensa che Federal Reserve continuerà a pilotare i tassi come ha fatto negli ultimi venti o trent’anni non si può che capire quali saranno gli effetti sul dollaro” continua.
** Secondo dati Reuters, nel frattempo, il premio di rendimento del Treasury decennale sull’equivalente Bund è indicato sui record da ventinove anni a questa parte.
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L’indice del distretto Fed di Chicago sull’attività nazionale (CFNAI) è sceso a +0,10 punti nel mese di marzo dai +0,98 di febbraio (rivisto al rialzo da +0,88). La lettura odierna è inferiore rispetto alle attese degli analisti (+0,27 punti). Il Chicago Fed National Activity Index è un Indice mensile creato per valutare le attività economiche generali e le relative pressioni inflazionistiche.
Il CFNAI è una media ponderata di 85 indicatori che riflettono lo stato di salute dell’attività economica nazionale. Un valore pari a zero per l’Indice indica che l’economia nazionale si sta espandendo a un tasso di velocità di crescita storico, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media.